Spazio alle donne
E’ difficile iniziare un racconto su Amalia Ercoli Finzi. E’ meglio partire dalla sua carriera? O da quello che sta facendo oggi? E’ meglio partire dalla sua storia di prima donna ad essersi laureata
E’ difficile iniziare un racconto su Amalia Ercoli Finzi. E’ meglio partire dalla sua carriera? O da quello che sta facendo oggi? E’ meglio partire dalla sua storia di prima donna ad essersi laureata in ingegneria aerospaziale in Italia o dalla sua forza nel raccontare lo spazio a chi l’ascolta? Difficile sì, perchè Amalia Ercoli Finzi è Professoressa emerita al Politecnico di Milano, è Grande Ufficiale al merito della Repubblica, è stata ed è consulente per la NASA, l’ESA e la nostra Agenzia Spaziale e se la si sente parlare senza vederla direste che è una neo laureata ventenne che si è innamorata della ricerca spaziale. Ma Amalia è nata nel 1937 a Gallarate e ha frequentato il liceo scientifico a Busto Arsizio (a quel tempo su 52 iscritti solo 5 erano ragazze) ed oggi con 5 figli e ben 18 componenti della famiglia “solo considerando i parenti stretti”, dice, tra cui tanti nipoti ai quali non manca mai la sua presenza e il suo fortissimo affetto, è ancora presente ed è un pilastro portante nel mondo della ricerca scientifica e tecnologica che riguarda lo spazio.
Intervista alla scienziata Amalia Ercoli Finzi. Classe 1937, nata a Gallarate, è stata la prima ragazza a laurearsi in Italia in ingegneria aerospaziale. Ed ora è pronta ad una nuova avventura: a lei è stato intitolato il rover di terra della missione dell’Agenzia Spaziale Europea che a settembre andrà a caccia di vita su Marte
Ed è così presente che recentemente le è stato da poco intitolato il rover europeo di terra che nell’ambito della missione ExoMars 2022, vedrà l’Agenzia Spaziale Europea, in collaborazione con l’agenzia russa Roscosmos lanciare, il prossimo 20 settembre, un rover gemello su Marte per cercare la vita. “Il rover chiamato Amalia – spiega Ercoli Amalia Finzi – di cui sono davvero onorata, resterà sulla Terra, ma servirà per provare e sperimentare tutto ciò che il suo gemello, chiamato Rosalind Franklin, (chimica inglese che per prima fotografò la struttura a doppia elica del Dna) eseguirà sulla superficie di Marte. E’ un lavoro che abbiamo già fatto per la sonda Rosetta che atterrò sulla cometa Churyumpov-Gerasimenko. Per quella missione al Politecnico di Milano abbiamo messo a punto il trapano che perforò la cE?ometa. Qui a Terra sperimentavamo quel che il trapano faceva sulla cometa cercando di superare tutte le difficoltà che incontrava lassù. E così faremo con Amalia. Quando Franklin incontrerà difficoltà nel perforare una roccia qui cercheremo di riprodurre la situazione marziana per capire come superare il problema. Sì, di lavoro ne avrò ancora da fare”. Amalia è sposata con il fisico Filiberto Finzi, il quale ha sempre aiutato la professoressa anche nei momenti difficili, come ad esempio, quando c’erano da gestire i 5 figli e contemporaneamente le numerose uscite e gli impegni spaziali. Per Finzi la famiglia è comunque la cosa più importante della vita e suole dire che nei momenti di difficoltà si può superare il tutto con “nervi d’acciaio, salute di ferro e un marito d’oro”.
Come vede il ruolo della donna nella ricerca spaziale?
E’ un ruolo importantissimo. E’ inutile negarlo: noi donne abbiamo delle qualità che è un peccato non utilizzare. Storicamente ci è stato quasi sempre chiesto un ruolo per la cura delle altre persone. Pensiamo al ruolo di mamma all’interno della famiglia, per esempio, e va bene, ma non abbiamo solo quella dote. Ne abbiamo tante e ad esempio, una è davvero importante ed è la capacità di vedere lontano. Abbiamo cioè il senso dell’intuizione che forse è qualcosa di ancestrale, ma che ci permette di capire cosa è meglio per tutti partendo da quel che è la situazione attuale.
Queste doti possono avere un valore quando si compone un equipaggio per un lungo viaggio, magari verso la Luna o Marte?
Certamente sì! Per avere un equipaggio che funzioni bene sono necessarie persone che non solo conoscano al meglio la tecnologia per far funzionare le cose, ma che abbiano la sensibilità di capire cosa serve all’altro per vivere al meglio, per fare squadra. E noi donne siamo davvero speciali in questo campo.
Ora stiamo tornando alla Luna e poi sarà la volta del Pianeta rosso. Ma perchè andare su Marte?
E’ una domanda che molti si pongono e che può valere per tanti altri ambiti della ricerca scientifica. Ebbene questo è ciò che distingue la persona umana da tutti gli altri esseri viventi: la ricerca della conoscenza. Il voler capire che cosa è successo per esempio su Marte – l’unico pianeta dove potremmo andare a vivere in caso di catastrofe sulla Terra – è estremamente importante. Un tempo poteva essere un pianeta splendido, pieno d’acqua. Percheè si è trasformato in un pianeta brullo? Potrebbe finire così anche la nostra Terra se non facciamo qualcosa contro i cambiamenti climatici? Domande a cui possiamo dare una risposta proprio andando su Marte, anche con l’uomo. E poi va detto che se oggi Marte è la nostra frontiera, non dobbiamo dimenticarci che prima o poi andremo oltre. Magari alle lune di Giove dove sotto i ghiacci di alcune di esse ci potrebbe essere vita. E un’ultima cosa: la tecnologia dei voli spaziali ci ha sempre portato dei benefici che altrimenti avremmo avuto dopo molto tempo. E quando si dice che le missioni spaziali costano tanto, rispondo che se da un lato questa affermazione è vera, dall’altro va detto che le missioni spaziali durano anni e anni e dunque la richiesta per ogni singolo cittadino è davvero poca, con ricadute tecnologiche e di conoscenza che invece sono immense.
Il libro “Oltre le stelle più lontane” di Amalia Ercoli Finzi e Elvina Finzi, Mondadori
C’è un dono nella Professoressa Amalia Ercoli Finzi che non tutti gli scienziati possiedono ed è quello di essere in grado di raccontare le grandi scoperte ad ogni tipo di pubblico, dagli adulti ai bambini. E recentemente con sua figlia Elvina Finzi, con una duplice laurea con lode al Politecnico di Milano, ha scritto un libro per ragazzi che è una sorta di invito a “seguire il proprio intuito e brillare come le stelle più luminose del cielo”.
“Da piccola immaginavo di tracciare delle linee tra una stella e l’altra; sognavo di lanciare lo sguardo al di là dei cieli conosciuti, di andare a caccia di comete…”
“Caro diario, da grande voglio essere un ingegnere, come papà, e stare nella stanza dei bottoni, da dove si comanda il mondo”.
A intrecciarsi sono due voci, quelle di madre e figlia, che, alternandosi, raccontano la storia di una famiglia a partire dagli anni del Dopoguerra, in cui erano ancora molte le cose “poco adatte alle ragazze” e tante le donne che stavano ferme, aspettando che qualcuno le salvasse. In quello scenario, una bambina minuta e caparbia, spinta da un’inarrestabile curiosità, decide di dedicare la sua vita allo studio dell’Universo. Il suo esempio diventa un faro da seguire per la figlia Elvina che, in epoca diversa, con metodo e passione, ne percorre le orme nel campo delle scienze. Il libro, testimonianza unica di quel che si può realizzare con costanza e volontà, sarà nelle librerie a partire dall’11 maggio 2022.