Più formazione Stem contro le disuguaglianze
Nel mercato del lavoro italiano, le donne continuano a rappresentare il segmento maggiormente esposto a disparità e a condizioni professionali meno favorevoli. Il tasso di occupazione italiano,
Nel mercato del lavoro italiano, le donne continuano a rappresentare il segmento maggiormente esposto a disparità e a condizioni professionali meno favorevoli. Il tasso di occupazione italiano, rispetto agli altri Paesi europei, è il più basso: la percentuale di donne occupate tra i 20 e i 64 anni, al quarto trimestre 2022, era pari al 55%. In Europa, invece, la media era del 69,3%. Un quadro a tinte fosche quello che emerge dalle stime di Eurostat, l’ufficio statistiche dell’Unione europea. Ma questo non è l’unico aspetto che mette a rischio la competitività professionale delle donne: una su 5, infatti, abbandona il posto di lavoro a seguito della maternità. Per le mamme risulta spesso difficile poter conciliare la vita familiare con quella lavorativa. Questa scelta è determinante per oltre la metà delle donne italiane (52%).
Ci sono, però, anche altri aspetti da considerare: stipendi troppo bassi che non permettono, per esempio, di pagare babysitter e un carico di lavoro, in base all’impiego, a volte eccessivo. A snocciolare questi dati è stata Eliana Minelli, professore associato di organizzazione, delegato del rettore alla new generation dell’Università LIUC di Castellanza nel corso di un evento organizzato dall’ateneo proprio sul tema della parità di genere e di retribuzione.
In Italia, le donne continuano a scontare tassi di occupazione peggiori rispetto alla media europea anche a causa di una più bassa percentuale di laureate in materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche che potrebbero garantire, invece maggiori opportunità e carriere più solide. Eliana Minelli, professore associato di organizzazione, delegato del rettore alla new generation dell’Università LIUC, evidenzia come un’istruzione solida e cultura imprenditoriale possano rappresentare stimoli decisivi per superare il divario di genere nel lavoro
Offrire alcuni strumenti concreti per contrastare il divario tra donne e uomini nel mondo professionale: questo l’obiettivo al centro del convegno. È proprio all’interno di questo quadro complesso che si inserisce l’importanza dell’istruzione. “Una mamma con un’elevata formazione alle spalle ha più opportunità di rimanere competitiva nel mercato del lavoro – informa Minelli –. È un vero e proprio antidoto per il gender pay gap”. Secondo Eurostat, infatti, la differenza occupazionale tra una madre e una lavoratrice senza figli è molto bassa in presenza di un elevato livello di istruzione. “Le lauree Stem, quelle che si basano sulle discipline scientifiche e tecnologiche, sono un buon trampolino di lancio – sottolinea la professoressa della LIUC –. Così come i percorsi in medicina, professioni sanitarie e scienza della vita. Risultano, invece, minori le opportunità di inserimento lavorativo se si opta per una laurea in materie umanistiche”. Nel 2022, infatti, secondo dati Istat, il tasso di occupazione dei laureati in ambito umanistico e dei servizi era pari al 77,7%, dato che saliva all’86% per le lauree Stem e raggiungeva il massimo valore (88%) tra i laureati nell’area medico-sanitaria e farmaceutica. “Ma nonostante questi dati incoraggianti – incalza ancora Eliana Minelli – soprattutto per le donne, in ambito Stem, la percentuale di laureate rispetto ai colleghi maschi è ancora bassa: sono meno della metà (16,6% contro 34,5%)”. Disuguaglianze e stereotipi che devono essere combattuti, non solo con un percorso di studi mirato che offra maggiori opportunità di crescita e carriera. “Quello su cui dobbiamo lavorare ancora molto, come Paese, è l’aspetto della cultura imprenditoriale – precisa Minelli –. Il mondo sta cambiando, così come l’andamento demografico. Non possiamo rimanere al palo oppure scegliere di non affrontare questo complesso problema di gap. Le donne rappresentano il 50% della forza lavoro e proprio per questo è fondamentale che diventino protagoniste nel mercato occupazionale”.
In altre parole, il futuro passa anche e sempre di più per la parità di genere e di retribuzione. Le imprese dovranno essere più attrattive per trattenere le proprie persone, mettendo in campo, ad esempio, benefit aziendali e una solida rete di welfare. “Le donne dovranno essere consapevoli del proprio valore. Non tutte dovranno per forza diventare manager o leader, ma ognuna, secondo le proprie possibilità, capacità e predisposizioni, dovrà costruirsi il proprio posto”.
Sono tematiche che la stessa Università di Castellanza ha a cuore e cala nella propria realtà. Tra gli obiettivi da raggiungere, per il triennio 2025-2028, LIUC sta lavorando all’ottenimento della Certificazione per la Parità di Genere. “È un percorso lungo che ci permetterebbe di arricchire ulteriormente il nostro bagaglio verso la costruzione di un ateneo che sia sempre più inclusivo e internazionale – precisa Minelli –. Già oggi ci impegniamo affinché ci sia equilibrio tra studentesse e studenti. E non solo numericamente parlando. Portiamo avanti diverse iniziative in questo ambito”. Per citare un esempio, da qualche anno, è stata fondata l’associazione Women Empowerment LIUC, una community non solo composta da donne, ma anche da uomini, che gioca un ruolo fondamentale all’interno di questo contesto. “Portiamo avanti un lavoro sinergico, di supporto di diverse iniziative e progettualità – conclude la professoressa Minelli –. Il nostro scopo è quello di diffondere una cultura equilibrata, che miri a valorizzare le qualità e le doti di tutti, studentesse e studenti, senza distinzioni. Una cultura organizzativa inclusiva, che strizza l’occhio all’internazionalizzazione e che ha rispetto di qualsiasi etnia, genere e disabilità. Una cultura che abbiamo raccontato e promosso in un vero e proprio Gender Equality Plan”.
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