Partire dal dialogo per andare oltre il genere

Pensieri che si fanno parole che diventano fatti. È nella delicatezza della naturale trasformazione del logos in stereotipi e modelli che si inserisce l’importanza di una comunicazione i

Pensieri che si fanno parole che diventano fatti. È nella delicatezza della naturale trasformazione del logos in stereotipi e modelli che si inserisce l’importanza di una comunicazione inclusiva. Riflessioni ed esempi, nati da un dibattito lanciato dall’Università dell’Insubria, per comprendere come il linguaggio possa essere uno strumento costruttivo o distruttivo in base a come viene utilizzato

‘‘Provate a chiudere gli occhi e pensare all’immagine di un governante. Probabilmente immaginerete un politico o un uomo che guida un popolo. Ora, invece, cercate di focalizzare una governante. Quasi con certezza, la vostra mente concepirà una donna che ‘guida’ una casa solo tra virgolette, perché, in pratica, la rassetta. Questo dimostra quanto il linguaggio è in grado di costruire, influenzare e trasformare il nostro pensiero. Quanto, in poche parole, crea la realtà. Ecco perché è necessario correggere il dialogo per poter migliorare il mondo”. Così Maddalena Bellasio, esperta di diversity, equity, inclusion & belonging, spiega l’importanza dell’utilizzo di una comunicazione non ostile e che sia capace di andare oltre le diversità, a partire da quelle di genere. Considerazioni, queste, condivise anche durante un recente evento, dal titolo Oltre il genere. Educare alle relazioni, organizzato dal Comitato di indirizzo dei corsi Isla (Laurea triennale in Ingegneria per la sicurezza del lavoro e dell’ambiente) e Iasal (Laurea magistrale in Ingegneria ambientale e per la sostenibilità degli ambienti di lavoro) dell’Università degli Studi dell’Insubria, per riflettere sull’importanza di educare alle relazioni in ottica inclusiva e plurale.

Perché, come sottolinea l’Assessora ai servizi educativi del Comune di Varese, Rossella Dimaggio, “non sarà una desinenza a fermare il lavoro di una professionista, ma le parole determinano ciò che esiste”. E la sua esperienza lo dimostra: “Quando sono stata nominata nella mia carica, il termine ‘assessora’ non esisteva – continua a raccontare Dimaggio –. Affinché i cavalieri di noi donne assessore potessero essere cambiati è stato necessario fare una mozione in consiglio comunale. Questo significa che la chiusura non è politica ma burocratica e organizzativa e che, più concretamente, viviamo in un Paese in cui il pensiero collettivo è spesso fermo a stereotipi di genere. Ecco, allora, come i casi di femminicidio rappresentino ‘solo’ la punta di un iceberg, il frutto di un pensiero culturale legato alle relazioni e alla gestione del conflitto per cui è necessario dare, ai nostri figli e alle nostre figlie, le capacità per controllarlo. Solo così possiamo ottenere relazioni basate sul rispetto. Senza non possiamo parlare di parità di genere. È questo il motivo per cui dobbiamo arrivare ad avere gli stessi strumenti che vengono dati agli uomini, in termini di studio, di lavoro, ma più in generale, di scelte”. 

Ilaria Broggian: “L’inclusività deve partire dalla famiglia e dalla scuola, ma deve passare anche dal sistema socioeconomico, dall’impresa e dai suoi collaboratori”

A dirlo è anche Ilaria Broggian, Presidente del Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Varese: “L’inclusività e l’uguaglianza sono fondamentali per contribuire allo sviluppo economico del territorio e delle nostre aziende. Si tratta di due valori che devono partire dalla famiglia e dalla scuola, ma è necessario che passino anche dal sistema socioeconomico, dall’impresa e dai suoi collaboratori. Puntare sulle relazioni è imprescindibile per il buon andamento di una qualsiasi realtà lavorativa. È da questa convinzione che nascono i nostri impegni su temi come, ad esempio, la conciliazione casa-lavoro e la parità di genere, per favorire l’empowerment femminile”. Per dirla con le parole di Anna Danesi, Consigliera di parità della Provincia di Varese, “la capacità di gestire le relazioni con tutto l’organico di un’impresa, indipendentemente dai livelli e dal genere, non può più essere considerato un plus, ma un elemento essenziale per svolgere bene una professione. È qui che si inserisce l’importanza della certificazione di parità, che, al di là del pezzo di carta, è un mezzo per indirizzare l’organizzazione in un percorso volto a cercare di abbattere il divario esistente”.

Un esempio concreto di come la tematica dell’inclusione possa diffondersi sempre più sul posto di lavoro, è rappresentato da BTicino Spa. L’azienda varesina specializzata nella progettazione di infrastrutture elettriche e digitali dell’edificio ha 10 siti produttivi per un totale di 2.700 collaboratori, di cui, come precisa Marco Rossi, Talent acquisition and Hr development Manager di BTicino, “la quota rosa sta gradualmente crescendo. Ma per far sì che cresca ancora di più, bisogna lavorare in modo sistemico e su più varianti a partire dalla valorizzazione delle lauree Stem (acronimo di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, ndr). Un mondo, quello delle competenze scientifiche, che, soprattutto per il nostro business, rappresenta un must have (un qualcosa di indispensabile, ndr)”. Spingere le ragazze ad orientarsi verso tematiche di natura scientifica è quindi un obiettivo del “Progetto Scuola” di BTicino, che si inserisce nel più ampio ambito di Lei@BTicino: “Un network aziendale fatto di diversi gruppi di lavoro con l’obiettivo di promuovere e valorizzare la diversità in tutte le sue declinazioni, da quella di genere a quella culturale, fino a quella di abilità” spiega la rappresentante del network, Maria Rosa Spini. Una promozione dell’inclusione di tutte le forme di diversità, che, come sottolinea Monica Biggio, Responsabile Diversity & Inclusion e comunicazione interna di BTicino, “parte da lontano.

Dagli anni ’80, infatti, l’azienda, in collaborazione con la Provincia di Varese, ha avviato un centro di formazione proprio interno allo stabilimento per formare delle persone con disabilità. L’obiettivo è quello che poi possano lavorare a tutti gli effetti, non solo in BTicino ma in generale sul territorio varesino. Inoltre, già nel 2014, quando in Italia c’era poco, in termini normativi, in merito alle unioni tra persone dello stesso sesso, BTicino ha siglato un accordo integrativo che permette alle coppie omosessuali di vivere la propria relazione come tutte quelle eterosessuali, dunque con gli stessi diritti, in merito, ad esempio a permessi e congedi”. Riflessioni, spunti ed esempi concreti, dunque, che dimostrano come pensiero e parole si influenzino a vicenda e, soprattutto, quanto il linguaggio sia un potente strumento sociale, costruttivo o distruttivo in base a come viene utilizzato. 

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