Leggero calo dei prestiti alle imprese

È un passo indietro del -1,2% quello che il Centro Studi di Confindustria Varese registra negli affidamenti concessi dal sistema bancario alle realtà manifatturiere del territorio. Un p

È un passo indietro del -1,2% quello che il Centro Studi di Confindustria Varese registra negli affidamenti concessi dal sistema bancario alle realtà manifatturiere del territorio. Un primo campanello di allarme, secondo il Presidente Roberto Grassi. Ma a preoccupare le aziende in questa fase non è tanto l’aumento dei tassi, quanto piuttosto l’incertezza del mercato, i rientri dopo la moratoria del Covid e un sistema di rapporti con le banche troppo “impacchettato” 

Calano lievemente i prestiti alle imprese industriali varesine. Lo stock del credito concesso dal sistema bancario al settore manifatturiero locale al 31 dicembre 2022 era pari a 3,752 miliardi di euro, contro i 3,798 miliardi di fine 2021. Un passo indietro, dunque, del -1,2%. Si tratta della prima inversione di tendenza da fine 2019, quando i livelli dei prestiti si attestavano a 3,2 miliardi di euro. È quanto emerge da una rilevazione del Centro Studi di Confindustria Varese che, a fronte dell’innalzamento dei tassi e dell’aumento del costo del denaro, ha iniziato un’opera di costante monitoraggio dell’andamento del credito, consultabile liberamente nella sezione Economia di Confindustria Varese. “La diminuzione dei prestiti alle imprese – commenta il Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi – rappresenta un primo campanello d’allarme da non sottovalutare. La politica di innalzamento dei tassi da parte della Banca Centrale Europea e il relativo aumento del costo del denaro ci impone un monitoraggio costante di ciò che sta avvenendo nell’accesso al credito delle imprese, da qui il nuovo strumento pensato dal nostro Centro Studi. Dobbiamo capire se questi primi cali negli affidamenti siano l’inizio di un trend legato alla politica antinflazionistica della Bce oppure no. Di sicuro c’è il fatto che le imprese non si possono permettere brusche frenate nei percorsi di transizione in atto sui fronti del digitale e della sostenibilità da cui dipende la nostra competitività e il presidio dei mercati internazionali”. 

Il rischio, in effetti, c’è. Sempre secondo altri dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Varese, che ad inizio anno ha sondato un campione di imprese del territorio, la percentuale di aziende che dichiara di voler investire nel corso del 2023 è pari al 69%, contro il 73% delle imprese che, invece, ha investito nel 2022: 4 punti percentuali in meno. Non solo, all’interno di questo 69%, la maggior parte delle imprese, il 55%, investirà somme pari o inferiori rispetto a quelle di un anno fa, mentre solo il 45% lo farà mettendo sul piatto risorse più ingenti. Ciò che non diminuirà, secondo i piani del sistema produttivo varesino, sarà l’investimento nella sostenibilità. A questa voce le imprese investitrici passeranno dal 37% del 2022, al 43% del 2023, 6 punti percentuali in più.

Il vero problema sul campo è l’incertezza del momento e l’incapacità delle aziende di fare previsioni e, di conseguenza, programmazione. “Certo – spiega ad esempio Mario Viganò, General Manager della Comip Costruzioni Minimeccaniche di Precisione Srl di Caronno Pertusella – i tassi sul portafoglio sono raddoppiati in un anno, ma su questo credo che poco si possa fare di fronte ad un contesto di costo del denaro in risalita. Più che altro a preoccupare le imprese sono gli alti e bassi e l’imprevedibilità del mercato”. La sua azienda produce alberi per motori elettrici: “Nel settore del bianco, e quindi per frigoriferi e lavastoviglie, abbiamo clienti che registrano flessioni di fatturato del -20%, anche -25%”. Ciò che stupisce, invece, positivamente Viganò, è il comparto automotive che “sta andando alla grande”. Così così il settore ventilazione. In generale “da marzo, ma soprattutto dagli inizi di aprile abbiamo assistito ad un lieve calo degli ordini. A giugno non sono stati altissimi mentre un incremento si è notato negli ordini con consegna luglio. Cosa avverrà dopo l’estate è però difficile prevederlo anche se si parla di ripresa”. 

La percentuale di aziende varesine che dichiara di voler investire nel corso del 2023 è pari al 69%, contro il 73% che ha invece investito nel 2022: 4 punti percentuali in meno

Tornando allo stock dei prestiti all’industria varesina, il -1,2% registrato a fine 2022 è un dato in linea con un generale arretramento che emerge anche a livello regionale e nazionale, ma con trend diversi. Il dato varesino è migliore del -2% italiano, ma peggiore rispetto ad un -0,3% medio lombardo. Ciò a fronte, invece, di un costante calo delle sofferenze pari, a dicembre 2022, a 48 milioni di euro. La situazione, sotto questo punto di vista, è in costante miglioramento. Basti pensare che solo un anno fa, al 31 dicembre 2021, lo stock di credito deteriorato in provincia di Varese ammontava a 92 milioni di euro. A fine 2020 si registravano livelli pari a 171 milioni di euro. Se si sposta la lancetta del confronto ancora più indietro, allo stesso periodo del 2019, le sofferenze, in valore assoluto, nel Varesotto sono diminuite di -175 milioni di euro. A livello percentuale oggi le sofferenze creditizie dell’industria varesina rappresentano l’1,3% dei prestiti, un dato in linea con la quota di credito deteriorato sia a livello lombardo (1%), sia a livello nazionale (1,2%).

Altro parametro che la nuova rilevazione del Centro Studi di Confindustria Varese prende in considerazione, e che terrà costantemente monitorato, è quello del “Tasso annualizzato di ingresso in sofferenza”, ossia le velocità con cui si formano le nuove sofferenze. Il dato varesino al 31 dicembre 2022 era pari a 0,63%. Un dato, dunque, migliore sia di quello lombardo di 0,66%, sia di quello nazionale pari a 0,92%.“Quello che registriamo in questa fase nella relazione con le banche – racconta Gianluca Marvelli, Amministratore Delegato della Koh-I-Noor Carlo Scavini & C. Srl – è la difficoltà dettata dal termine della moratoria sul pagamento delle rate di rientro dai prestiti che era scattata a protezione del sistema produttivo durante la pandemia”. Il concetto dell’imprenditore che guida l’azienda di Tradate che realizza prodotti per toeletta e accessori bagno “è che alcune imprese stanno vivendo come una sorta di ondata di ritorno del periodo del Covid, che impatta sulla finanza aziendale”. Il ripristino della normalità, in questo caso, è stato troppo brusco, troppo rigido. Ma è in generale il rapporto con il sistema del credito ad essere, secondo Marvelli, “impacchettato da un sistema che deresponsabilizza bravi funzionari di banca con algoritmi e regole. Alla fine, contano sempre quelle 4 o 5 voci di bilancio, qualsiasi sia la realtà produttiva”. Una sorta “di scollamento tra le persone di banca con cui abbiamo sempre buone relazioni e i veri decisori deliberanti”.  

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