La trasformazione di un tempio dell’informazione

Il quotidiano cartaceo che, tra approfondimenti, inchieste e commenti prende sempre di più le sembianze di un settimanale. L’attenzione crescente per il web e le varie forme di narrazion

Il quotidiano cartaceo che, tra approfondimenti, inchieste e commenti prende sempre di più le sembianze di un settimanale. L’attenzione crescente per il web e le varie forme di narrazione digitale. L’obiettivo dichiarato di non voler essere semplicemente una testata giornalistica, ma sempre di più un vero e proprio “protagonista della società” varesina. Le sfide della Prealpina raccontate dal Direttore Silvestro Pascarella

La sacralità di un tempio (sia esso religioso o laico) non sta nel significato storico che quel luogo ha per una comunità, ma in ciò che, anche grazie al proprio passato, rappresenta ancora oggi per molte persone, per la propria capacità di interpretare il presente e, se possibile, offrire chiavi di lettura per affrontare il futuro. In un mondo digitale la sfida per giornali nati cartacei, soprattutto quelli locali, è proprio questa: rimanere dei punti di riferimento. Conservare la propria caratteristica di templi, con il relativo rispetto che ad essi si deve quando si varca la soglia di ingresso. Forse è anche per questo che, quando si entra dalla porta della redazione della Prealpina, nella storica sede di viale Tamagno a Varese, si è portati, come giornalisti, a camminare quasi in punta di piedi. Per chi fa informazione (e non solo) quello non è un luogo come un altro. La tradizione che si respira, e in un certo senso anche rivendicata nell’organizzazione del primo corridoio, sfuma nelle sfide del presente salendo per le scale che portano al piano superiore dove si trova la redazione.

Con i suoi giornalisti. Le firme Pasquale Martinoli e Marco Croci sono impegnate nell’aggiornamento del sito web. La cronista delle pagine di economia, Emanuela Spagna, lavora ad un’inchiesta che, partendo dai dati del Centro Studi di Confindustria Varese, cercherà il giorno dopo, di spiegare cosa sta avvenendo nel sistema produttivo locale che registra un export in calo. Il capo redattore centrale, Andrea Anzani, si alza a stringerci la mano per tornare poi subito al suo schermo per lavorare ad un’edizione cartacea del quotidiano, che il giorno dopo andrà in edicola con un titolo di apertura sui 100 anni dell’Autostrada A8, “apripista dello sviluppo d’Italia”. Ad accompagnarci nel tour è il Direttore, Silvestro Pascarella, entrato alla Prealpina come giovane giornalista 35 anni fa: “Sono arrivato qui nel 1990. Mi sono laureato a 24 anni, il 26 ottobre di quell’anno, il primo novembre ero già qui con un contratto, al lavoro in redazione”. Anche questo incipit di racconto è il segno di quanto i tempi siano cambiati. Il mondo del giornalismo non è più lo stesso. Ma non è semplicemente questione di opportunità lavorative. “La notizia in quanto tale non è cambiata. Nel senso che gli elementi che fanno di un fatto una notizia sono sempre gli stessi. Ciò che è cambiata è la sua narrazione, ma soprattutto la sua prospettiva”. 

“Il racconto dell’economia e delle imprese per noi rappresenta un tassello fondamentale, specchio dell’importanza che tali tematiche rivestono per una provincia così industrializzata come quella varesina”

L’incidente, il comunicato stampa, l’evento sono subito news sul web “dove dobbiamo arrivare prima della concorrenza”. Poi c’è l’eventuale aggiornamento nel corso della giornata “che dobbiamo garantire con tempestività, puntualità e freschezza, sapendo raccogliere l’attenzione dei lettori sui social network che sono la principale porta d’ingresso sulla notizia”. E nel frattempo si lavora all’approfondimento, alla chiave di lettura da proporre sul quotidiano cartaceo che sarà in edicola il giorno dopo “e che ormai si è trasformato in una sorta di settimanale, dove il fatto, che sul web è notizia, qui diventa inchiesta, narrazione di personaggi e di storie”. Un flusso di lavoro “molto più difficile da gestire di un tempo. Non esiste più l’impegno di un singolo giornalista che scrive un articolo statico. È un flusso continuo da gestire, che dal web arriva alla carta con un’azione di squadra e che dobbiamo saper interpretare con vari linguaggi: scrittura, video, tg web, infografiche, fotografia”. Il segreto secondo il Direttore Pascarella è “saper dare al pubblico l’idea di questo movimento”. E sapersi adattare ai vari tipi di lettore a cui ci si rivolge “più giovane sul web e più avanti con gli anni sulla carta”. Anche se non è solo questione di età: “Il giornale cartaceo, ad esempio, è ancora uno strumento usato dai professionisti. E come tale deve essere, dunque, da noi pensato in ottica di far comprendere le dinamiche del territorio a chi vi opera a vario titolo”. 

Informare, però, non è ormai l’unica missione di un giornale. La modernità porta anche a maggiore responsabilità. “Non vogliamo essere solo osservatori di una realtà da raccontare e spiegare”, confida Pascarella: “L’ambizione è quella di essere come Prealpina dei protagonisti della società. Contribuire a creare dibattito e a trovare le strade giuste per costruire il futuro”. Va in questa direzione, ad esempio, l’attività di organizzazione di eventi come EconomixLab, nato come think tank per far incontrare la business community locale e creare momenti di confronto sugli scenari di sviluppo. “Il racconto dell’economia e delle imprese per noi rappresenta un tassello fondamentale, specchio dell’importanza che tali tematiche rivestono per una provincia così industrializzata come quella varesina”, racconta ancora il Direttore della Prealpina. Così come vanno su questa scia di voler creare dibattito nella comunità anche le prime due pagine di ogni edizione del quotidiano cartaceo, dedicate ai commenti, agli interventi e a temi di primo piano scandagliati ogni giorno. “È una scelta che ci contraddistingue”, chiosa Pascarella prima di dismettere i panni dell’intervistato e rimettersi dall’altro lato del taccuino, pardon della tastiera, a cui torna pensando, probabilmente, all’attacco del suo editoriale che dedicherà al rimpasto di giunta a Busto Arsizio. Da commentatore, prima ancora che da cronista. E che dibattito sia.  

Il giorno si fa in tre

Né locale, né nazionale. “Semmai ci collochiamo nella fascia della stampa più regionale”, spiega il Responsabile della redazione centrale, Guido Bandera. Eppure, quando si sfoglia Il Giorno è come avere più giornali in mano. Con tanto di Lombardia, certo. Ma anche di cronaca italiana e internazionale, grazie alla rete QN – Quotidiano Nazione, di cui fa parte insieme alle testate La Nazione e il Resto del Carlino. A cui si aggiunge la possibilità di avere i dettagli dei fatti salienti di Varese e Legnano, per chi abita nella zona, “che copriamo – spiega ancora Bandera – con 3 corrispondenti fissi e diversi collaboratori”. Le redazioni locali sono ormai un ricordo di qualche anno fa. Ma il presidio del territorio rimane una caratteristica di questa storica testata giornalista, che non molla Varese. Anzi, la tecnica dei diversi dorsi permette di conciliare varie anime e accontentare più lettori. 
“Qual è il nostro di lettore? Quello che ci legge”, risponde serafico Bandera che però, al di là della battuta in stile “titolo ad effetto”, non si esime dallo scendere nei dettagli di un identikit che sia lui, sia la sua redazione hanno ben presente ogni giorno che realizzano il giornale: “Il nostro è un utente popolare con un background culturale elevato. Manager, impiegato o operaio con la passione per la lettura, che non si accontenta della semplice notizia, ma che, allo stesso tempo, non ama le forzature di un giornalismo schierato, essendo una persona non militante dal punto di vista politico”. Anche la geografia ha la sua importanza: “Rispetto ad altri giornali che sono più spalmati come diffusione, noi più usciamo dal centro più vendiamo”.
Giornali nel giornale, Il Giorno offre ad ogni edizione diversi speciali tematici. Scuola e benessere solo per fare alcuni esempi. Ma anche economia. Un tema, anche questo, presidiato ad ogni livello, non solo, dunque, milanocentrico: “L’attenzione per il mondo produttivo e delle imprese delle varie province lombarde è nel nostro dna, così come il racconto economico”, conferma Bandera. Non potrebbe essere diversamente per la testata giornalistica nata negli anni ‘50 su volontà del Presidente dell’Eni, Enrico Mattei. “Certo – continua Bandera – a livello locale non siamo in grado e non abbiamo gli spazi per raccontare ogni singolo fatto di cronaca. Il singolo Consiglio comunale non è coperto, ma nella narrazione del territorio non tralasciamo un racconto puntuale delle sue imprese. Con le storie di medie aziende che trovano spazio anche nelle pagine regionali, non solo varesine. Il nostro obiettivo è saper interpretare le grandi trasformazioni in atto”.   

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