La realtà aumentata entra in sala operatoria
Robot per la chirurgia audiovestibologica, intelligenza artificiale nel reparto di radiologia, meccatronica a supporto degli interventi: i nuovi progetti della Asst Sette Laghi varesina puntano allo
Robot per la chirurgia audiovestibologica, intelligenza artificiale nel reparto di radiologia, meccatronica a supporto degli interventi: i nuovi progetti della Asst Sette Laghi varesina puntano allo sfruttamento (positivo) delle potenzialità messe a disposizione dai più recenti ritrovati tecnologici. Con concreti benefici sia per i medici sia per i pazienti
Intelligenza artificiale, ma anche robot e realtà aumentata da impiegare come ausili per la chirurgia: quelle che, alcuni anni fa, erano le nuove frontiere della medicina oggi rappresentano sempre più il presente negli ospedali. Si tratta di un presente in continua evoluzione e così le parole d’ordine per le aziende ospedaliere sono ricerca e innovazione tecnologica. Ne sanno qualcosa all’Asst Sette Laghi dove, attualmente, sono tre i progetti che mirano a far entrare ancora più tecnologia all’interno di sale operatorie e nella diagnostica per immagini. Sfruttando ausili meccanici, potenzialità della meccatronica, software in grado di processare una ingente mole di dati e ausili per la realtà aumentata, è possibile abbassare la soglia di errore, intervenire rapidamente e con maggiore precisione e garantire dunque cure sempre migliori. Obiettivi che possono essere raggiunti con ingenti investimenti per i quali l’azienda ospedaliera fa affidamento anche sulla generosità di cittadini e imprese del territorio.
Un robot per la chirurgia audiovestibologica
Può essere definita una “rivoluzione” quella in corso nel reparto di audiovestibologia varesina, già un’eccellenza non solo a livello nazionale e che, con l’introduzione di un robot in sala operatoria, potrebbe raggiungere un ulteriore primato e rendere così l’ospedale di Varese il primo in Italia ad utilizzare un robot per impianti cocleari, in particolare per i bambini. Un traguardo che, per essere raggiunto, necessità di un investimento di 350mila euro. Ma cosa implica la presenza di un robot in sala operatoria? Gli ausili meccanici o di meccatronica intervengono durante gli interventi per supportare il chirurgo nella movimentazione di ferri e device di ogni genere, sfruttando i vantaggi derivanti dalla precisione dei movimenti degli attuatori meccanici che evitano i tremori muscolari umani. Nel caso dell’audiovestibologia ciò si traduce nella possibilità di introdurre nell’orecchio elementi quali motori con le frese o fibre laser che servono nelle diverse fasi dell’intervento con grande precisione di movimento, sia nella fase di introduzione che in quella di estrazione. Importante anche l’assenza di moti laterali inattesi dovuti, per esempio, ad elementi esterni tipici del movimento umano che di per sé è molto meno stabile rispetto all’elemento meccanico. Tutto ciò consente di migliorare la precisione dell’atto chirurgico che, in questo caso in particolare, si concentra in un distretto molto piccolo con vicine delle strutture che non devono essere lese durante l’intervento. Il vantaggio per medico e paziente? “L’attuale chirurgia, in particolare quella cosiddetta dell’orecchio bionico ovvero che riguarda l’impianto cocleare – spiega la dottoressa Eliana Cristofari – richiede molta delicatezza e la robotica ci consente di preservare le strutture più delicate, in particolare della coclea. Questo è ancora più necessario quando parliamo di bambini molto piccoli. Il vantaggio per i chirurghi è quello di poter affidare ad una macchina molto precisa, sempre sotto il controllo umano ovviamente, delle manovre estremamente delicate che in questo modo non dipendono dalla fermezza e dalla stabilità della mano del chirurgo che sta operando”.
Intelligenza artificiale in radiologia
Altro particolare contesto, che da sempre si basa sull’uso di tecnologie sofisticate, è quello della radiologia dove l’intelligenza artificiale può diventare un prezioso ausilio alla refertazione. L’utilizzo di un pacchetto software permette di essere in grado di identificare alcuni elementi particolari all’interno delle immagini con una accuratezza elevata e con dei tempi di valutazione decisamente inferiori rispetto a quelli del medico radiologo. In questo caso il progetto prevede l’introduzione di alcuni pacchetti dedicati a specifiche funzioni, ad esempio per la valutazione del polmone o per l’ambito delle indagini mammografiche. Ciascun pacchetto ha costi che variano dai 15 ai 20mila euro. Questi programmi lavorano grazie all’implementazione di un sempre maggior numero di dati e casi per poter avere una buona base statistica. Come per tutti i software di intelligenza artificiale, più dati si hanno a disposizione e più è possibile educare ed alimentare il sistema permettendogli di elaborare una mole impressionate di informazioni a una velocità che solo un sistema di questo tipo può avere. Il vantaggio? “L’intelligenza artificiale – spiega il dottor Leonardo Callegari, Direttore della Radiologia Senologica – osserva dettagli che possono sfuggire all’occhio umano o che non sono visibili al primo impatto. Inoltre, facendo rifererimento ad un ampio database, può segnalare immagini sospette o anomale, che vanno poi ovviamente interpretate dal medico radiologo con la sua esperienza clinica. In ambito mammografico e di screening mammografico oggi le indagini sono sempre lette da due radiologi ‘in doppio cieco’, con l’intelligenza artificiale avremmo a disposizione un terzo lettore”.
Realtà aumentate in sala operatoria
Il terzo progetto, molto all’avanguardia, è quello relativo alla realtà aumentata applicata in sala operatoria. Si tratta di una grande sfida per la chirurgia che desta molto interesse e grandi aspettative. “La realtà aumentata è il futuro della chirurgia – conferma il dottor Eugenio Cocozza, Direttore della Chirurgia Generale di Varese –, ma anche del percorso diagnostico che precede l’intervento. In tutte le chirurgie, con l’utilizzo di questa tecnologia già durante la preparazione dell’intervento si aumenta la precisione a beneficio del paziente”. I sistemi di realtà aumentata si basano essenzialmente su due elementi: una parte software, che è quella che consente di elaborare informazioni cliniche relative ai pazienti e i visori che consentono di portare, appunto, in sala operatoria la realtà aumentata.
Eugenio Cocozza, Direttore della Chirurgia Generale di Varese: “La realtà aumentata è il futuro della chirurgia, ma anche del percorso diagnostico che precede l’intervento. In tutte le chirurgie, con l’utilizzo di questa tecnologia già durante la preparazione dell’intervento si aumenta la precisione a beneficio del paziente”
Grazie all’utilizzo di specifici software, si ottengono prima di tutto rielaborazioni in 3D di Tac, risonanze o di altre sorgenti video che sono state acquisite durante l’attività diagnostica che normalmente viene effettuata nel percorso preoperatorio del paziente: modelli tridimensionali, visualizzazioni con rendering e colorazioni permettono di individuare strutture e particolarità della morfologia e della anatomia dei pazienti. Queste elaborazioni sono poi rese disponibili sui sistemi di proiezione in dotazione ai chirurghi nella fase preoperatoria e intraoperatoria. Tali mezzi di proiezione non sono altro che degli occhiali molto evoluti che consentono di proiettare l’immagine tridimensionale sul campo visivo del chirurgo facendoglieli visualizzare sulle lenti degli occhiali. Sono sistemi che garantiscono connettività, collegati con una rete wireless o cellulare al sistema generale e vanno a far visualizzare le immagini prodotte a monte in modo che la visione risulti coerente con il campo visivo del chirurgo. In questo caso l’investimento previsto è di circa 30mila euro per i software che vanno personalizzati a seconda delle necessità e di 5mila euro per ciascun occhiale.
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