La nuova casa degli startupper
Progetti, partnership, community e obiettivi (“obbligatoriamente ambiziosi”) del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Varese che sta lavorando alla costruzione di un “dizion
Progetti, partnership, community e obiettivi (“obbligatoriamente ambiziosi”) del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Varese che sta lavorando alla costruzione di un “dizionario industriale comune” in grado di agevolare il dialogo tra la manifattura del territorio e le startup, da trasformare in acceleratori di innovazione. Passa anche da qui la sfida dell’open innovation in una provincia industriale in cui le Pmi (ma non solo) sono alla ricerca di know-how e competenze. Intervista al Presidente Pietro Conti
‘‘Vogliamo che imprese radicate e startup possano trovare nel nostro Movimento una sorta di Accademia della Crusca in grado di fare da sentinella e punto di incontro per un dialogo basato su un nuovo dizionario industriale comune”. Pietro Conti è il Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Varese. Uno spaccato dell’associazionismo datoriale che rappresenta 238 titolari d’impresa sotto i 40 anni e che, nell’ambito del Piano Strategico #Varese2050 per il riposizionamento competitivo del territorio sostenuto dal sistema confindustriale varesino, si è ritagliato un compito preciso: quello di “valorizzare, attrarre e incentivare tutte quelle startup che possono essere abilitatrici di una nuova industria, in grado di perpetrare quel saper fare impresa che ha fatto le fortune del nostro sistema produttivo. E farle diventare partner delle nostre imprese nei loro percorsi di crescita sui mercati”.
Alcune statistiche sembrano mettere in evidenza una certa difficoltà delle imprese varesine nell’azione di innovare. È proprio così?
Per molte delle Pmi del nostro territorio, fare innovazione è un processo ancora complesso e non sempre sviluppabile con le risorse e i tempi necessari. È dunque indispensabile trasferire di azienda in azienda il know-how innovativo presente nelle nostre eccellenze industriali e offrire strumenti concreti in grado di agevolare processi di contaminazione positiva con le startup. Queste ultime possono trasformarsi per la nostra industria in laboratori esterni e acceleratori di innovazione. A patto, però, di saper creare nuove strade di collaborazione e di abbracciare e gestire le dinamiche della open innovation, ancora troppo poco presenti nel mindset della nostra imprenditoria.
In questo, che ruolo può ricoprire il Gruppo Giovani Imprenditori che lei rappresenta?
Vogliamo farci portavoce di un nuovo modo di ripensare l’imprenditoria, tutto da costruire, per rilanciare la competitività del Varesotto. Il nostro è un doppio ruolo: culturale e strategico. Attraverso attività, iniziative e progetti, ci poniamo l’obiettivo di preservare, valorizzare e diffondere la cultura d’impresa tipica del nostro territorio. Un territorio fatto di eccellenze che rappresentano un patrimonio, in profonda trasformazione e alle prese con un riposizionamento competitivo da cui dipenderà il futuro di Varese nella costruzione di un nuovo fermento imprenditoriale, anche attraverso la sperimentazione di nuovi modelli con cui concepire e promuovere il “saper fare impresa”.
Durante l’ultima Assemblea del vostro Movimento, nella sua relazione ha sottolineato la necessità di far nascere un nuovo ecosistema imprenditoriale. Come si concretizza questo obiettivo nella vostra azione?
Per noi giovani imprenditori vuol dire investire nella cultura d’impresa tra le nuove generazioni, creare opportunità di formazione per nuovi imprenditori e contribuire all’orientamento scolastico. Vuol dire enfatizzare una nuova cultura organizzativa aperta al cambiamento. Significa applicare i principi necessari per la costruzione di un linguaggio comune efficace, sia tra le diverse generazioni di persone, junior e senior, che convivono nella società e nelle aziende, con sempre più alti livelli di incomprensione reciproca, sia tra le differenti generazioni di aziende, con le startup da una parte e le realtà manifatturiere più radicate, consolidate e storiche dall’altra.
Due mondi, questi ultimi, però, che sembra fatichino a comprendersi.
Sì, da sempre. Soprattutto nel nostro Paese. Startupper e imprenditori devono trovare, invece, il modo di allenare le reciproche capacità di parlare un solo linguaggio e di intendersi. Alle imprese il contesto richiede di aprirsi alla contaminazione con le nuove realtà imprenditoriali in erba che strutturate non sono per definizione e che, come tali, non ragionano. In fondo negli stessi incubatori si lavora molto sugli startupper, sulla loro capacità di presentarsi al mercato, meno sulla capacità dell’impresa di dialogare con loro. È anche per questo che come Confindustria Varese, insieme a Confindustria Bergamo e Confindustria Emilia-Centro abbiamo realizzato il percorso Open Mind, con missioni anche all’estero nei contesti più tecnologici dell’imprenditoria mondiale: per creare un comune alfabeto industriale. Un dizionario che, però, alcune startup selezionate, che abbiamo premiato nell’ambito di un contest allargato a tutta la Lombardia, hanno dimostrato di saper padroneggiare. C’è terreno fertile su cui lavorare. Il nostro Gruppo Giovani Imprenditori vuole essere, da una parte, un acceleratore e promotore di nuova imprenditorialità, dall’altra, vuole essere uno strumento per la creazione di nuovi percorsi di collaborazione e forme di dialogo tra imprese e generazioni. Anche attraverso l’open innovation.
Non sono obiettivi talmente alti da rischiare di diventare irraggiungibili?
Ambiziosi sì, irraggiungibili no. È declinando la nostra azione in progetti concreti e nella scelta dei partner giusti con i quali costruirla che cerchiamo di districare la complessità del momento.
Quali sono questi partner?
Stiamo costruendo progettualità molto concrete insieme all’Università LIUC e la sua Business School, a Servizi Confindustria Varese, alle scuole superiori del territorio con il progetto Latuaideadimpresa, all’incubatore di startup ComoNExT, all’organizzazione no profit InnoVits, al Progetto Generazione d’Industria di Confindustria Varese. È con queste realtà che stiamo collaborando per contribuire a creare una nuova imprenditoria, a cui si affiancano nomi del calibro di PoliHub (con cui stiamo sviluppando, come Confindustria Varese, un percorso di matching nella filiera metalmeccanica) e AIFI, con cui la nostra stessa Associazione ha stretto accordi di collaborazione nell’ambito del Piano Strategico #Varese2050 a supporto della crescita delle startup. Sia con l’obiettivo di aumentare le loro collaborazioni con le supply chain della nostra industria, sia con lo scopo di offrire strumenti di orientamento all’interno del mondo del venture capital.
“Abbiamo creato una community di startupper, incubata proprio dal nostro Gruppo Giovani, per favorire la contaminazione e la condivisione di idee, oltre che creare occasioni di apprendimento e conoscenza su tematiche legate agli investimenti, alla finanza agevolata e alla proprietà intellettuale”
Con quali strumenti promuovete il confronto con il mondo delle startup?
Con l’organizzazione no-profit InnoVits, il cui scopo è quello di valorizzare una cultura manageriale innovativa, abbiamo, ad esempio, aperto una collaborazione per agevolare la partecipazione degli aspiranti startupper del territorio ad un percorso (InnoVits Gymnasium) che li può aiutare a mettere alla prova la propria idea o intuizione imprenditoriale prima di trasformarla in un’impresa. Sempre nell’ambito della costruzione di una nuova imprenditoria, inoltre, abbiamo creato una community di startupper (anche non associati a Confindustria Varese), incubata proprio dal nostro Gruppo Giovani, per favorire la contaminazione e la condivisione di idee, oltre che creare occasioni di apprendimento e conoscenza su tematiche di vario genere legate, ad esempio, agli investimenti, alla finanza agevolata e alla proprietà intellettuale.
Quali sono le priorità?
Investire nelle competenze. Siamo in un periodo di carenza di una risorsa preziosa: quella umana. La demografia è impietosa. Dobbiamo saper valorizzare ogni singola ragazza e ogni singolo ragazzo, offrendo loro percorsi di affermazione professionale e imprenditoriale. Vogliamo che i talenti trovino nella provincia di Varese un ecosistema in grado di agevolare la realizzazione personale di ognuno.
Come misurerete i risultati della vostra azione su questi fronti di impegno?
Misureremo nei prossimi anni le capacità di incidere dei nostri progetti su: quante startup innovative sapremo contribuire a far nascere; quanti passaggi generazionali di successo verranno portati a termine; quanti manager entreranno nei nostri Cda; quante collaborazioni nasceranno tra startup e imprese; quante startup si trasformeranno in Pmi innovative.
Si ritorna agli obiettivi ambiziosi.
È inevitabile. Pensiamo, però, che un progetto per volta, una partnership dopo l’altra, formazione dopo formazione, potremo raggiungere risultati tangibili. Stiamo costruendo il nostro pezzettino di #Varese2050. L’ambizione è d’obbligo.
Per saperne di più
- I numeri dell’innovazione a Varese
- Storie di startup per una nuova manifattura
- L’industria alla sfida dell’open innovation
- Le idee d’impresa hanno bisogno di più venture capital
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- Quando l’impresa genera impresa
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