L’industria guarda con prudenza al futuro
Tenuta, ma con tendenza al miglioramento, per il metalmeccanico. Prospettive di crescita per la gomma-plastica. Timori di un raffreddamento nella chimica e farmaceutica. Alti e bassi nel tessile e ab
Tenuta, ma con tendenza al miglioramento, per il metalmeccanico. Prospettive di crescita per la gomma-plastica. Timori di un raffreddamento nella chimica e farmaceutica. Alti e bassi nel tessile e abbigliamento. Il 2024 del sistema manifatturiero varesino si è aperto nell’incertezza. Pesa soprattutto lo scenario internazionale in subbuglio. Parola del Centro Studi di Confindustria Varese
Per le imprese del settore metalmeccanico le aspettative sono “di tenuta della base produttiva con outlook in miglioramento”. Nella moda, invece, le prospettive sono “pessimiste”. Il chimico-farmaceutico è di fronte a un “raffreddamento della filiera”. Mentre nelle attività manifatturiere della gomma-plastica l’aumento della domanda “impatta positivamente anche sulle previsioni” riguardanti i livelli produttivi. È questo il 2024 che attende, almeno per i primi mesi dell’anno, l’industria varesina. C’è chi sale e c’è chi scende. Ma soprattutto c’è chi rimane in mezzo al guado della stabilità produttiva. È quanto emerge dagli ultimi dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Varese attraverso l’indagine congiunturale sull’ultimo trimestre del 2023. Un’analisi che parte da una premessa: “Nonostante il progressivo calo dell’inflazione, aumentano le incertezze legate al commercio internazionale e rallenta la produzione industriale di importanti Paesi partner (come la Germania) in settori chiave, con un effetto tangibile sui livelli degli ordinativi interni ed esteri”, in calo negli ultimi mesi del 2023.
È per questo che il 2024 si è aperto all’insegna della prudenza. In un’economia fortemente internazionalizzata come quella varesina il contesto globale in subbuglio non aiuta. E così nel settore dell’industria tessile e dell’abbigliamento le imprese registrano sì un quadro di prevalente stabilità, ma su livelli negativi rispetto al trimestre estivo. Risultato: il saldo delle risposte tra chi ha una domanda estera in aumento e chi in diminuzione risulta essere negativo per -33,9 punti percentuali. E dire, però, che il 2023 per la filiera della moda varesina si era chiuso con quello che il Centro Studi della Confindustria locale ha definito “un tono congiunturale in ripresa”, andato ben oltre le aspettative dei precedenti mesi estivi. Tanto che la produzione è risultata in aumento nel 45,3% delle imprese. Il settore, però, è destinato in questa fase a degli alti e bassi. Fatto sta che nei primi tre mesi del 2024 la produzione rimarrà stabile nel 50,4% degli stabilimenti e in calo nel restante 49,6%. Nessuno la migliorerà. Almeno stando alle previsioni. Gli ordinativi esteri non aumentano nemmeno nel settore più importante, a livello di numero di imprese e addetti, per la provincia di Varese: il metalmeccanico. Qui il saldo percentuale delle risposte sulla domanda da oltre frontiera è negativo per -0,9 punti percentuali. Con la conseguenza che il 50,2% delle aziende si aspetta un primo trimestre 2024 all’insegna della stabilità e il 35,5% in aumento. Solo il 14,2% si aspetta un segno meno a fine marzo. Un po’ come si era chiuso il 2023 d’altronde.
“Nonostante il progressivo calo dell’inflazione, aumentano le incertezze legate al commercio internazionale e rallenta la produzione industriale di importanti Paesi partner (come la Germania) in settori chiave, con un effetto tangibile sui livelli degli ordinativi interni ed esteri”
Stop and go, invece, per l’industria chimica e della farmaceutica del Varesotto. O meglio, prima go e poi stop. Se il 2023 si era chiuso per le imprese del comparto con una “netta ripresa produttiva per la quasi totalità del campione” analizzato, il 2024, invece, partirà, secondo le previsioni, con il 57,1% delle attività produttive in rallentamento. Complice, anche in questo caso, un calo degli ordinativi, sia interni sia esteri. Positivo era a fine 2023 e positivo sembra rimanere lo scenario per l’industria della gomma e della plastica, anche in questo primo scorcio del 2024. Se a chiusura dell’anno scorso, infatti, le imprese che dichiaravano una ripresa dei livelli produttivi erano pari al 63,9%, la stessa percentuale rimane elevata anche nelle previsioni di questi primi mesi che sono all’insegna della crescita nel 44,2% delle aziende. Il restante 55,8% prevede una stabilità. Nessuno è pessimista. Anche qui a fare la differenza sono gli ordinativi sia quelli complessivi, sia quelli del solo spaccato estero, entrambi in aumento.
Questa, dunque, la fotografia degli umori dell’industria varesina nei suoi principali comparti. Cautela e stabilizzazione sono le parole d’ordine che fanno da chiavi di lettura di un 2024 che nel suo avvio vedrà, in generale, una produzione sugli stessi livelli di dicembre 2023 nel 46,7% dei casi e in aumento nel 31,1%. La palla di cristallo, scientifica e statistica, intendiamoci, del Centro Studi di Confindustria Varese fa intravvedere come i cali produttivi rimarranno limitati in una schiera minoritaria di capannoni. Eppure, la parola ottimismo non si intravede mai, nemmeno in filigrana, nelle rilevazioni sull’economia locale varesina. La prudenza predomina, forse proprio perché per svuotare la parte piena del bicchiere (che ad oggi va ben oltre la metà) potrebbe bastare poco. Una ulteriore dilazione nel calo dei tassi. Un acuirsi della tensione internazionale. Un nuovo focolaio di guerra. Un ulteriore calo dei passaggi dal canale di Suez a causa degli attacchi dei ribelli Huthi dello Yemen alle navi cargo, con conseguenti ripercussioni su organizzazione, tempi, costi della logistica delle filiere produttive. Il mondo è dentro la gran parte degli stabilimenti produttivi del Varesotto più di quanto pensi l’opinione pubblica.
Ed è proprio lo sguardo sullo scenario internazionale che porta a non stappare bottiglie di bollicine di fronte ad analisi congiunturali che, comunque, non si possono di certo definire negative. Basta guardare al mercato del lavoro. Il termometro locale, in questo caso, è dato dal ricorso delle imprese alle ore di cassa integrazione. E linee di febbre non se ne vedono: guardando al totale 2023 di cassa ordinaria e straordinaria i livelli sono in calo del -6% rispetto al 2022. Anche per questo il tasso di utilizzo degli impianti industriali varesini rimane buono: 74%. Situazione che dovrebbe rimanere tale anche nei prossimi mesi. Potenze mondiali permettendo. Ed è forse sulla capacità dei governi di far fronte alla complessità che si concentrano i maggiori dubbi e timori del sistema produttivo.
LE MONTAGNE RUSSE DELLA CLERICI
“Mi ricordo mio padre quando girava per questi stabilimenti con il suo camice nero e, nella tasca, il quaderno con gli ordini. Quando avevamo lavoro per 90 giorni, il giudizio era netto: troppo poco. Ora viaggiamo intorno ad una programmazione di 25 giorni, a volte anche 10. È cambiato il mondo”. Nel tessile, ma non solo, a dominare è ormai la gestione del just in time. Mario Montonati è Amministratore insieme con il cugino Filippo Clerici e con il proprio figlio Alberto della storica azienda di Gallarate Giovanni Clerici & Figli Spa. Più di 150 anni di storia nella tintoria e preparazione di tessuti per conto terzi. “Gli indici di produttività di un’azienda come la nostra – racconta Montonati di fronte ad uno schermo del computer con tutta una serie di statistiche – se legati alla quantità di tessuto lavorato sono in calo. Ma sono, viceversa, in aumento se li rapportiamo al fatturato”. Cosa significa? “Che nobilitiamo meno tessuto, ma sempre più di qualità”.
Poco più di 50 dipendenti e 7,5 milioni di tessuto lavorato all’anno: i tempi in cui negli impianti gallaratesi della Clerici venivano trattati 25 milioni di metri di prodotto (“in due anni il giro dell’equatore”, precisa Montonati) sono lontani. Ma non il record storico di fatturato: “Quello lo abbiamo messo a segno nel 2022. L’anno più entusiasmante forse dell’ultimo decennio in termini di ordini, metri lavorati e produttività. Ci sono stati dei mesi in cui abbiamo dovuto organizzarci in tre turni, 24 ore su 24, per 6 giorni a settimana per far fronte alla domanda”. Anche se il gioco forse non valeva la candela: “Non certo in termini economici. Ma è stata una scelta etica, di rispetto di consegne e fidelizzazione dei clienti”. A fare da contraltare, i costi energetici e di alcune materie: “Abbiamo aumentato i listini, ma il fatturato senza precedenti non ha evitato un utile negativo altrettanto record. D’altronde siamo passati da una bolletta del gas metano di 500mila euro a una di 1,9 milioni. La soda caustica per il candeggio, che nel 2021 avevamo pagato 186mila euro, è passata a 476mila”. Montonati le definisce “montagne russe”.
Gli alti e bassi registrati dal Centro Studi di Confindustria Varese nell’industria tessile sono confermati dal vissuto della Clerici: “Il 2023 è partito con un normale rallentamento rispetto ai ritmi forsennati del 2022. Un inizio tranquillo, ma non preoccupante. Ciò che ci ha un po’ deluso è che il secondo semestre, seppur migliore e con diverse ore di lavoro straordinario, non ha avuto quel picco che ci aspettavamo”. Risultato: “Abbiamo chiuso l’anno con un fatturato in linea con il 2022: 7 milioni di euro, inferiore solo del tre virgola qualcosa rispetto al precedente”. Ma è con l’inizio del 2024 che la Clerici ha cominciato a registrare “un grande rallentamento”, racconta Montonati: “Abbiamo già richiesto l’autorizzazione alla cassa integrazione. Per il momento non l’abbiamo ancora sfruttata, ma le macchine hanno bisogno di un aumento della domanda per continuare a lavorare a pieno regime”. Il motivo della frenata sta “nell’inquietudine dei nostri clienti di fronte allo scenario internazionale e l’incertezza nella logistica e sui noli. Il tessile più di altri settori è sensibile al contesto”. Non solo quello geopolitico, anche il meteo fa la sua parte: “Se continua a fare caldo d’inverno e freddo d’estate perdiamo due stagioni all’anno”. La strategia di fronte a queste complessità? “Continuare a investire come stiamo facendo: in nuovi macchinari, in pannelli solari ed in generale nel risparmio energetico. L’importante è non fermarsi. Su questo non c’è scelta”.
Nella foto, un impianto Clerici a Gallarate.
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