I 100 anni di Van Berkel International

Il marchio di origine olandese, inventore del moderno concetto di affettatrice in ambito macellerie, taglia il traguardo del secolo di attività in Italia, con lo stabilimento di Oggiona con Sa

Il marchio di origine olandese, inventore del moderno concetto di affettatrice in ambito macellerie, taglia il traguardo del secolo di attività in Italia, con lo stabilimento di Oggiona con Santo Stefano. E lo festeggia con un costante aumento di fatturato, un piano triennale di investimenti e svariati progetti di espansione all’estero. Tra discese e salite, periodi di crisi e di sviluppo, una costante non è mai mancata: la coesione del capitale umano 

Dalle affettatrici professionali ad uso intensivo per macellerie, piadinerie, ristoranti, supermercati e anche navi da crociera, per tagliare carne, verdura, frutta, affettati ma anche pane, fino ad arrivare alle iconiche macchine a volano, quasi dei pezzi di design e a quelle destinate all’uso domestico. Passando per coltelli, food processing, kitchen equipment e accessori come pinze e morse, ad esempio, per il prosciutto. Questo l’ampio catalogo di prodotti che Van Berkel International realizza, in Italia, da 100 anni tondi tondi.  “La storia italiana di Berkel, marchio olandese fondato nel 1898, comincia nel 1924 a Milano. In pochi anni l’azienda assunse 1.780 operai, 350 impiegati, 920 venditori distribuiti in 4 fabbriche, 115 showroom e 205 negozi. Un enorme successo, insomma. La Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, provocò danni ingenti, rallentando l’ascesa del marchio, che si riprese poi negli anni del miracolo economico italiano”, spiega Francesco Jori, Managing Director dell’azienda con sede varesina ad Oggiona con Santo Stefano.

Van Berkel International oggi è un’organizzazione multi–country, che impiega oltre 160 addetti, per più di 25 milioni di euro di fatturato annuo ed esporta il 70% dei suoi prodotti in 100 Paesi, tra cui Svizzera, Germania e Stati Uniti. “Van Berkel ha letteralmente inventato il concetto di affettatrice in ambito macellerie – racconta di nuovo Jori –, ma nel tempo ha saputo evolversi, adattandosi alle esigenze di mercato, iniziando a realizzare anche macchine elettriche, ad esempio”. Ma non è sempre stato tutto, come si suol dire, rose e fiori. “Negli anni si sono susseguite alla guida dell’impresa diverse proprietà, che hanno affrontato fasi critiche ed altalenanti. Nel 2014 la famiglia Rovagnati ha acquisito il marchio, decidendo di investire a 360 gradi sulla rinascita dell’azienda, rinnovando la parte produttiva degli stabilimenti a Varese e Maniago in Friuli–Venezia Giulia e aprendo una sede in India 100% Berkel. Da 1 milione di fatturato si è passati ai 20–25 milioni attuali”, precisa il Managing Director aziendale.

“Siamo partiti con forti investimenti nel capitale umano, assumendo diversi ingegneri per sviluppare prodotti da destinare a nuovi mercati Il 2024 lo abbiamo dedicato all’apertura verso piazze inesplorate. L’idea è, nel 2025, di raccogliere i frutti di quanto investito finora”

Van Berkel International, a fronte di una crescita importante e repentina negli ultimi anni, ha presentato un piano triennale, partito nel 2023 con termine il prossimo anno, con l’obiettivo dichiarato di un ulteriore salto di qualità. “Siamo partiti con forti investimenti nel capitale umano, assumendo diversi ingegneri per sviluppare prodotti da destinare a nuovi mercati – racconta Francesco Jori –. Il 2024 lo abbiamo dedicato all’apertura verso piazze inesplorate. L’idea è, nel 2025, di raccogliere i frutti di quanto investito in termini di produzione e innovazione: al termine di questo piano, ci auspichiamo di avere molti più contatti in America latina e nel Far East. Nel frattempo, siamo già al lavoro ai prossimi 3 anni di programmazione, un segnale che sottolinea la visione di lungo periodo dell’azienda”.

Ma com’è cambiata Van Berkel International in 100 anni di storia? A detta di Jori, che in diverse aziende dai grandi numeri ci ha lavorato nel corso della sua carriera, il “segreto” è uno solo: le persone. “Per arrivare e superare il traguardo del secolo di attività, è fondamentale avere un team compatto, che ci tenga all’azienda, sia orgoglioso di ciò che fa e che lavori in modo sinergico. Certo, i collaboratori giusti non bastano, bisogna anche essere in grado di sfruttare le novità che il mondo offre, mantenendo nel tempo elevati standard qualitativi. Mai scendere a compromessi sulla qualità: il rischio è dare per scontato che la qualità sia già insita nel nome stesso del brand. Tuttavia, per sopravvivere allo scorrere del tempo, un’impresa deve necessariamente puntare sul fattore umano”. 
Tra alti e bassi, grandi conflitti e ristrutturazioni, sono molti i progetti per il futuro: “Primo tra tutti, fidelizzare una platea di consumatori maggiore di quella attuale, rivolgendoci non solo ad un pubblico prettamente maschile. Vorremmo esplorare nuove fasce di età e di genere. Tutto questo, mantenendo sempre alto il valore del made in Italy nel mondo”, sottolinea Francesco Jori.  

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