Che cos’è il 5G
Non il solito aumento di velocità per gli smartphone ma una vera e propria piattaforma tecnologica universale, in grado di supportare in modo decisivo la digitalizzazione della società
Non il solito aumento di velocità per gli smartphone ma una vera e propria piattaforma tecnologica universale, in grado di supportare in modo decisivo la digitalizzazione della società futura
In principio era l’ETACS. Chi se le ricorda quelle ingombranti valigette o quei cellulari grandi come una scarpa? Quello che è accaduto dopo è storia relativamente recente. Si è passati al GSM nei primi anni ‘90 e via via, tra sigle più o meno incomprensibili come UMTS o GPRS, si è arrivati ai giorni nostri, attraverso le varie generazioni di telefonia mobile. Un percorso tecnologico che in pochi anni ci ha decisamente cambiato la vita. Oggi si inizia a parlare di 5G, con le prime campagne pubblicitarie sui media nazionali, che potrebbero indurci però a semplificare troppo l’argomento. Sbaglia infatti chi pensa che il 5G non sia altro che la naturale evoluzione del 4G in termini di velocità. Si rischia infatti di sottovalutare la portata di questa importante innovazione.
Vediamo perché.
Il punto centrale è che la rete 5G nelle intenzioni di chi l’ha voluta e progettata, deve avere delle caratteristiche tali da abilitare una reale trasformazione digitale nei Paesi che la implementeranno; velocità di trasmissione potenziali teoriche fino a 15/20Gbps; capacità di garantire alte prestazioni trasmissive ad un elevato numero di apparati smartphone ma anche di oggetti connessi senza la mediazione del Wi-Fi (internet delle cose); migliore copertura ed efficienza dei segnali radio che consenta anche agli oggetti interconnessi di muoversi ad alta velocità (fino a 500km/h) mantenendo buone prestazioni; bassa latenza del segnale. Quest’ultimo punto, poco comprensibile ai non addetti ai lavori è assolutamente cruciale invece per il successo di questa tecnologia. La latenza è definibile come il tempo che intercorre tra la trasmissione di un “pacchetto di dati” verso un “sistema” e la risposta di quest’ultimo. La latenza è quindi cosa diversa dalla velocità. Rappresenta infatti la “prontezza del sistema remoto nel reagire a degli input fornendo un output”. Ne sa qualcosa chi ha provato a giocare online trovandosi svantaggiato dalla latenza (si dice che il gioco “lagga” ovvero il nostro personaggio non è sincronizzato ai nostri gesti e si muove a scatti) oppure chi ha provato quel fastidioso ritardo nelle videochiamate o videoconferenze.
Il nostro amato smartphone sarà ancora comunque protagonista indiscusso di questo progresso tecnologico, se non altro per ragioni economiche: milioni di contratti dovranno infatti sopperire ai vertiginosi costi di implementazione di questa tecnologia
Questa “reattività” della rete 5G, unita alle altre caratteristiche già citate, è l’aspetto che più di altri crea i presupposti per molte reali innovazioni tecnologiche future o futuribili. Il motivo è molto semplice. Se un oggetto intelligente, fermo o in movimento che sia, ha la possibilità di comunicare in tempo quasi reale con potentissimi calcolatori attraverso la rete, non è necessario che tutte le informazioni e la capacità di elaborarle e memorizzarle risiedano a bordo dell’oggetto stesso. Un po’ come è successo nel Cloud Computing, ciò produce come minimo due effetti: l’abbattimento dei costi e l’aumento esponenziale delle potenzialità del singolo sistema. Facciamo un esempio. Immaginiamo di smontare gli assistenti vocali che ultimamente hanno conquistato un ruolo inaspettato nelle nostre case. Ebbene dentro il vostro Alexa o Google Home non troverete quasi nulla. Un piccolo circuito per fare funzionare la connessione Wi-Fi, lo stretto indispensabile per il governo dell’altoparlante/microfono e poco altro. Tutte la loro presunta ed apparente intelligenza fa riferimento a calcolatori e contenuti che risiedono in potenti data center da qualche parte nel mondo. La nostra voce viaggia fino a questi calcolatori e la risposta torna indietro. Poca intelligenza a bordo, quindi, lo stretto indispensabile per la trasmissione e ricezione di dati. Ciò aiuta a rendere gli oggetti economici ed accessibili a tutti. Allo stesso modo immaginiamo in uno scenario futuribile un mezzo pubblico su gomma a guida autonoma, connesso con diverse telecamere ad alta definizione, sensori di ogni tipo, che condivide dati ed informazioni ambientali con altri mezzi in movimento nella stessa area. Se fosse totalmente autosufficiente occorrerebbe dotarlo di apparecchiature potentissime che dovrebbero garantire elevati standard di sicurezza ed affidabilità. Improponibile. Trasmettendo invece in tempo pressoché reale tutto ciò che serve ad un calcolatore in cloud “di prossimità” tramite una rete 5G, potrà usufruire del coordinamento da parte di quest’ultimo, che sarà in grado anche di reagire a situazioni ambientali contingenti in pochissimi millisecondi mettendo a fattor comune le informazioni di tutti i mezzi in circolazione e di tutti i sensori ambientali disponibili nell’ambiente di riferimento.
La svolta del 5G sta nella bassa “latenza” del segnale che è cosa diversa dalla velocità: si tratta del tempo che intercorre tra la trasmissione di un “pacchetto di dati” verso un “sistema” e la risposta di quest’ultimo. Avete presente il fastidioso ritardo nelle videochiamate o videoconferenze?
In ambito industriale, ad esempio in Germania, sono già state realizzate fabbriche dove i macchinari ed i robot industriali sono connessi in real time, tramite un set di antenne e SIM private (aspetto importante previsto dallo standard 5G), a dei potenti calcolatori che li governano. Gli impianti possono fare a meno di reti fisiche cablate e di rischiose connessioni a reti pubbliche, ma soprattutto non hanno a bordo tutta la capacità di calcolo per il governo nelle macchine in quanto le stesse possono comunicare tra di loro e con i sistemi aziendali ad altissima velocità. Insomma, un ambiente che per certi versi è il paradiso della fabbrica 4.0, dove diversi siti produttivi possono ad esempio mettere a fattor comune software, dati di produzione, criticità e soluzioni praticamente in tempo reale, trasmettendo ai sistemi cloud principali solo i dati necessari e già elaborati grazie alle tecnologie 5G e al cosiddetto Edge Computing, ovvero della possibilità di fornire grandi capacità di calcolo in prossimità (non necessariamente fisica) di dove gli stessi vengono prodotti.
Venendo alle nostre esperienze quotidiane, c’è da scommetterci, il nostro amato smartphone sarà comunque ancora protagonista indiscusso di questo progresso tecnologico, se non altro per ragioni economiche: milioni di contratti dovranno infatti sopperire ai vertiginosi costi di implementazione di questa tecnologia. Possiamo immaginarci dunque videocomunicazioni di altissimo livello, app in grado di scambiare molte informazioni in tempo reale, esperienze di realtà aumentata entusiasmanti e probabilmente nuove modalità di gaming che sfrutteranno le caratteristiche della rete 5G. Il vero sviluppo però, avverrà senza dubbio nella comunicazione tra oggetti, tra macchine intelligenti. E’ certamente il caso delle Smart City, le città intelligenti, dove le tecnologie avanzate come il 5G possono mettersi al servizio delle politiche di innovazione ed ottimizzazione di infrastrutture pubbliche e private dedicate ai cittadini. Naturalmente non sarà l’elevata velocità trasmissiva a compiere il miracolo. Sono già molte le innovazioni piccole e grandi che si potrebbero realizzare con gli strumenti di cui disponiamo da anni, ma che rimangono comunque lettera morta, nonostante gli enormi benefici che potrebbero portare. Le peculiari capacità del 5G potranno certamente abitare progetti innovativi legati alla pubblica sicurezza, trasporto di merci e persone, viabilità intelligente, realtà aumentata al servizio del turismo.
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