105 anni di Pro Patria
La nascita nel 1919, nel primo dopoguerra. La scalata verso la serie A, dove ha giocato in totale 12 stagioni. I ricordi (ancora amari) dell’arrivo di Kubala che mai riuscì a scendere in
La nascita nel 1919, nel primo dopoguerra. La scalata verso la serie A, dove ha giocato in totale 12 stagioni. I ricordi (ancora amari) dell’arrivo di Kubala che mai riuscì a scendere in campo per una partita ufficiale. Gli alti e bassi, fino ai giorni nostri e l’obiettivo salvezza da centrare quest’anno. Quella dei Tigrotti di Busto Arsizio non è solo una storia calcistica che ha superato abbondantemente il secolo. È una sorta di epopea, con tanto di museo per celebrarla
Un momento difficile, gli anni del primo dopoguerra. Ferite da rimarginare e umore da risollevare, tra l’oscurità del periodo appena passato, ma un futuro ancora tutto da scrivere. È il 1919 e la guerra, oltre ai danni morali e sociali, ha creato vuoti all’interno delle comunità e del movimento sportivo. C’è voglia di rivincita, tanta, e c’è bisogno di unità, coesione e di appartenere a qualcosa. Anche a Busto Arsizio. È in questo contesto di rinascita che esponenti delle diverse realtà calcistiche della città, decidono di unire le forze per creare una società che possa rappresentarli tutti. Così, il 26 febbraio 1919, nasce ufficialmente l’Unione degli Sport Bustesi, Pro Patria et Libertate 1881 sezione calcio che in un’unica realtà racchiude le ambizioni di Aurora, Victoria, Unione Sport e Juventus. Obiettivo: legare l’esigenza della costruzione di un percorso comune alla voglia di ricominciare, sempre guidati dalla passione. La stessa che ancora oggi caratterizza il mondo della Pro Patria calcio che compie quest’anno i 105 anni di storia. Una maglia che è epopea sin dalla scelta dei colori. “Particolarità della nostra squadra di calcio – racconta Andrea Fazzari, Presidente del Pro Patria Museum – sono le righe orizzontali bianco e blu. Questo tipo di maglia è un unicum nel panorama del calcio italiano, un richiamo forte alle radici ginniche della società con cui l’anima del pallone condivide gli albori. Infatti, nella compagine delle organizzazioni che componevano l’allora nascente Pro Patria era presente anche la Pro Patria 1881, sempre nei primi posti per il campo della ginnastica. Le linee bianco e blu derivano da lì e sono ancora oggi il nostro tratto distintivo”.
Parte ufficialmente così una storia di tenacia e passione che dura da oltre un secolo. Radici comuni, quelle tra calcio e ginnastica che si fanno presente, non solo nella maglia, ma anche nel nome dello stadio dove la Pro Patria ancora oggi gioca le sue partite: “Carlo Speroni”. In ricordo del mezzofondista olimpico bustocco della Società Ginnastica Pro Patria et Libertate. I primi anni che seguono alla fondazione sono di rodaggio, necessari a trovare la giusta coesione per la squadra. I primi successi, infatti, iniziano ad arrivare 10 anni dopo con la conquista nel 1929 di un posto nella Serie A, la Pro Patria riesce a svolgere tre stagioni di fila. È in quegli anni, fatti di successi, che i giocatori diventano ufficialmente “i Tigrotti” di Busto Arsizio, soprannominati così nel 1931 dal giornalista sportivo Bruno Roghi, rimasto impressionato durante una partita dalla grinta e dalla foga agonistica dei calciatori bustocchi. Dopo la retrocessione in Serie B nel 1933, la squadra vive un lungo periodo di alti e bassi, fino al secondo dopoguerra. Nel 1947, finalmente, la Pro Patria mette a segno il ritorno in Serie A. In totale saranno ben 12 le stagioni che la squadra bustocca giocherà nella massima serie, con il culmine del successo, con la Presidenza di Peppino Cerana, sotto la quale il team militerà in serie A fino al 1955-1956.
L’ingaggio Ladislao Kubala fu, per quell’epoca, come una sorta di arrivo a Busto Arsizio di Cristiano Ronaldo. Purtroppo, l’ungherese fu squalificato dalla Fifa per aver oltrepassato la Cortina di Ferro e a nulla servirono i tentativi di sanatoria da parte della società
“Una particolarità di quegli anni – continua il racconto di Andrea Fazzari – è stato l’ingaggio dell’ungherese Ladislao Kubala, una sorta di Cristiano Ronaldo per quell’epoca. Purtroppo, fu squalificato dalla Fifa per aver oltrepassato la Cortina di Ferro e a nulla servirono i tentativi di sanatoria da parte della società. Non fece mai partite ufficiali, ma solo amichevoli. La squadra decise poi di venderlo al Barcellona che sicuramente aveva più peso politico in ambito federale europeo. Dopo il passaggio in Spagna, la squalifica infatti venne cancellata e Kubala divenne uno degli attaccanti più forti al mondo. Un giocatore che ha lasciato un’impronta indelebile”. Ancora oggi, nel ricordo dei tifosi bustocchi, c’è il senso della grande occasione perduta. Da lì in poi seguono diversi momenti in Serie B e in Serie C, con il punto più basso in Eccellenza nel 1992. Nel 2018, grazie anche alla presidenza di Patrizia Testa, la squadra riesce a tornare in serie C. “Essere qui oggi dopo 105 anni e una storia nata agli inizi del secolo scorso – racconta Testa – è un grande orgoglio, anche se ovviamente c’è l’ambizione di andare oltre i ricordi e il limite della categoria nella quale oggi giochiamo. Nel mio ruolo cerco di veicolare i principi dello sport sano, soprattutto per i giovani, che possono trovare nell’attività agonistica una valvola di sfogo e valori nei quali riconoscersi e crescere”.
Oltre al rapporto con le nuove generazioni, la Pro Patria ha saputo mantenere viva anche la sua identità e il legame con la comunità attraverso iniziative come la creazione di un museo dedicato alla propria storia. Quel Pro Patria Museum, inaugurato nel 2014 e nato grazie al patrimonio di una tifoseria di appassionati che negli anni ha raccolto e condiviso veri e propri cimeli della squadra, dalle figurine da collezione alle magliette più rare. “Le storie dei calciatori – spiega Riccardo Colombo, allenatore ed ex-giocatore della Pro Patria – possono insegnare il valore del sacrifico. Conoscere e raccontare il passato ci permette di capire l’importanza del contesto sportivo che rappresentiamo. È fondamentale dare importanza alle persone che hanno contribuito a rendere i colori di questa squadra una parte importante della storia del calcio italiano”. Il futuro della Pro Patria è ancora tutto da definire, ma le basi sono solide: una grande storia, la passione e, soprattutto, il senso di comunità e partecipazione di una tifoseria sempre pronta a sostenere la maglia bianca e blu. Queste le certezze su cui la società bustocca può contare nella costruzione delle prossime tappe di un’epopea che continua. A partire dall’obiettivo dichiarato per quest’anno: la salvezza. Poi si vedrà.