Varese is Magic

Si chiama Mattia Oneto, ha 23 anni, studia Ingegneria Gestionale, è varesino e da maggio di quest’anno è il campione mondiale online del popolarissimo gioco di carte che da anni m

Si chiama Mattia Oneto, ha 23 anni, studia Ingegneria Gestionale, è varesino e da maggio di quest’anno è il campione mondiale online del popolarissimo gioco di carte che da anni mette alla prova i più giovani con maghi, stregonerie e incantesimi

E’ un varesino, Mattia Oneto, il campione mondiale online del popolarissimo gioco di carte Magic: lo è diventato battendo, il 19 maggio scorso, l’americano Kenji Egashira, nella finale del campionato di Magic Online che si è tenuta a Seattle, USA, nella sede della Wizards, la società che produce in tutto il mondo il notissimo gioco di carte. Mattia, 23 anni, ha frequentato il Liceo Scientifico “G. Ferraris” di Varese e ora studia Ingegneria Gestionale al Politecnico. Al gioco di carte, che si può disputare dal vivo o online e che unisce due o tre generazioni di ragazzi, è arrivato giovanissimo: “Ho cominciato a giocare a 13 anni all’oratorio, insieme ai miei amici – spiega -. Poi ho iniziato a fare tornei, prima a Varese e poi a Milano, conoscendo molti altri ragazzi con la mia stessa passione; il mio account di Magic online l’ho creato proprio per giocare con chi non potevo incontrare spesso di persona. Ed è con quell’account che ho vinto il campionato online”.Per arrivarci, il percorso è stato a tappe: “Per prima cosa ho dovuto fare un torneo online da casa, dove passano circa il 10% dei giocatori. Successivamente ho giocato un altro torneo con i concorrenti rimasti (eravamo circa 350) che qualificava i due finalisti alla finale a Seattle. Ce l’ho fatta, e ho partecipato a quest’ultima tra i 24 finalisti. E alla fine ho vinto io”.

Un successo che gli ha aperto l’incredibile mondo dei giocatori online: “Dopo la vittoria, ho giocato un torneo a Barcellona, uno a Ghent e uno a Richmond. Barcellona e Richmond erano tornei prestigiosi, e devo dire che sono andati abbastanza bene: a Barcellona sono arrivato 59esimo, mentre a Richmond sono arrivato 43esimo, su circa 500 partecipanti ogni gara. Questo significa che ho ricevuto 1.000 dollari di premio nel primo e 1.500 nel secondo. In aggiunta c’è un sistema professionistico a punteggio, che concede ai più bravi agevolazioni a partecipare e somme di denaro (nel mio caso, 3.000 dollari e il volo per entrambi i tornei). Da quest’anno hanno aggiunto uno stipendio fisso per i primi 32 del mondo: si parla di 75.000 dollari all’anno. Io non ho nessuno stipendio, semplicemente ho raggiunto un certo status che mi garantisce degli inviti ad alcuni dei tornei più prestigiosi, e ricevo dei soldi se partecipo. Ma ci sono molte persone che giocano in maniera professionale: adesso per esempio va molto di moda fare streaming su Twitch, che permette di arrotondare le vincite dei tornei”.

Cos’è Twitch? Presto detto: “È un sito di streaming di proprietà di Amazon dove vengono trasmessi i principali eventi di eSports, cioè le gare di chi gioca a videogiochi a livello competitivo o professionale. Lì è possibile decidere di trasmettere in streaming le proprie partite da casa ogni giorno. Il sito, durante la trasmissione fa vedere delle pubblicità a chi si connette per guardare le partite e poi dà una percentuale di esse allo streamer, che così guadagna. Inoltre, molta gente può fare donazioni spontanee ai giocatori: ce ne sono alcuni, tra i più seguiti, che guadagnano milioni ogni anno”.

“Ho cominciato a giocare a 13 anni all’oratorio, insieme ai miei amici, poi ho iniziato a fare tornei, prima a Varese e poi a Milano, conoscendo molti altri ragazzi con la mia stessa passione”

Mattia non affronta questo periodo da professionista: sta ancora studiando e il professionismo nel gioco online non è nei suoi pensieri. Ma quello che sta vivendo ora non è tempo perso. “Io studio Ingegneria Gestionale al Politecnico a Milano; sono all’ultimo anno della laurea magistrale con specializzazione Digital Business e mi piacerebbe lavorare in azienda – spiega infatti il campione -. Il fatto di giocare a livello competitivo lo vedo più che altro come qualcosa di divertente che amplia il mio network e mi lascia molte hard skill e soft skill che all’università non potrei imparare, ma non cercherò di farne la mia professione perché penso che sarebbe pesante giocare per 8/10 ore al giorno come molta gente già fa”.

Un’esperienza, dunque, che sta dando a Mattia competenze preziose da poter spendere in un futuro professionale: “Per quanto riguarda le hard skills la prima cosa, anche un po’ banale, è che, essendo un gioco di carte, probabilità e statistica sono all’ordine del giorno. Più interessante è stato vedere come molti argomenti che ho studiato si applichino al gioco: in particolare, poiché si tratta di un gioco fatto di decisioni su come spendere risorse, un po’ come gli scacchi, ogni pezzo è una risorsa e ogni mossa è una decisione. Diverse situazioni nel gioco si possono ricondurre direttamente alla Teoria dei giochi di Nash, che si studia in quasi tutti i corsi di gestione aziendale a livello universitario. Un altro aspetto interessante a mio avviso è la mentalità del Lean management, che si può applicare spesso nel gioco; ci sono dei casi infatti in cui è opportuno essere orientati al risultato e altri casi in cui è opportuno concentrarsi solo sul giocare la partita in maniera perfetta e accettare la ‘varianza’ (in pratica la fortuna) delle carte pescate, che può favorirti o meno. Stessa cosa capita in fabbrica, soprattutto per quelle che sono gestite con Lean management; in molti casi il risultato finale dipende solo in parte da come è gestito il lavoro e dipende molto da fattori esterni. È importante capire quando si ha lavorato bene o male a prescindere dal risultato finale; ed è possibile che quest’ultimo sia ottimo ma che ci siano molte inefficienze nel processo che vanno corrette. O, al contrario, è possibile che il risultato finale sia terribile nonostante l’azienda abbia fatto del suo meglio. Per quanto riguarda le soft skills, sicuramente il fatto di interagire con persone con background e culture diverse è rilevante (ho conosciuto gente da tutto il mondo: cinesi, giapponesi, indiani, americani) ma è anche importante il fatto di saper fare delle scelte in un tempo limitato e sotto pressione, come capita di fare durante un torneo. Tutte cose che ho potuto mettere in pratica proprio facendo quest’esperienza”. 

Come si gioca a “Magic”

Il nome esatto è “Magic: The Gathering” (Magic: l’Adunanza). È un gioco di carte, anche online, ambientato in un universo immaginario, chiamato Dominia. Ogni carta rappresenta avvenimenti, personaggi e luoghi di una intricata storia. Il giocatore è, in pratica, un mago che attraverso il proprio mazzo di carte ha a disposizione creature, incantesimi, stregonerie, artefatti e magie per sconfiggere un altro mago o altri maghi. Esistono varie versioni del gioco, ognuna delle quali ha regole diverse. È considerato il più importante gioco di carte collezionabili al mondo. È stato creato nel 1993 dal matematico Richard Garfield.

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