Una piccola chiesa
La chiesa di San Pietro in Silvis ha origini medioevali che risalgono al 1000-1100. Alcuni studiosi hanno ipotizzato la presenza di una cappella preesistente alla chiesetta romanica, vicina al primo c
La chiesa di San Pietro in Silvis ha origini medioevali che risalgono al 1000-1100. Alcuni studiosi hanno ipotizzato la presenza di una cappella preesistente alla chiesetta romanica, vicina al primo cimitero del paese, di cui sono stati trovati alcuni resti di sepolture. È stata chiamata in silvis perché costruita in collina, lontano dal borgo abitato, sulla strada che anticamente conduceva a Varese. Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, l’edificio sacro viene alzato e prolungato, assumendo le proporzioni attuali. La navata, ad aula unica, diventa rettangolare, come l’abside, che da semicircolare assume forma quadrata. Accanto a quest’ultima viene costruita la sacrestia. A tale fase di ampliamento risale l’edificazione del piccolo campanile ed è collocabile la grande campagna decorativa alla quale appartiene la maggior parte degli affreschi conservati al suo interno.
In questo numero l’antica parrocchiale di Induno Olona, San Pietro in Silvis
La chiesa presenta caratteristiche dello stile romanico unite ad alcune aggiunte successive. In facciata, le due monofore e la portina di ingresso alla piccola chiesa romanica coesistono con il più ampio portale e l’oculo rinascimentali; nella parte a sinistra i resti di un grande affresco raffigurante la Madonna con Bambino e Santi (Cristoforo protettore dei viandanti, Rocco della peste ed un santo vescovo). Il parametro murario testimonia una costruzione realizzata con pietre, ciottoli e malte rigate. Rimangono tracce di una serie di archetti pensili in pietra sull’intonaco lungo il lato meridionale dell’edificio. La pianta della chiesa romanica è visibile grazie alla disposizione della pavimentazione.
GLI AFFRESCHI
La parete meridionale della chiesa custodisce molte rappresentazioni ad affresco realizzate in un arco di tempo che va dal 1300 al 1500. Entrando in chiesa, il visitatore può ammirare a destra l’Adorazione dei magi seguita da una Sant’ Elena in abiti regali e corona che tiene il suo attributo iconografico, la croce. Successivamente un affresco di notevole qualità e dimensione, una Madonna con Santi e donatori che riporta la data 1376 dipinta sull’intonaco. L’opera è abbellita da punzonature sulle aureole ed i colori tenui degli abiti dei personaggi esprimono l’eleganza di un gusto gotico cortese ben conosciuto dal frescante e dalla committenza. Segue la Madonna del Latte e due santi. Questa parete della piccola chiesa romanica venne completata tra Trecento e Quattrocento con la rappresentazione di Sant’Antonio Abate. Il santo presenta purtroppo una superficie molto abrasa a causa della caduta di pellicola pittorica. In seguito all’ampliamento rinascimentale, durante i primi decenni del XV secolo vennero affrescate una teoria di santi (Stefano, Agata, Vittore e Biagio) ed una Madonna col bambino.
San Pietro in Silvis è uno degli edifici di culto più antichi della Valceresio
La Crocifissione, sempre cinquecentesca, decora la parete di fondo dell’abside: sullo sfondo di una Gerusalemme turrita, Cristo in punto di morte è al centro, affiancato dai ladroni ed in cielo volano gli angeli che raccolgono il sangue che esce dalle ferite. In primo piano, ai piedi della croce, San Pietro con la chiave e San Paolo con la spada, dietro i soldati a cavallo che reggono vessilli. Sull’arco santo sono rappresentati, a destra, una Madonna con Bambino, Santi e Gesù morto tra Maria e San Giovanni Evangelista, a sinistra, San Martino a cavallo che dona il mantello al povero. Questi affreschi si trovavano sopra gli altari dedicati alla Madonna e a San Martino, i quali un tempo erano collocati a ridosso dell’arco. Altri affreschi corrono lungo la parete settentrionale: entro una cornice illusionistica decorata la Madonna di Loreto, di seguito le Nozze mistiche di Santa Caterina d’Alessandria e San Rocco. Qui sono appese due tele con San Pietro ed il Filosofo. Il primo dipinto è databile intorno alla metà del Seicento, e si può ritenere opera di un artista che apparteneva alla bottega del Vermiglio, il secondo, invece, è attribuibile ad un pittore molto vicino al ticinese Giuseppe Antonio Petrini, se non realizzazione dell’artista stesso.