Una filiera dell’idrogeno in costruzione
A che punto è la provincia di Varese in tema di produzione ed utilizzo di idrogeno? Come viene impiegato il primo e più leggero elemento della tavola periodica nell’industria vare
A che punto è la provincia di Varese in tema di produzione ed utilizzo di idrogeno? Come viene impiegato il primo e più leggero elemento della tavola periodica nell’industria varesina? Le aziende all’ombra delle Prealpi sono hydrogen ready? Ecco le esperienze ed i progetti di tre realtà: Interfluid di Gallarate, F2N Green Hydrogen di Varese e Tenova
di Castellanza. Tra innovazione e tanto ancora da fare
Un’impresa che da oltre 40 anni si occupa di automazione industriale, anche a livello internazionale. Una startup innovativa di recente fondazione, animata dalla passione di una manciata di persone appena. Un’azienda technological provider per soluzioni e impianti nell’ambito dei metalli, dell’acciaio e dell’alluminio. Cos’hanno in comune queste tre diverse realtà industriali della provincia di Varese? L’idrogeno. C’è chi lo produce o contribuisce a produrlo e chi, invece, vorrebbe diventarne utilizzatore nel breve periodo. Ecco le sfide, le opportunità di crescita e i progetti portati avanti, in ambito idrogeno, da Interfluid Srl di Gallarate, F2N Green Hydrogen Srl di Varese e Tenova Spa di Castellanza. Tra progettualità innovative e qualche perplessità.
Interfluid
“Dal 1979 ci occupiamo di componentistica pneumatica ed oleodinamica. Nel 2007 ci siamo specializzati nella progettazione e realizzazione di sistemi per effettuare collaudi e unità di generazione di alta pressione, dedicati a clienti del settore Oil&Gas, automotive e aerospace. Competenze che ci sono tornate utili proprio nel mondo dell’idrogeno, nel quale, all’interno della filiera, ci occupiamo di fornire soluzioni di progettazione e componenti per il piping (sistema di tubazioni, ndr.), il controllo e la sicurezza dei sistemi”.
A parlare è Giampaolo Sala, Managing Director di Interfluid che, attualmente, è in grado di fornire specifica consulenza tecnica sull’idrogeno, nonché i componenti necessari ai vari processi, anche grazie a partnership americane e svizzere con cui l’impresa gallaratese ha portato avanti, negli anni, importanti progettualità. Non da ultima una realizzata insieme a Rina, capofila del progetto TH2ICINO di cui Confindustria Varese è partner. “Ci è stato chiesto di collaborare ad un progetto per portare l’idrogeno a 1.000 Bar per specifici collaudi: siamo stati gli unici ad accettare questa proposta. Grazie ad una pluriennale esperienza nel campo dell’alta pressione, i nostri partner ci hanno seguito e così siamo riusciti a realizzare un impianto con queste caratteristiche, che viene utilizzato tuttora: è stato il primo di questo tipo in Italia e uno tra i primi in Europa”, precisa Sala. Interfluid è stata, inoltre, tra i promotori di uno studio sullo stato dell’arte dell’idrogeno in Italia, realizzato dalla LIUC Business School. “Ci è stato utile per capire come fosse costituita la filiera dell’idrogeno – aggiunge il Managing Director aziendale –. Era per noi fondamentale comprendere a chi rivolgerci e a chi potesse tornare utile, anche a livello europeo, il nostro know-how”.
F2N Green Hydrogen
Da chi produce componenti e fornisce consulenza a chi si occupa di fare ricerca, sviluppo, progettazione e prototipazione di prodotti legati alla produzione di stack per “green hydrogen”. Un passo indietro è d’obbligo: quando si parla di stack, si intende il reattore, cuore di un impianto di generazione di idrogeno per elettrolisi. Questo il progetto che porta avanti la startup innovativa con sede a Varese F2N Green Hydrogen nata appena un anno fa, con lo scopo di sviluppare, ingegnerizzare, produrre e commercializzare, anche a livello internazionale, stack per impianti di elettrolisi medio-grandi alimentati da fonti rinnovabili, per la produzione di idrogeno “verde” su grande scala. Come racconta il Presidente e Amministrare Delegato, Francesco Massari: “Attualmente siamo nella fase iniziale di sviluppo e validazione di un’idea da proporre al mercato. In sostanza il nostro prodotto è un facilitatore di filiera, ovvero un componente a valore aggiunto in grado di compensare il gap tecnologico presente nella filiera dell’elettrolisi, impiegata per produrre idrogeno dall’acqua. La nostra visione è di supportare efficacemente la transizione energetica e l’obiettivo net zero, consentendo l’utilizzo dell’idrogeno verde sia come vettore energetico sia come molecola a valore per un’economia sostenibile”.
Grazie a finanziatori esterni, F2N Green Hydrogen è riuscita a realizzare un prototipo di stack ed un impianto per collaudarlo con una potenza di 500kW, in grado di produrre 200 kg al giorno di idrogeno. “Entro la fine dell’anno – prosegue Massari – dovremmo completare la fase di collaudo e caratterizzazione del reattore per poter iniziare con la commercializzazione. Inoltre, per il 2024 prevediamo un insediamento produttivo in zona Varese, per avviare la produzione di questo prodotto proprio qui”. Ma quando si parla di filiera dell’idrogeno, l’Italia, come è posizionata? A detta dell’Ad della startup varesina c’è ancora molto da fare: “Sono molti, a livello globale, i progetti sull’idrogeno e tanti, nel corso degli anni, sono stati gli annunci ma pochi i programmi scaricati a terra. Da qui nasce l’idea di fare qualcosa di concreto. Noi proponiamo un prodotto finito e su questo possiamo ragionare. Qui intorno, partendo da Varese fino ad arrivare a Milano, sono presenti utilizzatori di peso, grandi player che possono avviare attività e ragionare sull’utilizzo concreto dell’idrogeno”.
Tenova
Verrebbe da porsi una domanda o forse anche due: tutto questo idrogeno, dopo essere stato generato, a chi servirà? Un esempio di processi e prodotti hydrogen ready, ovvero già pronti a impiegare idrogeno, sono quelli di Tenova, multinazionale con sede principale a Castellanza che fornisce soluzioni e impianti per l’industria metallurgica, come ad esempio i produttori di acciaio e alluminio.
“Da sempre Tenova crede nella sostenibilità e investe per concretizzate i suoi principi nelle tecnologie che sviluppa e nei suoi processi produttivi – racconta il Direttore Ricerca e Sviluppo, Enrico Malfa –. Il settore siderurgico, che noi serviamo, emette circa il 7% dell’anidride carbonica al mondo ogni anno. Per ottenere riduzioni importanti e significative, le strade sono diverse. Una di queste è ridurre l’uso dei combustibili fossili, fino a sostituirli completamente nei processi di produzione, per esempio sostituendo il carbone con le biomasse e il gas naturale con l’idrogeno. Per essere sostenibili le tecnologie che proponiamo mirano, innanzi tutto, a essere sufficientemente flessibili da abilitare la trasformazione energetica in corso e contenere gli effetti globali dovuti alle emissioni di anidride carbonica grazie all’impiego graduale di idrogeno, consentendo quindi di salvaguardare gli investimenti. Inoltre, puntiamo a non aumentare altre emissioni che hanno un impatto locale. Un esempio possono essere i sistemi di combustione che utilizzano idrogeno, che, se non opportunamente progettati, provocano un aumento delle emissioni di ossidi di azoto. Siamo sostanzialmente alla costante ricerca di un bilanciamento che risulti sempre a favore della sostenibilità nella sua declinazione completa: ambiente, persone ed economia”.
Attualmente Tenova si sta muovendo su due fronti paralleli per quanto riguarda l’uso del primo e più leggero elemento chimico della tavola periodica. “Abbiamo collaborazioni in corso che stanno dimostrando la possibilità di aumentare la percentuale di idrogeno che i nostri processi possono utilizzare, insieme o in sostituzione del gas naturale, per la produzione di metalli. Il processo ENERGIRON®, sviluppato in collaborazione con Danieli, opera con il 100% di idrogeno nei progetti HYBRIT in Svezia e SALCOS in Germania, tra i principali in cui Tenova è coinvolta per la costruzione di impianti hydrogen ready in Europa e nel mondo. Un’altra tecnologia su cui stiamo lavorando riguarda la parte a valle della produzione di acciaio liquido, ovvero i forni di riscaldo e di trattamento che utilizzavano sistemi di combustione basati su combustibili gassosi di origine fossile metano, quali gas naturale o gas di recupero dei processi siderurgici. La tecnologia sviluppata da Tenova e basata sul concetto di combustione flameless permette già oggi di poter utilizzare il 100% di idrogeno. Al momento quindi, per il settore metallurgico, la vera difficoltà è la scarsa disponibilità di questo vettore energetico, possibilmente verde, ossia prodotto da fonti rinnovabili, che per queste applicazioni serve in quantità elevate e a costi sostenibili”, spiega infine Malfa.