Sviluppiamo il progresso
Quanto è inclusiva Varese? È questa la domanda che pone l’articolo di apertura del primo numero dell’anno di Varesefocus, a cui segue tutta un’analisi di dati, classifi
Quanto è inclusiva Varese? È questa la domanda che pone l’articolo di apertura del primo numero dell’anno di Varesefocus, a cui segue tutta un’analisi di dati, classifiche sulla qualità della vita e sul progresso sociale del nostro territorio e il racconto di alcune storie che
aiutano a fotografare la situazione su questo importante fronte di costruzione di un benessere ampiamente inteso e che vede protagoniste imprese, cooperative sociali, enti pubblici, istituzioni, associazioni sportive del territorio, musei, Università. Storie accomunate dall’intento di includere nella vita economica e nella quotidianità delle nostre comunità locali tutte le componenti della società.
Non abbiamo la pretesa di dare una risposta definitiva e perentoria alla domanda di partenza. L’intento di questa edizione del nostro magazine è semmai quello di offrire spunti di riflessione e andare alla scoperta di casi concreti di inclusione volti a costruire un territorio al passo con la modernità e in grado di creare modelli per una nuova civiltà di cui abbiamo estremamente bisogno. Sì, di civiltà. Qui non è questione di seguire il main stream del politicamente corretto, ma di dar vita ad una società giusta. Punto. In grado di garantire spazi e opportunità di realizzazione per ogni persona. In ogni ambito. Nel lavoro, nello studio, nella fruizione della cultura, nello sport. E nei confronti di ogni diversità (ammesso che questo termine abbia mai avuto un senso, diverso da chi?). E in grado di cancellare ogni forma di emarginazione, anche quelle che coinvolgono non solo le cosiddette minoranze, ma anche quelle fasce della società, in forte crescita, per esempio demografica, come la terza età, che rischiano un’emarginazione fatta di indifferenza verso bisogni specifici.
È ciò di cui parliamo in queste pagine. Cercando di affrontare l’argomento dal punto di vista dello stato sull’eguaglianza di genere. Della capacità di coinvolgimento dei giovani nella vita economica e sociale. Così come dei disabili o degli stranieri. Della necessità, nonché opportunità, di offrire spazi di reinserimento ai detenuti attraverso opportunità concrete di impiego. Cito l’intervista che ci ha rilasciato il Prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello: “Non possiamo perderne neanche uno”.
C’è tutto un mondo in fermento. Non ultimo quello delle imprese. Molti i progetti che stanno nascendo in tante aziende del territorio. Non possiamo né illuderci, né nasconderci dietro un dito. I casi che raccontiamo non rappresentano tutto lo scenario. Ma non sono più nemmeno delle eccezioni. Spesso, anzi, sono delle punte avanzate di un rinascimento civico che stanno diventando sempre più numerose e che stanno aprendo la strada a un crescente movimento di contrasto alle, ancora troppe e ancora troppo presenti, varie forme di emarginazione che frenano il vero progresso di cui abbiamo bisogno. Quello in cui ognuno possa contribuire, indipendente dalla propria diversità (ciascuno, nessuno escluso ha la sua), allo sviluppo del nostro territorio. Perché non può esserci progresso senza sviluppo. Ma nemmeno lo sviluppo ha oggi più alcun senso senza il reale progresso sociale e morale di una comunità.
In questo processo, se vogliamo, evolutivo della società a cui siamo chiamati, l’inclusione è un elemento imprescindibile. Anzi, una vera e propria precondizione, da non dare per scontata. Soprattutto se lo sviluppo tecnologico rischia di farci fare passi indietro nel delicato progresso sociale. Cosa accadrebbe, per esempio, se alcune derive discriminatorie si infiltrassero (per colpa dei pregiudizi dei suoi “addestratori”) nei meandri dell’Intelligenza Artificiale? In questa edizione di Varesefocus proviamo a dare una risposta anche a questa domanda.