Sul ghiaccio varesino arriva il curling
Nata come costola dell’Hockey Club Varese, la società voluta dagli sportivi Errico Mazzacane e Davide Quilici, insieme al direttore tecnico e allenatore Alberto Arienti, è ora pro
Nata come costola dell’Hockey Club Varese, la società voluta dagli sportivi Errico Mazzacane e Davide Quilici, insieme al direttore tecnico e allenatore Alberto Arienti, è ora pronta a scendere in pista e far conoscere una disciplina nuova ed inesplorata nel Varesotto. Dopo lo stop causato dalla pandemia da Covid-19 e i lavori al PalaAlbani, il variegato panorama “on ice” si arricchisce, quindi, di un nuovo “folle” progetto sportivo
Errico Mazzacane e Davide Quilici, una vita (sportiva) nell’hockey e in particolare “sul ghiaccio” del Palazzetto di via Albani. E ora, dopo aver lasciato mazze, dischi, caschi e protezioni i due sono pronti a scrivere un nuovo capitolo e così arricchire il variegato panorama “on ice” con una disciplina nuova ed inesplorata in terra, anzi, sul ghiaccio varesino. Colori biancorossi, differenti da quelli storici dell’hockey, ma identici a quelli della città; una quindicina di tesserati, due serie delle costosissime stone e un direttore tecnico e allenatore, Alberto Arienti, che si è innamorato di questo “folle” ma bellissimo progetto ai piedi del Sacro Monte e ha deciso di lasciare una società strutturata per costruirne una vincente qui a Varese. Per ora, e non è poco, questo è il Curling Varese (nome della società), una costola della “casa madre”, ovvero dell’Hockey Club Varese.
Insomma, bisogna ancora pattinare moltissimo per raggiungere i livelli di realtà, anche italiane, con alle spalle più storia, maggior tradizione e parecchi trofei in bacheca. Nel panorama nazionale il curling trova le sue radici in Alto Adige. In Lombardia la punta avanzata del movimento è a Bormio. Varese è l’ultima arrivata ed è già in competizione con Milano. E segnali positivi stanno arrivando da Bergamo e dalla vicina Como dove, ancora non ci sono società strutturate, ma sta crescendo l’interesse e la voglia di provarci. Certo se ci fossero due visionari come Mazzacane e Quilici in salsa bergamasca e comasca le società sarebbero già “in pista”. “E pensare che io non ho mai pattinato sul ghiaccio – racconta Mazzacane, Vicepresidente della società di curling, tornando al Curling Varese –. Eppure, amo questo mondo da sempre. Mi sono avvicinato all’hockey per seguire mio nipote Salvatore Sorrenti. È stato lui a portare in casa l’amore per pattini con le lame, mazze e disco. I miei figli hanno deciso di seguire l’esempio del cugino e così io ho iniziato a entrare in società come dirigente. Ho vissuto le ultime stagioni del grande hockey a Varese, ma anche gli anni bui. E sono uno dei soci fondatori della Cooperativa che, possiamo dire, ha salvato questo sport in città”.
Un paio di anni fa però la passione di Mazzacane “scivola” verso il curling. “A stuzzicarmi – dice – è stato Quilici, il Presidente. È lui che ha lanciato la sfida e devo dire che i due anni di pandemia e lo stop del palazzetto per i lavori hanno frenato questo progetto. Appena siamo partiti, infatti, più di cinquanta persone si sono avvicinate e hanno iniziato a provare a giocare a curling”. Il lungo e forzato stop ha un po’ bloccato l’attività sul ghiaccio ma non ha arrestato la costruzione della società. “Sappiamo cosa fare quando si parte da zero – continua Mazzacane – e il primo tassello da sistemare è stato quello di trovare un allenatore. Non semplice per una società appena nata e con tutto fermo. Però crediamo che il nostro progetto possa crescere e con noi ci crede Alberto Arienti, ex giocatore e tecnico a Milano, che ha deciso di scommettere su questo neonato progetto insieme a noi”.
Finita l’emergenza Covid-19 e con il PalaAlbani rinnovato e riaperto, il Curling Varese è di nuovo sceso sul ghiaccio. Ora conta 14 atleti tesserati che partecipano ai vari campionati, una squadra iscritta alla serie B femminile e una maschile di serie C. “Ma il nostro pallino sono i giovani – rilancia il Vicepresidente –. Due sono gli obiettivi che ci siamo prefissati: il primo è dare vita a un settore giovanile forte e il secondo è ‘formare’ un campione che possa andare alle Olimpiadi”. Fatta la società, trovato l’allenatore, schierate due squadre e con la possibilità di avere a disposizione due campi gara nel gioiellino di via Albani, ora bisogna lavorare sulla comunicazione. Il curling, infatti, alle latitudini nostrane, è percepito come sport più utile alla socializzazione che alla competizione. E solo le ultime imprese azzurre hanno scaldato i cuori e iniziato ad abbattere i pregiudizi. “In molti – racconta Mazzacane – pensano al curling come se si trattasse del gioco delle bocce ma su ghiaccio. In realtà non è esattamente così e chi si avvicina a questa disciplina da neofita percepisce al volo la differenza e il fatto che si tratta di uno sport vero e proprio”.
La strada è ancora lunga da percorrere, ma oltre alle ambizioni non mancano i risultati raggiunti. Anche in termini di attrezzature a disposizione degli atleti del Curling Varese. Le mitiche stone, infatti, ovvero gli strani oggetti impiegati sui campi e più simili a un ferro da stiro che a una boccia, sono infatti costosissime. Basti pensare che per disputare una partita ne occorrono 16 e che ogni set costa attorno agli 8mila euro. “Più la società cresce – spiega il Vicepresidente – e più set servono. Noi ne abbiamo due in dotazione e puntiamo a raddoppiare l’attrezzatura nel giro di pochissimo tempo. E anche qui, possiamo parlare di impresa, perché la società si autofinanzia, anche se qualche sostenitore l’abbiamo. E anche in questo caso chi ha deciso di aiutarci economicamente l’ha fatto dopo aver sposato lo spirito sportivo di questo sport, ma anche l’atmosfera che fino a questo momento siamo riusciti a costruire attorno al Curling Varese”.