Strategie per un turismo sostenibile
Il 14% dei rifiuti globali deriva dall’attività turistica. Da una ricerca svolta dalla LIUC – Università Cattaneo emerge quanto sia importante, se non indispensabile, invest
Il 14% dei rifiuti globali deriva dall’attività turistica. Da una ricerca svolta dalla LIUC – Università Cattaneo emerge quanto sia importante, se non indispensabile, investire, velocemente, nella sostenibilità anche in questo settore. Servono nuove idee. Distribuire i turisti durante tutto l’anno per evitare il sovraffollamento o puntare sui borghi per lo sviluppo di nuove attività culturali, per i ricercatori dell’ateneo di Castellanza, potrebbero essere dei buoni punti di partenza
Per un settore, come quello del turismo, che rappresenta il pilastro economico di molti Paesi, non ultimo l’Italia, presto o tardi, arriva il momento di fare il punto della situazione e di mettere sul piatto della bilancia effetti positivi ed effetti negativi. Soprattutto in una fase storica in cui l’impegno verso la salvaguardia dell’ecosistema è sempre più alto. Se da un lato, il comparto turistico, a livello globale, rappresenta il 10% del Pil, il 7% delle esportazioni e dà lavoro ad una persona su dieci, dall’altro genera letteralmente una quantità industriale di rifiuti. Ma la cosa più grave è che, se non si interviene subito, il rischio di un danno ambientale irreversibile è molto elevato. Secondo Unep, la United Nations Environment, infatti, entro il 2050 si assisterà ad un aumento del 154% del consumo di energia, del 131% delle emissioni di gas serra, del 152% del consumo di acqua e ben del 251% dello smaltimento dei rifiuti solidi. La possibile, e ormai sempre più obbligata, strada da percorrere è quella della sostenibilità.
“Se ben progettato e gestito, il turismo può contribuire a proteggere e preservare il patrimonio naturale e culturale da cui dipende; in caso contrario, un eccessivo numero di viaggiatori può rappresentare una minaccia per l’ecosistema” sostiene Niccolò Comerio, ricercatore della LIUC – Università Cattaneo che ha portato avanti, insieme al collega Fausto Pacicco e al professore Massimiliano Serati, una ricerca approfondita sul turismo e sulla gestione dei rifiuti, che ha visto anche la scrittura di un articolo scientifico dal titolo “Tourism and waste management: an analysis of municipal solid waste”, pubblicato dall’International Journal of Tourism Research. Il testo analizza la complessa interdipendenza tra la crescita dell’attività turistica e la generazione di rifiuti solidi urbani all’interno della prefettura giapponese di Wakayama.
La scelta di analizzare questo territorio deriva dal fatto che, per un decennio, il Giappone ha investito fortemente nello sviluppo del settore turistico, nell’ottica delle Olimpiadi 2020, slittate poi al 2021 causa pandemia. A questo si aggiunge la volontà di valorizzare le aree più rurali e meno frequentate dai turisti internazionali, come appunto la prefettura di Wakayama. “I principali risultati rivelano un effettivo aumento della quantità di scarti in risposta a una crescita dei flussi turistici, confermando così l’importanza di sviluppare una strategia più green ed equa possibile, soprattutto in tutte quelle destinazioni le cui economie ne sono fortemente dipendenti” continua Comerio. È indispensabile, per fare un esempio valido per tutti, allinearsi, il prima possibile, con gli obiettivi stilati dall’Onu per lo sviluppo sostenibile, puntando sulla riduzione degli sprechi di cibo “visto che la metà dei rifiuti del settore turistico sono riconducibili proprio agli alimenti”, sottolinea il ricercatore della LIUC.
È importante, poi, tenere bene a mente il target fissato dall’Unione Europea: entro il 2025 ci si prefigge un riciclo del 65% e del 70% entro il 2030. “Occorre monitorare la sostenibilità del settore turistico anche per non compromettere il raggiungimento di questi obiettivi”. Numerosi studi hanno esplorato alcuni dei possibili effetti negativi che sono soliti accompagnare una crescita eccessiva delle attività turistiche: bolle nel settore immobiliare, rischi crescenti di deindustrializzazione in altri comparti, disturbi alla popolazione residente e problemi ambientali. Ma anche “overturismo”, un fenomeno che, prima della pandemia, ha messo in ginocchio alcune capitali italiane come Venezia, Roma e Firenze.
La soluzione a questo problema va ricercata nella pratica del turismo sostenibile: “È diventato sempre più popolare e i costi connessi alla crescita di questo settore hanno attirato una crescente attenzione da parte dei ricercatori accademici. Tra le potenziali minacce all’ecosistema, la generazione di rifiuti solidi può essere considerata una di quelle attualmente meno studiate, sebbene essa rappresenti uno degli impatti più visibili delle strutture ricettive sull’ambiente” informa Comerio. Il 14% dei rifiuti di tutto il mondo deriva proprio dal turismo. È importante promuovere un’attività turistica sostenibile. Un’attività turistica che rispetti, in primo luogo, la popolazione locale, poi il territorio, messo a dura prova anche dalle costruzioni delle strutture ricettive che sottraggono suolo all’ambiente. “Serve investire maggiormente in questa direzione”.
Per troppo tempo, secondo Comerio, “si è guardato solo all’aspetto economico. Alla presenza dei tanti turisti che portavano ricchezza e alla forza lavoro generata dal settore”. Per arginare questi effetti negativi, qualche soluzione arriva proprio dall’ateneo: è possibile ripartire il flusso turistico durante tutto l’anno, evitando i picchi nei mesi invernali ed estivi, che provocano sovraffollamento. Oppure, distribuire le attività culturali in più città. Gli Uffizi di Firenze hanno dislocato le opere artistiche nei borghi intorno al capoluogo toscano. Questo permette di conoscere luoghi sconosciuti ai più, favorendo quindi il turismo e riducendo, allo stesso tempo, l’enorme flusso di turisti in un unico luogo.