Servono strategie di riposizionamento per le nostre filiere

Intervista al Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi, che con l’Assemblea Generale di maggio chiude il suo mandato

‘‘Dopo pochi mesi dalla mia elezione abbiamo dovuto affrontare l’emergenza della pandemia che ci ha imposto, come a tutto il resto della società, un nuovo modo di interpretare il nostro ruolo di Associazione datoriale. E tra poche settimane la mia presidenza si chiuderà nello stesso giorno in cui la mia azienda compie esattamente 100 anni di attività. In un contesto internazionale che spiazza sempre di più le imprese”. Corsi e ricorsi storici ad aprire e chiudere un’esperienza. In mezzo 6 anni (i canonici 4, più i 2 concessi da Confindustria alla possibile rielezione di tutti quei Presidenti del Sistema che erano entrati in carica durante il Covid e che le imprese del territorio gli hanno chiesto di dedicare ancora alla causa associativa) durante i quali Roberto Grassi ha guidato Confindustria Varese, traghettandola su rotte mai tracciate prima. Una su tutte il cambio del nome: oggi Confindustria Varese, ieri Unione degli Industriali della Provincia di Varese, per tutti Univa. Una svolta di immagine, ma non per questo meno storica. Anzi. La conferma di una presidenza che, come richiesto dagli associati, era stata chiamata a lasciare il segno. Con uno sguardo al futuro. Come quando ha dovuto gestire il cambio alla Direzione Generale con Silvia Pagani che ha preso il testimone da Vittorio Gandini. E poi il progetto più importante di tutti, che lascia in eredità ad un territorio di fronte alla sfida del proprio riposizionamento competitivo: il Piano Strategico #Varese2050.
Per Grassi è tempo di bilanci. Con l’Assemblea Generale di Confindustria Varese, in programma per la mattina di lunedì 19 maggio a Volandia – Parco e Museo del Volo di Somma Lombardo, si chiude il suo mandato. Il passaggio di consegne con il Presidente designato, Luigi Galdabini, è già pronto. “Lascio giudicare ad altri la bontà o meno del mio operato”. E un giudizio, in effetti, esiste. Quello della stessa compagine associativa che lo elesse nel 2019 e riascoltata dalla Commissione di Designazione nei primi mesi di quest’anno per trovare il suo sostituto. Questo il responso: “L’operato del Presidente uscente, Roberto Grassi, è stato ampiamente apprezzato, soprattutto per il ‘grande impegno nel valorizzare il territorio di Varese’ e per una leadership considerata ‘vicina alle imprese’. A Roberto Grassi è stata unanimemente riconosciuta capacità di visione e di gestione di uno scenario complesso, così come la generosità di servizio messa a disposizione dell’Associazione. Da qui il plauso ai ‘tanti meriti e successi’ e al fatto di essersi affermato come ‘una figura popolare’ tra gli stakeholder e l’opinione pubblica, a vantaggio dell’immagine di tutta Confindustria Varese, così come gli era stato chiesto 6 anni fa quando fu designato da questa stessa Commissione”.

Presidente, come commenta queste parole?
Non posso che ringraziare tutte le colleghe e i colleghi che hanno speso parole di elogio e apprezzamento per il mio mandato. È stato un onore rappresentare questa compagine associativa, tra le più importanti del Sistema Confindustria, in questi 6 anni ricchi di difficoltà, emozioni, tanti progetti e altrettanti successi raggiunti insieme. L’ampio consenso raccolto dalla mia Presidenza è il frutto di un grande lavoro di squadra di cui devo ringraziare numerose persone. Impossibile citarle tutte. Ma un particolare e personale riconoscimento va ai e alle Vicepresidenti che mi hanno affiancato, al ruolo ricoperto dai Giovani Imprenditori, al Presidente della Piccola Industria e a tutta la struttura dell’Associazione e in primis al Direttore Silvia Pagani.

La sua Presidenza è partita con il Covid e finisce con uno scenario internazionale non meno complesso, tra guerre, un’Europa alla ricerca di se stessa, schiacciata tra i giganti Usa e Cina, un’industria che arranca da mesi a livello di produzione.
La complessità è la misura del presente. La geopolitica incide sempre di più sulle strategie aziendali e alle imprese servono chiavi di lettura di una realtà sempre più complessa e in evoluzione, oltre che una politica efficace che ne tuteli gli interessi, a vantaggio dell’interesse generale e ne accompagni le trasformazioni. L’incertezza è la sola certezza che abbiamo avuto in questi anni. Il futuro che vedo all’orizzonte credo sia destinato a confermare questo trend magmatico in cui sarà determinante dare prova, come fatto nel recente passato anche da molte nostre Pmi, di grande flessibilità organizzativa e capacità di adattamento e riposizionamento.

Il suo mandato è stato caratterizzato dall’idea di dotare Confindustria Varese e tutto il territorio del Piano Strategico #Varese2050 da lei lanciato dal palco di Malpensafiere durante l’Assemblea Generale del 2022. Dopo gli stravolgimenti internazionali a cui abbiamo assistito in questi mesi, quel documento è ancora attuale?
Lanciato da me, ma costruito con il coinvolgimento di centinaia di imprenditori e stakeholder politici, sociali, giovani, accademici e amministrativi. Ci tengo sempre a sottolinearlo. Una visione oggi più che mai di attualità. Anzi, se quando lo abbiamo lanciato il Piano #Varese2050 rappresentava le necessità di un territorio alla ricerca di un futuro, oggi si è trasformato in una strategia che ha un’assoluta emergenza di essere attuata. Così come abbiamo già iniziato a fare da tempo. Guardiamo solo alle nostre filiere produttive e alle nuove esigenze di riorganizzazione e di creazione di nuovi rapporti.

Ci spieghi.
Qualche settimana fa abbiamo organizzato il primo evento di matchmaking della nostra Associazione frutto dell’attenta opera di rilettura svolta in questi mesi dal Centro studi di Confindustria Varese su tutte le nostre filiere industriali di cui siamo ricchi. Un momento che abbiamo dedicato al settore del packaging con lo scopo di favorire la creazione di nuove possibili relazioni tra imprese appartenenti a settori merceologici diversi, anche grazie alla creazione di un catalogo della filiera dell’imballaggio in provincia di Varese al quale hanno aderito, ad oggi, una cinquantina di imprese e all’organizzazione di centinaia di incontri B2B che hanno coinvolto non solo realtà della filiera dell’imballaggio in senso stretto, ma anche potenziali industrie clienti di tutti gli altri comparti della manifattura varesina in cerca di nuove soluzioni per la distribuzione sempre più sostenibile dei propri prodotti. È stato un grande primo risultato nell’attuazione della linea strategica 2 del Piano #Varese2050, quella con cui vogliamo riportare i nostri numerosi cluster industriali al centro dello sviluppo del territorio.

Come si inquadra questa vostra azione a favore delle filiere nell’attuale scenario internazionale?
Sempre di più alla logica delle iniziative verticali per settori, dobbiamo affiancare quella trasversale di messa in rete dei vari comparti della nostra manifattura intorno a progetti e a occasioni concrete di networking. Magari scoprendo che ciò che oggi acquistiamo dall’altra parte del mondo è disponibile dietro l’angolo della nostra azienda. O che al contrario, sempre dietro l’angolo, c’è un’occasione in più per differenziare il nostro portafoglio clienti. Non ci sarebbe da stupirsi. Diamo così seguito a un’azione quanto mai strategica in una fase in cui sempre più spesso sentiamo parlare di necessità di regionalizzare le filiere produttive per garantire continuità e capacità di programmazione alle nostre aziende in una fase internazionale di grande e crescente incertezza.

Per quanto riguarda, invece, le altre 4 linee di #Varese2050?
Basta solo citarle per comprenderne l’estrema attualità: fare del settore logistica e trasporti, con al centro Malpensa, il fulcro di una politica locale di sviluppo, non solo infrastrutturale, fondamentale per l’internazionalizzazione delle nostre imprese in un sistema competitivo che si sta ridisegnando. E poi dar vita ad un nuovo ecosistema dell’innovazione a favore delle startup (senza non c’è futuro) e rendere attrattivo il territorio per i giovani in una fase storica di inverno demografico. Se non sono fattori centrali questi.

E poi c’è il progetto dell’acceleratore di imprenditorialità Mill da far sorgere a Castellanza al fianco dell’Università LIUC. È ancora una priorità?
Per Confindustria Varese è la priorità delle priorità. Non perché lo dico io, ma perché così è emerso dall’ampia opera di consultazione della compagine associativa da parte della Commissione di Designazione che è stata chiamata ad ascoltare i nostri imprenditori per individuare il mio successore.

Un consiglio per Luigi Galdabini?
Non ne ha bisogno, è un imprenditore di grande esperienza industriale e associativa. Ha fatto bene in tutti i ruoli che ha ricoperto e saprà rappresentare al meglio le diverse anime della nostra manifattura. Potrà sempre contare sulla collaborazione mia e di tutti i Past President.

Almeno un augurio.
Dar vita a Mill.

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