Sant’Agata di Solbiate Arno
Cappella gentilizia nei secoli 1200 e 1300, la chiesa di Sant’Agata a Solbiate Arno è stata costruita per volontà della famiglia Mantegazza, ed è citata nel 1586, quando l&r
Cappella gentilizia nei secoli 1200 e 1300, la chiesa di Sant’Agata a Solbiate Arno è stata costruita per volontà della famiglia Mantegazza, ed è citata nel 1586, quando l’Arcivescovo Gaspare Visconti visitò il paese, e poi nel 1646, in occasione della necessità, rilevata dal cardinal Monti, di tornare a celebrare la messa in questo luogo sacro. Nell’anno 1682 in Sant’Agata furono celebrate dieci funzioni liturgiche. Il parroco di quegli anni descrisse la chiesetta con queste parole: “…Essa ha una cappella rivolta ad Oriente coperta da una volta tutta dipinta con le figure degli Apostoli…La chiesa è priva di soffitto, ma è ben coperta dai coppi. A mano sinistra, uscendo dalla cappella maggiore, verso il mezzodì, si vede dipinta la figura di S. Agata mentre a mano destra, verso settentrione, vi è l’immagine della Beatissima Vergine…”. Proprio in tale periodo l’edificio sacro rischiò di essere demolito perché oggetto di contesa tra i Marchesi Mantegazza, proprietari della collina di Monte e la famiglia Carabelli, affittuari perpetui. Nel XIX secolo Sant’Agata è chiamata “chiesa sussidiaria” (a disposizione dei fedeli di una parrocchia che abitano troppo lontani dalla sede principale) e rimase tale fino a quando non si scoprì il suo valore artistico.
Visita alla chiesetta di Monte, l’edificio sacro più antico e significativo del paese, con gli affreschi del catino absidale risalenti al Quattrocento, opera di un autore della scuola di Fra Galdino da Varese
AFFRESCHI
La piccola chiesa romanica sorge in località di Solbiate Monte, in alto rispetto al centro abitato, per questo nota anche col nome di chiesetta di Monte. L’abside è decorata con preziosi affreschi del Quattrocento ed è percorsa da una zoccolatura con la teoria dei Vizi e delle Virtù;al centro, nel catino absidale, Cristoin mandorla e la Crocifissione circondata dagli Apostoli che presentano numerose incisioni a graffito. L’arco trionfale, per la maggior parte nascosto dal soffitto a cassettoni, presenta tracce del Padre eternonella Città celestee l’Annuncio a Maria. Questi dipinti raccontavano al fedele dell’epoca la storia della salvezza eterna che avviene tramite la remissione dei peccati, la cui espiazione è possibile grazie alla vittoria della vita sulla morte, con la crocifissione di Gesù. L’ex parroco di Solbiate che seguì gli ultimi lavori di restauro, Don Natale Castelli, affermò che gli splendidi affreschi sovrastanti l’altare “sono un dipinto della fede che si manifesta all’interno della chiesa, entro la storia della Salvezza che può avvenire non solo attraverso la fede, ma anche attraverso la ragione, come ci indica la razionalità geometrica con la quale questi affreschi sono stati dipinti”.
L’abside è decorata con preziosi affreschi del Quattrocento ed è percorsa da una zoccolatura con la teoria dei Vizi e delle Virtù
RESTAURI
Dalla primavera del 2007 agli inizi del 2008 Sant’Agata ha conosciuto diversi interventi di restauro, sia architettonico, sia pittorico. Le infiltrazioni d’acqua e la relativa umidità che ne derivava nel corso del tempo avevano rovinato i parametri murari esterni ed interni della chiesa, causando lo scrostamento degli intonaci ed il rigonfiamento degli affreschi absidali. L’edificio architettonico è stato recuperato nella sua globalità, compresi il tetto del presbiterio e le formelle del portone di ingresso che sono state stuccate, patinate, satinate a caldo e cerate per poi essere ricollocate su un nuovo telaio di rame. Tolti gli intonaci di cemento, è stata realizzata una intercapedine perimetrale per evitare le aggressioni di umidità. Il pavimento dell’abside è stato rivestito in cotto fiorentino, e tutti gli impianti (elettrico, sonoro, di illuminazione) sono stati rinnovati. Per quanto riguarda gli affreschi, le integrazioni realizzate in un restauro precedente sono state rimosse e l’intervento effettuato ha avuto un carattere squisitamente conservativo, utilizzando la tecnica a rigatino. Sono state riportate all’antico splendore la teoria dei vizi e delle virtù lungo la zoccolatura dell’abside e recuperate tracce di dipinti sull’arco trionfale.