Ragazzi puntate in alto!
Continua il viaggio di Varesefocus tra le imprese del territorio raccontate attraverso gli occhi degli studenti di terza media. Questa volta la nostra reporter sul campo è Chiara Nobili dell&rs
Continua il viaggio di Varesefocus tra le imprese del territorio raccontate attraverso gli occhi degli studenti di terza media. Questa volta la nostra reporter sul campo è Chiara Nobili dell’Istituto Comprensivo “A. Manzoni” di Ponte Tresa. Protagonista: l’azienda di Uboldo produttrice di assali
Martedì 29 novembre ci siamo recati presso l’Azienda ADR di Uboldo per toccare con mano la realtà del lavoro in una azienda e per cercare di capire se fra le varie professioni in essa presenti, ci possa essere uno sbocco lavorativo adatto a noi. Questa azienda produce assali che sono degli “Organi non rotanti degli autoveicoli, che trasmettono il carico del telaio alle ruote”, (è la descrizione presa pari pari dal vocabolario perché con le mie conoscenze non avrei saputo esprimere al meglio il concetto!): è stato veramente interessante immergersi nella giornata lavorativa dei dipendenti, occupati nei diversi settori dell’azienda. Dapprima abbiamo assistito alla proiezione di un video che illustrava il ciclo produttivo, da quando il prodotto viene progettato e sviluppato a quando viene trasportato e consegnato ai clienti.
In seguito alcuni dipendenti ci hanno accompagnato nei diversi ambienti dell’azienda per darci una panoramica completa delle attività che vengono svolte all’interno. La sensazione che ho subito avuto è che tutti sono veramente importanti per il successo dell’azienda, dal progettista più qualificato all’operaio più umile, perché fanno tutti parte di una catena produttiva fatta di anelli ugualmente importanti: se se ne rompe uno si blocca l’ingranaggio, ognuno di loro dipende dal lavoro degli altri. Ed è per questo che anche nel lavoro sono importanti l’armonia e la volontà di raggiungere gli stessi obiettivi, anzi, questo principio vale ancora di più in una piccola azienda dove tutti si conoscono e dove è facile sentirsi come in una famiglia, che vuole crescere per il bene comune. E’ proprio questa l’atmosfera che si respirava alla ADR!
Quando ho saputo di questa iniziativa confesso che ho storto un po’ il naso: ero convinta che per me, che ho già maturato l’intenzione di iscrivermi al liceo scientifico, fosse tempo perso perché un’industria meccanica poco ha a che fare con la mia scelta. Ero convinta fosse più adatta a chi si fosse orientato su studi tecnici. Invece mi sbagliavo! Ho capito che all’interno di un’azienda operano diverse professionalità. Tra queste quella che ha catturato la mia attenzione è l’addetta al marketing, perché come ha detto qualcuno prima di me, “la pubblicità è l’anima del commercio”.
Anche se l’ADR fabbrica un prodotto destinato ad una clientela ristretta e precisa, l’attività di marketing ha lo scopo di espandersi verso nuovi mercati anche all’estero. A questo scopo è necessario analizzare il contesto socio-economico in cui vivono i potenziali acquirenti per conquistarne la fiducia e attirare il loro interesse. Quindi è un bel modo per conoscere nuove culture attraverso il lavoro e viaggiare per il mondo! Tornata a casa mi sono incuriosita e ho cercato in rete il sito dell’ADR: l’azienda ha pubblicato le foto del nostro “passaggio” e ci ha dedicato un trafiletto, in cui ho potuto riconoscere i concetti che ho appena espresso. Ho anche appreso dalla loro storia, che tutto è nato dall’iniziativa e dalla tenacia dei due capostipiti Giovanni e Antonia Radrizzani che negli anni ’50 intrapresero una piccola attività di torneria: in seguito, grazie alle nuove idee introdotte dalle generazioni successive, questa azienda si è specializzata in un prodotto, ha conquistato il mercato europeo e addirittura quello mondiale con sedi in Cina, Brasile e Canada. Quanta strada da quell’officina degli anni ’50!
Mi ha poi colpito la frase del grande genio Michelangelo, che compare sul sito dell’ ADR, e che indica la loro filosofia: “Il più grande pericolo per le persone non è mirare troppo in alto e non riuscire a raggiungere l’obiettivo, ma mirare troppo in basso e raggiungerlo”. In un momento in cui sono tenuta a fare una scelta così importante per la mia vita (la scelta della scuola superiore da frequentare ndr), limitatamente alle mie capacità, dovrei pormi il più alto degli obiettivi che posso raggiungere e non ripiegare sul percorso più facile per evitare fatica e sacrificio. Se poi non riuscissi nell’intento, almeno ci avrò provato e non avrò rimpianti. Per il piano “B” c’è sempre tempo!