Quell’antica devozione
“Legni preziosi” è il titolo della raffinata mostra ticinese, curata da Edoardo Villata, visitabile a Rancate, fino al 22 gennaio, negli spazi della pinacoteca Zust. E la preziosità d
“Legni preziosi” è il titolo della raffinata mostra ticinese, curata da Edoardo Villata, visitabile a Rancate, fino al 22 gennaio, negli spazi della pinacoteca Zust.
E la preziosità delle opere – più di quaranta tra sculture, busti, tabernacoli e reliquiari, provenienti da musei, chiese e monasteri del territorio appare da subito evidente a chi s’aggira per le sale allestite ottimamente, e a titolo gratuito, da Mario Botta proprio per questa esposizione. Che ha, come primo scopo e merito, di offrire ai visitatori un itinerario per lo più inedito, dal XII al XVIII secolo, diviso in tre sezioni, dedicate rispettivamente a Medioevo, Rinascimento, e alle opere tedesche al tempo della Riforma.
Scoprire e riscoprire manufatti di grande bellezza e originalità, sino ad ora ancora poco studiati è l’intento partito dal museo diretto da Mariangela Agliati Ruggia
La risposta del celebre architetto al piccolo museo di Rancate ? stata di totale ed entusiastica adesione alla richiesta. Ad affascinare Botta l’idea di occuparsi di scultura lignea, cioè realizzata con materiale povero, usato però dagli artisti gravitanti nel territorio, e nell’ambito del sacro, con effetti di altissima preziosità. L’allestimento è stato a sua volta ottenuto con materiale ancora più povero, quello da scarti lignei per imballaggio, che nella sua assoluta semplicità e linearità consente, per contrasto, il maggior risalto dell’opera esposta. E per duttilità permette soluzioni espositive di ottimo effetto, consentendo la realizzazione di sostegni che sono, a loro volta, piccole architetture.
Botta ha concesso anche una mano di colore celeste ai supporti utilizzati, per dare più slancio ai pezzi esposti, riprendendo i cromatismi tipici di molte opere sacre lignee.
Grazie alla mostra si ha la possibilità di avvicinarsi per la prima volta al meglio delle opere scultoree presenti sul territorio, da sud a nord del Ceneri, dalla Lombardia al mondo Oltralpe, a partire dal Medioevo – del quale è offerta una visione d’insieme – per arrivare al Rinascimento.
Scoprire e riscoprire manufatti di grande bellezza e originalità, sino ad ora ancora poco studiati, è infatti l’intento partito dal museo diretto da Mariangela Agliati Ruggia. Il proposito di allestire una mostra non certo facile da costruire, per la scarsità e dispersione degli studi precedenti sul tema, è anche una voluta prosecuzione del buon lavoro, già intrapreso nel 2010, in occasione della rassegna dedicata al Rinascimento.
La maggior soddisfazione di Villata e di Agliati Ruggia s’appunta dunque sul tanto e prezioso lavoro di squadra, formata da studiosi svizzeri e italiani, che da una parte ha permesso di dare omogeneità e continuità al precedente lavoro di ricerca, dall’altra consente di ampliare ulteriormente il corredo di informazioni a disposizione fornendo nuovi stimoli di indagine.
Il lavoro di ricerca ha permesso di individuare in Antonio Pino l’artefice della Madonna di Ponte Tresa e in Andrea Radaelli l’artefice del Crocifisso di Morbio Inferiore
È la stessa direttrice a sottolineare il fondamentale interesse di alcuni manufatti “emersi”: ad esempio la “Madonna di Loreto” a San Rocco, a Bellinzona, e l’austera Vergine, ora in collezione privata. Della quale si suppone però la provenienza da Minusio. Il lavoro di ricerca ha anche permesso di individuare in Antonio Pino l’artefice della Madonna di Ponte Tresa e in Andrea Radaelli l’artefice del Crocifisso di Morbio Inferiore. Un assoluto inedito è la “impressionante statua iperrealista vestita del Beato Angelo Porro” dislocata a Mendrisio, di cui si ipotizza una provenienza di origine romagnola. Altre provenienze “esterne” sono liguri e piemontesi.
Ulteriori capitoli della mostra sono dedicati al Seicento e al Settecento, con opere di importazione. Tra esse sculture a tutto tondo, statue vestite, busti, tabernacoli e uno stupendo presepe proveniente da Giornico.
Una sezione piccola, ma davvero preziosa e significativa, fino al Cinquecento, è infine dedicata ad opere di produzione tedesca, le cosiddette opere “todische” concentrate nelle valli settentrionali, Leventina, Blenio, Riviera, terre che furono animate dalla presenza di immigrati tedeschi. Il momento dell’importazione di scultura, da nord a sud, data dal Medioevo, ma conosce un momento di particolare fervore intorno alla Riforma. Allorché molte chiese tedesche vengono spogliate degli arredi sacri, non sempre distrutti, ma talvolta rivenduti a sud, in terra cattolica.
Tre esempi illustrano bene il periodo: la splendida “Pietà” di Claro, opera acquistata da una chiesa passata alla Riforma, e le ancone di Monte Carasso, di cui sono esposte le sculture, prestate dal Landesmuseum di Zurigo, e, infine, l’intero altare ad ante mobili di Foroglio.
Va ricordato che la rassegna ha richiesto una serie di importanti restauri, eseguiti con la collaborazione dell’ufficio dei beni culturali del Cantone Ticino.
Legni preziosi
Sculture, busti, reliquiari e tabernacoli dal Medioevo al Settecento nel Cantone Ticino
Pinacoteca Cantonale Giovanni Zust
Rancate ( Mendrisio), Canton Ticino,Ch
16 ottobre 2016- 22 gennaio 2017
Da martedì a venerdì 9.00/12.00- 14.00/18.00
Sabato domenica e festivi 10.00/12.00- 14.00/18.00
www.ti.ch/zuest