Quando l’arte è Concreta
Nello spazio della Fondazione Morandini, sono in mostra, fino ad ottobre, le opere di Giuseppe Fronzoni e Gianni Colombo, tra i più importanti esponenti della corrente artistica portata avanti
Nello spazio della Fondazione Morandini, sono in mostra, fino ad ottobre, le opere di Giuseppe Fronzoni e Gianni Colombo, tra i più importanti esponenti della corrente artistica portata avanti, per anni, insieme all’amico architetto, scultore e designer nato a Mantova, ma varesino d’adozione. Tra giochi di luci ed ombre, chiari e scuri, con cui è possibile anche interagire
C’è un momento della sua vita di cui va molto orgoglioso, raccontato nella recente autobiografia (Marcello Morandini, “I miei primi 60 anni”). Quando, alla contestata Biennale del ’68, dove partecipava con una sala monografica, gli artisti ricevevano inviti, telefonate e continue minacce perché chiudessero le loro sale. “Alcuni aderirono e nascosero le opere girandole contro il muro. Io ero il più giovane e non avevo alcuna intenzione, o pensiero funesto, di avallare culturalmente le ragioni di questa inutile contestazione; solo Gianni Colombo condivise con me questa scelta”.
La mostra Geometrie*Design*Ambienti, visitabile fino al 22 ottobre nello spazio della Fondazione Morandini, è anche brillante narrazione dell’incontro di tre artisti, tra i più importanti esponenti dell’Arte Concreta, che hanno collaborato tra loro, scambiandosi preziose informazioni e coltivando sentimenti di affetto e vicendevole stima. Seppero essere insieme maestri, colleghi, amici: per Gianni Colombo (Milano, 1937-1993) la mostra è anche omaggio a trent’anni dalla morte, per Angelo Giuseppe Fronzoni (Pistoia, 1923-2002) è a sua volta importante ricordo, a 100 anni dalla nascita. Di Morandini, artista di fama internazionale, nato a Mantova nel 1940, affermatosi in Germania e nel mondo, è stato presentato il libro con il racconto dei suoi primi sessant’anni di attività. Chi conosce lo spazio della Fondazione ne apprezza già l’intimità ospitale, l’accoglienza coinvolgente offerta con disponibilità assoluta, da chi lo ha pensato e realizzato, a chi lo visita. Si tratta di un luogo unico, per raffinatezza delle opere esposte e della stessa sede: un’antica villa Liberty, nel cuore di Varese, che si propone ora anche come Centro Internazionale di Arte Concreta.
Nel percorso della dimora di inizio ‘900, perfettamente restaurata nel segno della bellezza e del rispetto del tempo, tutto è raccontato con la consueta nitidezza, che è prerogativa fondamentale del tratto e dell’opera morandiniana, giocata su due colori, il bianco e il nero. C’è però un modo ancor più speciale per catturare il visitatore di una mostra o di uno studio d’artista. Ed è quello di coinvolgerlo nel gioco, non solo da spettatore passivo dell’opera, ma a sua volta da coprotagonista. Per chi vuole “toccare con mano” l’arte di Colombo, interagendo con due dei suoi tre lavori esposti al primo piano della villa è possibile avvicinarsi a “Spazio elastico quadrati bianchi” e “Spazio elastico quadrati neri”, entrambi del 1976. E spostare gli elastici passandoli da un gancio all’altro del quadrato ligneo, creando nuove immagini con effetti di tridimensionalità. Un esercizio semplice di esecuzione che ha risposte interessanti e può suscitare sensazioni diverse. Un modo meno tradizionale e meno romantico, che Colombo indicava come innovativo, per guardare all’arte. “La regola del gioco diventa parte dei dati e quindi dato di informazione. Non, dunque, più nascosta e nota solo da conoscitori, ma essa stessa protagonista e significato dell’informazione”.
Accanto, in una sala dedicata, è la terza opera esposta di Colombo, “Luce/Ombra X”, un lavoro ambientale che coinvolge il visitatore in un gioco di luci e ombre con effetto immersivo. Che incrocia, cioè, la percezione fisica e sensoriale dello spettatore, così che “spazio, tempo e provocazione”, temi caratterizzanti della sua opera, siano presenti insieme. Il giovane Morandini degli anni ‘60 lavorava con Fronzoni, apprendeva, s’intendevano d’arte e non solo. Era un buon modo di arrotondare il bilancio per uno come lui, rimasto orfano di un padre morto in guerra in Russia, abituato a far da solo. Ma soprattutto gli serviva per confrontarsi con un grande, il cui lavoro spaziava dalla grafica all’architettura, dall’editoria all’insegnamento. Morandini si divideva a sua volta tra il lavoro di grafico per Atlantic, la scuola serale a Brera e uno studio proprio. A Fronzoni è dedicata in mostra una sala al piano terra della villa, con importanti manifesti, come quello per la mostra di Fontana alla Galleria La Polena di Genova nel ‘66 e per Gio Ponti nel ’67. Documenti e foto, materiali d’archivio ed editoriali relativi sono stati selezionati da Lars Müller (Oslo, 1955).
Ciascuna “tessera” dell’Opera Omnia, racconto di arte e di vita, ha dunque un particolare significato racchiuso nella propria storia e un preciso collocamento nella ricerca dell’autore
Proprio Müller, grafico, editore noto e fondatore della casa editrice svizzera Ars Müller Publishers, specializzata in architettura, è curatore della mostra. Di Morandini, nato a Mantova ma varesino a tutti gli effetti dal 1947, accanto alle importanti opere già presenti, è esposta l’Opera Omnia. Un meraviglioso racconto, lungo 35 metri, costituito dalla riproduzione in miniatura dei tanti lavori storici del suo percorso artistico: di spettacolare impatto, per la perfetta esecuzione, per toni e luci, per l’abilità descrittiva che apre universi futuri, ma insieme rimanda ad antiche raffinatezze scultoree ed architettoniche. Così spiega Morandini: “In arte uso i colori bianco e nero, come una grafia su di un foglio, dove per leggere e capire non è necessario nessun altro valore cromatico aggiunto e la forma ha modo di raccontare unicamente la sua bellezza. Se potessimo dare un senso ad ogni nostra casuale attenzione, ci accorgeremmo che anche un piccolo segno su una superficie bianca è sufficiente a determinare l’inizio di un progetto e che la responsabilità di sviluppare questo segno creando comunicazione, illusione, certezza o arte, è totale, affascinante, coinvolgente”.
Ciascuna “tessera” dell’Opera Omnia, racconto di arte e di vita, ha dunque un particolare significato racchiuso nella propria storia e un preciso collocamento nella ricerca dell’autore. Che negli anni ha lavorato ed esposto, oltre che in Italia, in Germania, Austria, Finlandia, Giappone. Ed è stato non solo grafico e designer, ma anche docente, scultore, nonché progettista di importanti architetture come il Das Kleine Museum a Weissenstadt in Germania. Il Morandini contestato anni fa a Venezia, e tuttavia destinato a percorrere tanta strada, mantiene però l’umiltà dei saggi. Come dimostra questa fondamentale riflessione contenuta nel suo profilo biografico: “Ogni progetto, anche il più piccolo, è teso costantemente a capire e conoscere quello che non sempre vediamo. Trovo esaltante scoprire che ‘il niente’ nasconda il ‘tutto’ e che gli occhi vedano solo quello che la mente vuole. Viviamo ore, giorni, anni, guardando sempre le stesse cose, abitando sempre gli stessi luoghi senza conoscerli profondamente, facendoci coinvolgere per un’intera vita dalle stesse emozioni, finché se ne sognano altre in luoghi sconosciuti, non pensando che la fantasia e i nostri occhi potrebbero ovunque proporcene sempre di nuove: in questo trovo la morale appagante nel mio lavoro, scoprire che l’ovvio è sorprendente e può avere la forma della vita”.
Il prossimo appuntamento alla Fondazione Morandini, è con una nuova mostra, la terza dedicata dal Maestro all’Arte Concreta.
GEOMETRIE * DESIGN * AMBIENTI
M. Morandini, A. G. Fronzoni, G. Colombo
a cura di Marcello Morandini e Lars Müller Fondazione Morandini
Dal 21 maggio al 22 ottobre
Via Francesco del Cairo 41, Varese
info@fondazionemarcellomorandini.com