Piccole ali sul lago

Una volta all’anno, sulle sponde del Lago di Varese va in scena l’Idromeeting Internazionale, una delle manifestazioni più importanti di idromodellismo a livello europeo. A raccont

Una volta all’anno, sulle sponde del Lago di Varese va in scena l’Idromeeting Internazionale, una delle manifestazioni più importanti di idromodellismo a livello europeo. A raccontare la nascita di questa kermesse è Carlo Martegani, pluricampione italiano e vincitore di 6 delle 16 edizioni della coppa Schneider in miniatura

Non tutti sanno che il Lago di Varese, una volta all’anno, diventa teatro di una delle manifestazioni internazionali più importanti di idromodellismo: l’Idromeeting Internazionale. Tutto è cominciato negli anni ‘60, quando Ettore Bizzozero, l’allora Presidente dell’Associazione Varesina Aeromodellisti, organizzò la sua prima edizione, chiamandola “Piccole ali sul lago”; vi volavano idrovolanti a volo circolare vincolato. Dopo alcune edizioni e un lungo periodo di pausa, durato fino al 1979, ecco nascere il Trofeo Schneider in miniatura. La competizione aveva luogo alla Schiranna, dove tra l’altro erano avvenuti anche i collaudi dei velivoli che avevano partecipato alla vera coppa Schneider: gli idrocorsa Macchi. In poco tempo questa manifestazione divenne uno degli appuntamenti internazionali più importanti per gli amanti dell’idromodellismo, richiamando un pubblico di appassionati da tutta Europa.

La gara consisteva in un punteggio a terra, dato dalla fedeltà di scala del modellino, dall’accuratezza della esecuzione, dalla ricchezza dei particolari e dalla complessità delle motorizzazioni. A questa valutazione statica, ne seguiva una per il volo, dove veniva valutato il decollo, l’ammaraggio, il realismo, il flottaggio e le virate alle boe, che delimitavano un percorso triangolare di circa un chilometro, da ripetersi cinque volte, davanti a tre giudici. L’Inghilterra prima e la Francia poi, presero spunto da questo regolamento per creare a loro volta simili manifestazioni sul mare e sui laghi. L’eco di queste competizioni arrivò a varcare le soglie dell’oceano e presero così il via anche in America kermesse di questo tipo. Nel 1992, per mancanza di concorrenti la coppa Schneider dopo 16 edizioni chiuse i battenti. Negli anni 2000 con il nome di Idromeeting Internazionale, nacque una nuova manifestazione, questa volta non più con intenti agonistici, ma pensata più come un’occasione di incontro per appassionati costruttori di repliche di velivoli storici. Il punto di riferimento di questa manifestazione è il Vicepresidente del Gruppo Aeromodellistico Valceresio, Carlo Martegani, pluricampione italiano e vincitore di ben 6 delle 16 edizioni della coppa Schneider in miniatura.

 Com’è nata questa sua passione e come è cambiato il mondo dell’aeromodellismo dai primordi ad oggi?
Facevo la terza media e avevo un cugino che abitava a Desio. Costruiva e produceva micromotori ed è stato uno dei pionieri del modellismo italiano; è lui che mi ha trasmesso questo bacillo. Il primo modello che ho costruito era a matassa elastica, realizzato in tranciato di pioppo, la balsa era di difficile reperimento. Come colla usavo un materiale cellulosico ricavato dai rullini scaduti, che mi regalava un fotografo e che scioglievo nell’acetone trasformandoli in collante. Le gare di allora erano a volo libero: con modelli a matassa elastica, con motore a scoppio o con veleggiatori. Questi ultimi venivano trainati con un cavo di 50 metri e si controllava il tempo in cui restavano in volo dopo lo sgancio. 

Il radiocomando quando ha fatto la sua comparsa?
Negli anni ‘50, poi si è diffuso in tutto il mondo e oggi è in continua evoluzione digitale, con sofisticata telemetria e affidabilità. Anche la stampante 3D viene utilizzata unitamente ai materiali compositi.

Dove facevate volare gli aerei?
Allora sugli aeroporti non esistevano problemi. Ora i campi per il volo libero sono pochissimi, uno in Toscana e uno nel Veneto.

Tutto è cominciato negli anni ‘60, quando Ettore Bizzozero, l’allora Presidente dell’Associazione Varesina Aeromodellisti, organizzò la sua prima edizione, chiamandola “Piccole ali sul lago”; vi volavano idrovolanti a volo circolare vincolato. Dopo alcune edizioni e un lungo periodo di pausa, durato fino al 1979, ecco nascere il Trofeo Schneider in miniatura

Quando ha smesso l’attività agonistica di volo liberistica?
Ho smesso negli anni ‘90, quando è iniziata la mia carriera di giudice nazionale di riproduzioni volanti, ma la passione per la costruzione dei modelli è sempre presente. Oggi realizzo unicamente idrovolanti radioguidati di grosse dimensioni; vederli volare è uno spettacolo di realismo. Repliche in grande scala sono custodite nel mio hangar privato in attesa di decollare dalla pista liquida di Biandronno. Fra tutti troneggia un trimotore da 4,3 m riproduzione del Cant. z 506 Airone, definito il miglior idrovolante che abbia solcato i cieli del Mediterraneo fino agli anni ‘50. L’acqua conferisce al volo una bellezza unica e una quarta dimensione, oltre a una visione a 360 gradi, senza ostacoli di nessun tipo.

L’Idromeeting si è sempre svolto nella medesima località?
No, le sedi sono state diverse: dopo la Schiranna ci siamo spostati a Gavirate e poi sul lungo lago di Biandronno, dove si trova il trampolino. La manifestazione si svolge ormai da parecchi anni alla fine di agosto.

Quanti idromodelli partecipano all’Idromeeting e di che nazionalità sono i costruttori?
Purtroppo per il tempo di volo a disposizione, abbiamo dovuto mettere un numero chiuso di 30 partecipanti per permettere a tutti di andare in volo 2 o 3 volte. In quanto alla nazionalità degli stranieri sono per lo più tedeschi, svizzeri, austriaci e francesi. 

Come nasce la costruzione di un idromodello? 
La prima cosa da fare è studiare il prototipo in ogni suo dettaglio, anche da un punto di vista storico, andando alla ricerca della maggiore documentazione possibile. La fase più delicata è il reperimento di trittici attendibili che molto spesso hanno leggere differenze tra loro. In questo caso bisogna integrarli con documentazione fotografica, per poter correggere tutte le linee e le forme e quando tutto coincide, si può partire con lo sviluppo in scala, che io faccio a matita per facilità di correzioni. Man mano che il lavoro procede, ci si rende conto di quanto lunghe siano le rifiniture, di quanto i particolari non bastino mai. Anche i più piccoli elementi vanno curati nei minimi dettagli. Finita la costruzione, bisogna accertarsi che oltre alla bellezza estetica e all’adeguato coefficiente di robustezza, il velivolo voli realisticamente. Particolare cura va posta nella realizzazione dei galleggianti per facilitare l’uscita dall’acqua e quindi oltre ai problemi aerodinamici vanno affrontati quelli idrodinamici. Capita, ad esempio, di rendersi conto durante il collaudo, che il motore utilizzato sia sottopotenziato. Si deve quindi installarne uno più potente. Con la radio si possono fare le stesse manovre che farebbe un pilota a bordo. 

Anche le caratteristiche della superficie del lago hanno la loro importanza?
Sotto questo aspetto il nostro Lago di Varese è ottimale, generalmente tranquillo e quindi perfetto per questo scopo ed è molto invidiato dagli stranieri. Purtroppo, con il Covid abbiamo avuto uno stop forzato di due anni. Speriamo che con il prossimo anno si possa riprendere a pieno regime: abbiamo già ricevuto numerose telefonate da parte degli appassionati idrovolantisti.  

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