Nuove acquisizioni al Museo Bodini
Tra le ultime donazioni al polo museale varesino figurano acqueforti dell’incisore milanese Pietro Diana, un disegno del viggiutese Nino Cassani e alcune opere su carta dello scultore Antonio Franzetti
“A fine dicembre dello scorso anno è stata aperta in San Giovanni in Laterano la terza porta del Giubileo, quella del nostro Floriano Bodini, realizzata per il Giubileo del 2000”. C’è orgoglio ed emozione nella voce del Direttore Lara Treppiede, che guida con competenza e dedizione la sede museale di Gemonio dove si incontra l’opera, ma soprattutto la presenza del grande maestro Bodini. Per arrivarci bisogna risalire verso le alture in cui è incastonata, come un presepe, la parte superiore del paese. A pochi passi dal municipio, che guarda verso valle, è la sede del museo dedicato al più illustre figlio di Gemonio. A portare lì Lara Treppiede è stata, anni fa, la passione per l’arte e anche la personale tesi di laurea, incentrata proprio sull’opera dell’artista.
Al suo museo vuole bene, con la passione di una giovane donna che si divide tra il lavoro, la famiglia e il volontariato, forte di chi corre sulle ambulanze per prestare soccorso. “Era nel mio destino venire qui” ci dice. “E ogni giorno accadono cose meravigliose”. L’istituzione è amata, lo dimostra l’Associazione Amici del Museo Bodini, presieduta da Costante Portatadino e costituita dallo stesso artista nel 1998. Quest’ultima è asse portante di quell’affezione e attenzione che il territorio e la sua gente non hanno mai fatto mancare allo scultore, tra i massimi esponenti del Realismo esistenziale. Quel realismo che se, da una parte, sapeva pesare il passato e il presente con occhio sincero e disincantato, dall’altra s’apriva anche al futuro: in una personalissima ricerca stilistica, ma soprattutto di anelito colto, svincolato dai laccioli e dalle imitazioni classicistiche di colleghi coetanei.
Dopo la scuola all’Accademia di Brera con Francesco Messina e l’esperienza del Realismo esistenziale con gli amici Gianfranco Ferroni e Giuseppe Guerreschi, saranno le numerose permanenze fuori dal Paese, anche in Germania, dove avrà cattedra al Politecnico di Darmstadt e dove si trovano diverse sue opere, come “I sette di Gottinga” ad Hannover, a farne un artista di levatura internazionale, poeta del sacro e del vero. Come più volte abbiamo raccontato ampiamente da queste pagine. Hanno provveduto negli anni alle cure del museo e degli archivi dedicati a Bodini anche le competenze e la presenza colta e fattiva dei familiari.
Accanto alle rassegne incentrate sulla vita dell’artista e su colleghi a lui vicini per formazione e interessi, sono appuntamenti vari, come conferenze con esperti e critici d’arte, laboratori e corsi. È tutto questo che contribuisce a tenere viva e più che mai presente l’istituzione nella rete museale del territorio. La prova sta anche nelle ultime mostre del 2024, a 20 anni dalla morte dell’artista. In particolare “Tra penna e materia”, rassegna legata ad Archivifuturi, dedicata al rapporto tra Bodini e i colleghi Cassani, Ornati e Diana, ha rivelato al pubblico le più recenti donazioni, accolte per l’occasione nelle due sale al piano terra della struttura museale e nelle vetrine del piano superiore.
Tra le altre, anche un raro lavoro dello stesso Bodini. L’opera, una tempera del ’59 che si intitola “Pontefice” è centrale in queste recenti acquisizioni: dono dell’amica Annig Sarian, architetto progettista del Museo Bodini e compagna di scuola dell’artista, rappresenta per ora l’unica produzione pittorica bodiniana presente. Accanto sono due medaglie in bronzo dello scultore, più un’opera grafica e un disegno preparatorio per “Il martirio di San Matteo”, da lui realizzato per le vetrate del Duomo di Monza all’inizio degli anni ’90.
Circa gli artisti locali vicini a Bodini, spiccano nelle sale un disegno del maestro viggiutese Nino Cassani e alcune opere su carta di Antonio Franzetti, scultore e tra i fondatori del museo stesso. “Ci ha lasciati in questo anno Franzetti, mancheranno anche la sua cordialità e umanità, il suo alto interesse per l’opera di Bodini’, dice il Direttore Treppiede. Con il rammarico di chi sente lo strappo di un amico che se ne è andato per sempre.
Per quanto riguarda artisti esterni al museo, ma vicini a Floriano Bodini per analogie di percorso, notevole è il corpus di raffinate acqueforti del maestro incisore milanese Pietro Diana. Accanto sono un quadro della pittrice, veneta di origini, ma cresciuta nella Milano in pieno ‘900, Carola Mazot (“Volto di Giovane”) e un acquerello su carta “Veduta Americana” del 1993 di Ambrogio Barili, amico dell’artista e uomo di cultura conosciuto in territorio cremonese anche per essere il gestore, dal ’65, dello Studio Botti. Ispirate alle famose medaglie di Bodini sono le figure in mostra create dalla scenografa Anusc Castigliani per il Teatro d’Ombra, proposto in occasione della VII Giornata delle Arti Artigiane, dedicate alla raffinata produzione medaglistica del maestro.