Non sempre l’inizio è in un garage
A volte tutto nasce da un viaggio dall’altra parte del mondo. Oppure dall’esperienza nell’impresa di famiglia che fa da trampolino di lancio per una nuova avventura imprenditoriale.
A volte tutto nasce da un viaggio dall’altra parte del mondo. Oppure dall’esperienza nell’impresa di famiglia che fa da trampolino di lancio per una nuova avventura imprenditoriale. O ancora, dall’intuizione di modernizzare un settore tradizionale. Dalla volontà di trasformarsi in imprenditore dopo anni di vita da lavoratore dipendente. Quelle delle startup varesine e, più in generale, italiane sono storie complesse, molto diverse tra loro. E che non sempre hanno come protagonisti giovani impegnati in business digitali. Ecco cinque esempi di come può prendere forma un’azienda innovativa, al di là dei luoghi comuni e degli stereotipi in stile Silicon Valley
La narrazione delle startup vuole che il più delle volte tutto parta da un garage. In pieno stile Silicon Valley. Ma non sempre l’idea di una nuova impresa prende forma da un’intuizione tra le mura di casa. Il mondo degli startupper italiani è ben più complesso e fatto di tante storie diverse. Che possono iniziare con un viaggio dall’altra parte del mondo. Con la volontà di farsi le ossa nell’impresa di famiglia per poi spiccare il volo con la creazione di un’azienda completamente nuova. Con la decisione presa, ad un certo punto della vita, di trasformarsi, dopo 20 anni, da manager a imprenditore. Con progetti capaci di innovare anche i settori più tradizionali come quelli dell’ortopedia. O, ancora, con la sfrontatezza di partire con un’avventura imprenditoriale mentre si è ancora studenti. Piccoli romanzi di startup i cui protagonisti non sempre sono dei giovani. E dove non è detto che il business sia per forza digitale. Come testimoniano alcuni esempi, molto differenti tra loro. Varesini e non solo: Mia Kombucha, Finanz, Ortho.Rent, SmartFab e InfinityID.
Mia Kombucha, il thè australiano sbarcato a Varese
Una bevanda che esiste da 2000 anni e che dall’Australia è arrivata fino a Induno Olona. Un thè fermentato e realizzato solo con sostanze naturali, senza concentrati, aromi, additivi o conservanti. È la storia di una startup varesina: Mia Kombucha e del viaggio di uno dei quattro fondatori, Mattia, durato sei anni. “Dopo la mia esperienza australiana e una volta tornato a Varese avevo un desiderio – racconta Mattia Baggiani, co-fondatore insieme a Simone, Battista e Gabriele della startup varesina –. Voler portare in Italia questa bevanda chiamata kombucha”. Sono così iniziati i primi esperimenti casalinghi. “Le fermentazioni iniziali sono diventate bottigliette da regalare a parenti ed amici. Successivamente, lattine colorate. E alla fine un vero e proprio laboratorio a Induno Olona, dove produciamo kombucha in modo artigianale”. Una startup made in Varese che si è lanciata sul mercato italiano inizialmente finanziandosi con i risparmi di tutti i soci e successivamente ricevendo finanziamenti attraverso un crowdfunding. Ma quali sono gli ingredienti del successo? “Avere passione fa la differenza, fare gioco di squadra ed essere perseveranti. Continuare anche nei momenti di difficoltà”, confessa Baggiani.
Finanz, l’app che insegna la finanza
È un’applicazione che nasce con lo scopo di insegnare a risparmiare e a investire. Si chiama Finanz e vuole trasmettere buone prassi per gestire nella maniera più corretta i risparmi di una vita. “Questo progetto è nato durante la pandemia – racconta Lorenzo Perotta, fondatore di Finanz, insieme a Matteo Longoni, Andrea Pasini, Matteo Spreafico e Alessandro Caccia –. Mi sono reso conto che non sapevo molto della materia e così mi sono messo a studiare in autonomia”. Il mondo finanziario è complesso da avvicinare e spesso servono corsi tecnici per avere qualche nozione in più. “Ho deciso di creare un’app gratuita che, con cinque minuti al giorno di lezione, insegna le principali tecniche di investimento – racconta Perotta –. Inoltre, abbiamo pensato ad una versione estesa e a pagamento per accedere a contenuti più specifici”. Lorenzo è giovanissimo, deve ancora terminare il percorso universitario. Quello che fa la differenza, nel suo caso, è la determinazione: “Abbiamo avuto la fortuna di trovare le persone giuste che ci hanno supportato, sostenuto e guidato attraverso scambi di idee, opinioni e, giocoforza, anche di capitali”. Uno scoglio che a volte sembra insormontabile, però, è quello legato alla giovane età. Barriera che porta con sé diversi pregiudizi. “Abbiamo fatto fatica a costruirci una rete di contatti. Oggi, grazie ai feedback dei nostri clienti ci riteniamo soddisfatti e stiamo crescendo sempre di più”. Sono infatti 12mila gli utenti in applicazione, 150mila i follower e 100 le scuole superiori coinvolte in un road tour. Dati che certificano un successo.
Ortho.Rent, l’ortopedia a casa
Tre giovani con il desiderio di stravolgere completamente un settore ancora molto ancorato alla tradizione: quello dell’ortopedia. È con questo scopo che è nata Ortho.Rent, una startup varesina che fornisce il servizio di noleggio online di ausili ortopedici. “La nostra attività, rispetto a quella dei negozi fisici, è moderna e rivoluzionaria – racconta Lorenzo Grassini, fondatore della startup, insieme ai co-fondatori Andrea Volpi e Fabrizio Grasso –. Il cliente può noleggiare direttamente dal cellulare o dal computer l’ausilio medico”. Carrozzine, stampelle, deambulatori: questi alcuni dei prodotti che vengono noleggiati dalla startup, dopo una consulenza tecnica che viene fatta dallo stesso personale qualificato. “I nostri punti di forza – racconta Grassini – sono la consegna a casa, il pagamento online o alla consegna e i prezzi ridotti rispetto a quelli medi di mercato”. Ci sono, però, diverse difficoltà quotidiane da dover gestire. “Quella più grande è di implementare il processo di digitalizzazione in questo comparto – continua Grassini –. I medici, specialmente quelli di più lunga data, spesso sono diffidenti”. Ci sono anche difficoltà burocratiche. “Non abbiamo mai pensato di mollare anche perché credo fortemente che, se non siamo noi oggi, sarà qualcun altro domani a mettere in campo questa rivoluzione”, chiosa Lorenzo Grassini.
h orthorent.it
SmartFab, trasformare i dati per ridurre gli sprechi
Raccogliere i dati dell’ambito produttivo per rendere un’impresa più efficiente e ridurre gli sprechi. È con questo obiettivo che cinque anni fa è nata la startup innovativa SmartFab. “Raccogliamo i dati dei macchinari produttivi utili alla realizzazione di un prodotto – racconta Ann LoCicero, fondatrice della startup milanese –. Mettiamo insieme queste informazioni, le analizziamo e scopriamo se ci sono anomalie nella realizzazione di un prodotto”. In questo modo il processo produttivo non solo viene analizzato, ma anche migliorato e reso efficiente. “La nostra attività è di fondamentale importanza – continua LoCicero –. L’industria manifatturiera è la spina dorsale dell’economia. Trovare la soluzione ad un problema e risolvere alcune difficoltà di un’azienda o di un imprenditore è fondamentale”. SmartFab, come avviene per molte startup, è nata da un’intuizione. “Senza un’idea o senza un problema da risolvere non si può fare startup”. Prima di intraprendere questo percorso imprenditoriale, però, Ann LoCicero è stata per oltre 20 anni una dipendente che ha lavorato nel mondo della finanza. Passare dall’altra parte della barricata, quindi, è stato un passo importante. Un cambio radicale. Non solo professionale, ma anche personale.
InfinityID, il sistema che gestisce i codici a barre
Dare un’identità digitale ai prodotti e metterli in dialogo con i sistemi tecnologici e gestionali aziendali, raccogliendo e scambiando informazioni in tempo reale, in modo automatico e massivo attraverso la tecnologia RFID (Radio-Frequency Identification Device). InfinityID è una startup innovativa che si occupa di realizzare software plug&play modulabili, che permettono di ottimizzare i processi lungo tutta la supply chain. “Attraverso questa tecnologia – racconta Enrico Mattioli, fondatore di InfinityID – è possibile identificare univocamente un prodotto, tracciare con precisione i suoi movimenti e reperire istantaneamente tutte le informazioni ad esso associate”. Industria, logistica, retail, stampa etichette, identificazione automatica e tracciabilità: sono questi i campi di applicazione in cui si muove la startup bresciana. “Con la nostra attività rendiamo i sistemi logistici e produttivi molto più efficienti – racconta Mattioli –. Si riducono i tempi di spedizione e anche in retail, in fase di inventario, è possibile leggere fino a 1.000 articoli in 5 secondi”.