Misteri d’autunno
Storie di fantasmi e leggende, in questo periodo dell’anno, sono ancora più intriganti e permettono di visitare, con un punto di vista diverso, luoghi storici vicino a casa. Ecco alcune
Storie di fantasmi e leggende, in questo periodo dell’anno, sono ancora più intriganti e permettono di visitare, con un punto di vista diverso, luoghi storici vicino a casa. Ecco alcune suggestioni per gite in provincia di Varese, alla scoperta di antichi Monasteri, buie cavità naturali e affascinanti castelli. Tra ricorrenze provenienti da Oltreoceano e tradizioni tutte nostrane
Ottobre, ci si creda o meno, è il mese dedicato al mistero. Le leggende e le storie di Ognissanti segnano il passo tra le stagioni, inaugurando quella più buia e carica di introspezione. Alcune tradizioni legate a questo periodo sono, tuttavia, erroneamente attribuite solo ed esclusivamente alle mode native Oltreoceano, da dove proviene, ad esempio, la famigerata festa di Halloween. Ma molte di esse affondano le radici nella cultura locale. Basti pensare all’usanza della “Lumassa” in Veneto e delle “Lumere” in Lombardia. Insomma, quale sia la tradizione o la consuetudine che si intende seguire in questo periodo dell’anno, il mistero diventa protagonista. Il precoce calar del sole e i colori autunnali a fare da cornice, rendono perfette le gite alla scoperta dei misteri e delle leggende della provincia varesina.
Fantasmi famosi
A quanto pare, si trova proprio nel Varesotto uno dei luoghi più infestati della regione. Uno dei siti più noti per le sue presunte attività paranormali sarebbe, infatti, il Monastero di Santa Maria Assunta di Cairate, al centro di una delle leggende più famose della zona. Secondo la tradizione, il monastero fu fondato nel 737 d.C. da Manigunda, una nobile longobarda legata alla corte regia di Pavia. La leggenda narra che Manigunda fece costruire il monastero per sciogliere un voto in seguito ad una guarigione miracolosa. Nel 2012, il monastero è balzato agli onori della cronaca per un “mistero nel mistero”. Un operaio al lavoro nella struttura scattò una fotografia che, una volta esaminata, rivelò la presenza di una figura spettrale non visibile al momento dello scatto. Molti hanno collegato questa apparizione al fantasma di Manigunda, la fondatrice del monastero, anche se, dopo analisi e confronti, dai più lo scatto è stato definito un falso. L’episodio ha attirato l’attenzione dei media, portando anche una troupe televisiva della trasmissione “Mistero” ad indagare sul posto. Questo evento ha contribuito ad alimentare l’alone di mistero che circonda il monastero, rendendolo una meta di interesse per gli appassionati di fenomeni paranormali. A Biandronno, invece, Villa Borghi è al centro di un’altra leggenda locale. La storia risale ai primi anni dell’800 e coinvolge Luigi Borghi e sua moglie Margaret Doyle. Secondo la leggenda, le anime inquiete della coppia continuerebbero ad abitare le stanze della villa. I fenomeni paranormali associati alla loro presenza includerebbero porte che si aprono da sole, strani flussi di aria fredda e luci che si accendono improvvisamente. La storia narra che Luigi Borghi, inviato a Manchester per studiare le macchine a vapore, conobbe e sposò Margaret. Al loro ritorno in Italia, la famiglia fece costruire la storica dimora. Tuttavia, il loro matrimonio fu presto segnato da incomprensioni e gelosie. Nel 2012, un fotografo affermò di aver catturato l’immagine del fantasma di Luigi affacciato ad una finestra dell’ultimo piano della villa. Inoltre, si dice che nelle mattine d’inverno sia possibile scorgere la figura spettrale di Margaret emergere dalle acque del lago.
Archeologia e leggende
Conosciuto anche come “Tana del Lupo” o “Grotta delle Fate”, l’Antro Mitriaco di Angera è una cavità naturale situata ai piedi della Rocca Borromeo, ritenuto l’unico esempio conosciuto in Lombardia di un possibile luogo di culto dedicato al dio Mitra. Si tratta di una grotta naturale di forma ellittica, al cui esterno sono presenti tracce di antichi rilievi e incavi, probabilmente legati a rituali misterici. Recenti studi archeologici hanno rivelato tracce di frequentazione risalenti al Mesolitico (circa 7.000 a.C.) e la possibile presenza in epoca romana di una struttura esterna simile ad un pronao colonnato. L’ipotesi è che fosse un luogo di culto legato ad una sorgente d’acqua, probabilmente dedicato alle Ninfe. La leggenda narra che ogni 100 anni si apra una porta magica che conduce a un mondo fatato. Trovandosi in un terreno privato, l’Antro Mitriaco non è visitabile, ma è possibile recarsi nel centro storico di Angera, al Civico Museo Archeologico, in via Marconi 2, per scoprire tutto sulla sua storia. Tracce di culti misteriosi sono presenti anche a Sesto Calende, dove si trova il “Sass da Preja Buja”, un masso erratico, importante luogo di culto pagano, dove si dice che le bussole impazzissero per le forze misteriose emanate dal sito. Nelle vicinanze sorge l’Oratorio di San Vincenzo, testimonianza di come spesso i luoghi di culto cristiani venissero edificati su antichi siti pagani. E proprio in quest’area, recenti studi archeologici a cura dell’Università di Milano hanno rinvenuto resti di un’antica chiesa e di un vecchio edificio. Per ora gli studiosi non si sbilanciano ma, senza dubbio, quest’area custodisce molti misteri ancora da scoprire. Questa è una zona affascinante per una passeggiata nel periodo autunnale, tra boschi e foglie colorate: un po’ di nebbia renderà il tutto ancora più suggestivo.
Segreti e misteri
A Somma Lombardo, in autunno, il Castello Visconti di San Vito è protagonista di affascinanti visite guidate alla scoperta della sua storia e delle sue magnifiche stanze interne. Il castello nasconde anche diversi misteri intriganti: si narra, infatti, che nei sotterranei, vicino alle cucine, esistesse un passaggio segreto, un tunnel che collegava il ventre del castello con il fiume Ticino, pensato per eventuali fughe improvvise. Inoltre, tra i sommesi, circola la leggenda di una sorgente di acqua purissima nascosta nel castello, anche se questa storia non ha ancora trovato conferma. A portare con sé un mistero affascinante, oltre ad ospitare interessanti iniziative durante il periodo di Halloween, è un altro edificio della provincia di Varese. Si tratta di un Bene Fai, il Monastero di Torba con le sue “monache senza volto”. Su una parete del monastero è raffigurato, infatti, un gruppo di 8 monache, 3 delle quali prive di volto. Secondo la tradizione, mentre l’affresco veniva realizzato, 3 monache si allontanarono dal monastero per motivi sconosciuti. I loro ritratti rimasero così incompleti, con l’ovale del viso vuoto, nell’attesa di essere terminati con le fattezze di nuove monache, cosa che non accadde mai, poiché il monastero fu abbandonato.
Ovviamente anche in questo caso, soprattutto tra il popolo del web, è nata una leggenda metropolitana: si dice che gli spiriti di queste 3 monache “senza identità” vaghino ancora oggi per i campi di Torba, cercando di rientrare nel dipinto. Solo quando ci riusciranno, otterranno un’identità e potranno finalmente accedere al Paradiso. L’edificio, originariamente un castrum militare, fu abitato da monache benedettine che lo arricchirono con la costruzione della chiesa e del monastero nell’VIII secolo. Al secondo piano, dove le sorelle si riunivano per pregare, si trova questo affresco. Gli ovali vuoti dei 3 visi sono perfetti, come se i ritratti fossero sempre stati incompleti .
Lumere e Lumasse
Le Lumere hanno probabilmente origini celtiche. Si ritiene che siano legate alla festa di Samhain, un momento dell’anno in cui si credeva che il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti diventasse più sottile. Questa celebrazione coincideva con l’inizio di novembre, segnando il passaggio dalla stagione luminosa a quella buia. Le Lumere (e le Lumasse) venivano accese e posizionate sui davanzali o nei giardini. La tradizione delle Lumere non si limita alle zucche intagliate. In molte famiglie, la sera del 1° novembre si apparecchia ancora la tavola per i defunti, un gesto simbolico di accoglienza e ricordo di chi non c’è più. Inoltre, è comune preparare dolci speciali come il pan dei morti, un biscotto che onora la memoria dei cari scomparsi. Mentre Halloween si diffonde sempre più in Italia riempiendo le città di divertimento, è bene non dimenticare anche questa tradizione che ricorda come, molto prima dell’arrivo di zucche arancioni e “dolcetto o scherzetto”, le comunità locali avessero già il loro modo di celebrare questo periodo dell’anno, mescolando rispetto per i defunti, tradizioni agricole e un pizzico di mistero.