Mission to Mars
Un razzo alto poco più di 100 metri, spinto da 4 potenti motori, si alza dalla rampa di lancio di Cape Canaveral portando verso lo spazio una navicella con a bordo 4 o forse 6 uomini. Ad attend
Un razzo alto poco più di 100 metri, spinto da 4 potenti motori, si alza dalla rampa di lancio di Cape Canaveral portando verso lo spazio una navicella con a bordo 4 o forse 6 uomini. Ad attenderli in orbita terrestre c’è un modulo che servirà agli astronauti come dimora per il lungo viaggio verso Marte, della durata di 6 mesi. Dopo il trasferimento Terra-Marte gli astronauti troveranno in orbita marziana il modulo di atterraggio (lanciato precedentemente), all’interno del quale prenderanno posto due (o quattro) uomini che scenderanno sul pianeta rosso. Non è fantascienza, ma è quanto programmato per la prima esplorazione umana su Marte che, stando ad una tabella di marcia che circola all’interno della Nasa, dovrebbe avvenire nel 2039, giusto 70 anni dopo il primo allunaggio. Ci sono più di vent’anni prima di arrivare a quella data, ma sono tutti necessari per mettere a punto un’impresa estremamente complessa e costosissima. Gli elementi fondamentali da mettere a punto sono: un razzo, una navicella, un modulo per il trasporto degli astronauti e un lander, ossia un modulo di discesa che deve anche servire per riportare in orbita marziana gli astronauti dopo la permanenza sulla superficie di Marte. Ma non è tutto, perché per quell’impresa sarà necessario mettere a punto una serra dove far crescere verdure e frutta su Marte. La possibilità di coltivare nello spazio è già stata dimostrata con esperimenti fatti a bordo della stazione spaziale, dove è stata fatta crescere lattuga romana e fiori con caratteristiche simili ai pomodori. Il terreno di Marte è particolarmente adatto alla coltivazione di spinaci e quindi, senza dubbio, entreranno a far parte del menù degli astronauti. Gli uomini dovranno sapere come affrontare gli effetti negativi sul corpo causati dalla lunga assenza della forza di gravità terrestre e dalle radiazioni cosmiche che li colpiranno durante il viaggio e la permanenza sul pianeta rosso. Esse inducono osteoporosi, problemi alla vista e al Dna cellulare. Le missioni umane alla stazione spaziale internazionale servono per superare alcuni di questi problemi.
Un razzo, una navicella, un modulo per il trasporto degli astronauti, un lander per la discesa e una serra per far crescere frutta e verdura. Alla Nasa “fervono” i preparativi per lo sbarco dei primi uomini sul pianeta rosso. In programma per il 2039
A Terra intanto l’agenzia spaziale americana sta costruendo due elementi fondamentali necessari alla missione: la capsula per il trasporto degli astronauti e il razzo, il più potente tra tutti quelli costruiti finora. La navicella si chiama Orion e, senza uomini, è già stata lanciata nello spazio nel 2014 facendole raggiungere una distanza dalla Terra di 1500 chilometri. Il razzo invece, chiamato con la sigla SLS (Space Launch System), è ancora in fase di realizzazione e il primo lancio è previsto per il 2018, quando porterà la capsula Orion, ancora una volta senza uomini, attorno alla Luna. Poi, agli inizi del prossimo decennio, sarà la volta dei primi lanci umani. Il primo prevede di portare alcuni astronauti in prossimità della Luna dove, nel frattempo, sarà stato “parcheggiato” un pezzo di asteroide che una missione robotizzata sarà andata a prelevare su un asteroide di più grandi dimensioni. Nel 2033 poi, è molto probabile che si realizzi una missione a Phobos, il più grande dei satelliti marziani, dove gli astronauti sperimenteranno tutto ciò che è necessario per realizzare la vera e propria missione a Marte. Scendere e ripartire da Phobos è molto più semplice che non su Marte, perché il satellite ha una gravità bassissima essendo molto piccolo (ha un diametro di una ventina di chilometri).
Il terreno di Marte è particolarmente adatto alla coltivazione di spinaci e quindi, senza dubbio, entreranno a far parte del menù degli astronauti
Se la spedizione a Phobos si svolgerà come previsto si invieranno su Marte i materiali che serviranno al sostentamento del primo equipaggio. Verrà inviato anche un modulo di rientro che verrà usato dai primi astronauti per raggiungere l’orbita marziana dopo il soggiorno su Marte dove, ad attenderli saranno rimasti gli altri due astronauti. Il modulo usato per l’atterraggio dal primo equipaggio rimarrà come riserva per successive missioni. Il viaggio verso il pianeta rosso non sarà semplice. Quando due (o quattro) astronauti prescelti – non si sa ancora se saranno uomini e donne o tutti di un unico sesso e di quali nazionalità – scenderanno su Marte dovranno mettere in funzione i sistemi di produzione dell’energia. Sarà ottenuta con pannelli solari e, molto probabilmente, con una piccola centrale termonucleare. Quindi dovranno organizzare la prima serra planetaria dove si coltiveranno verdure fresche. Poi si passerà al lavoro vero e proprio. Attraverso il campionamento di rocce si cercherà di capire l’evoluzione del pianeta, mentre un vero e proprio laboratorio biologico darà modo di cercare eventuali segni di vita, se non saranno già stati scoperti prima d’allora. Ad aiutare gli astronauti nelle loro esplorazioni vi saranno dei rover, alcuni grandi, dove gli astronauti potranno anche rimanervi per alcuni giorni durante le esplorazioni più lontane rispetto alla base, altri invece saranno piccoli e serviranno a portare campioni, strumenti e riserve d’ossigeno. All’esplorazione marziana prenderà parte anche l’Europa e soprattutto l’Italia, alla quale la Nasa ha già chiesto di collaborare alla costruzione del modulo di servizio della Orion e molto probabilmente entrerà in campo per la costruzione del modulo-casa per il viaggio verso Marte. L’Italia infatti, ha una grande esperienza in questo campo, avendo costruito diversi moduli della Stazione Spaziale Internazionale.