Meditazione in movimento

Cintura nera sesto dan, plurivincitore di Campionati italiani, Coppe Italia, con un Europeo in bacheca, oltre ad una Coppa Shotokan. Il maestro Andrea Grasselli, una vita trascorsa sui tatami del BuD

Cintura nera sesto dan, plurivincitore di Campionati italiani, Coppe Italia, con un Europeo in bacheca, oltre ad una Coppa Shotokan. Il maestro Andrea Grasselli, una vita trascorsa sui tatami del BuDoKan di Busto Arsizio, prima come atleta poi come arbitro, parla del karate.  Non uno sport, ma un’arte marziale adatta a grandi e bambini, che ha come fine principe quello di migliorare l’essenza dell’uomo

Non è uno sport, bensì un’arte marziale. Anche se la definizione più aderente al karate potrebbe essere “meditazione in movimento”. Parola di Andrea Grasselli, cintura nera sesto dan, una vita nel BuDoKan di Busto Arsizio, prima come atleta plurivincitore di Campionati italiani, Coppe Italia e con un Europeo in bacheca, oltre ad una Coppa Shotokan e poi (anche attualmente) come maestro. Sempre al fianco di Giorgio Gazich, fondatore della società di karate bustocca. Grasselli è anche arbitro internazionale, da poco è stato nominato Presidente nazionale degli arbitri ed è membro della Commissione scientifica nazionale Fitka, che si occupa di fare ricerca sul karate come disciplina con ricadute positive sotto il profilo fisico, fisiologico e psichico. Senza entrare nei dettagli storici, è bene sapere che la Scuola di arti marziali di Busto è affiliata Fitka, ovvero è quella che si rifà al karate tradizionale. E la differenza da quello sportivo la spiega proprio Grasselli: “Dal punto di vista tecnico non c’è differenza tra karate tradizionale e quello sportivo – dice il maestro –. Cambia la filosofia. Ovvero in quello tradizionale il risultato sportivo è un aspetto parallelo, ma non primario dell’arte marziale”. 

In Italia il karate ha una tradizione piuttosto giovane. A costruire il ponte con il Giappone fu Hiroshi Shirai, maestro decimo dan, nato a Nagasaki, il 31 luglio 1937 e morto a Milano lo scorso 9 ottobre. È considerato il maestro giapponese che ha maggiormente contribuito alla diffusione del karate in Italia e in Europa a partire dalla metà degli anni ‘60. E proprio per questa sua attività è stato anche premiato, a nome dell’imperatore nipponico, dall’ambasciatore del Giappone in Italia. Shirai ha poi indicato in Carlo Fugazza il maestro del karate tradizionale, mentre la figlia Yuri è l’attuale Presidente della Fitka. Gichin Funakoshi è, invece, il maestro che ha codificato le regole del karate in Giappone e l’ha trasformato in una disciplina da trasmettere a tutti e non di padre in figlio come avveniva in Giappone prima di lui. “Il karate – ribadisce Grasselli – non è uno sport, ma un’arte marziale che ha come fine principe quello di migliorare l’essenza dell’uomo. Ed è stato il maestro Shirai a codificare i pilastri della nostra disciplina tradizionale. Si tratta di 10 punti in cui si può notare la totale assenza di concetti negativi. Si parla di: fedeltà, amore per tutti, spinta amorevole verso gli altri, pensieri positivi, riconoscenza e rispetto per chi ci ha educato, servizio alle persone fatto con il cuore, in particolare dei propri genitori, di non aver paura di morire, di altruismo e di molta pazienza quando si sta vivendo e cercando di superare un momento di difficoltà”.

Principi che Grasselli ha imparato a fare propri nel corso della sua lunga carriera da karateka. Percorso che è iniziato proprio con il maestro Gazich all’età di 11 anni. “A lui devo tutto quello che ho imparato. Quando ho iniziato a praticare l’arte marziale – racconta Grasselli – non avevo particolari doti fisiche. Anzi, ero piuttosto robusto e negli anni ho dovuto superare tutta una serie di difficoltà. Fino ad arrivare ad essere un atleta della nazionale e a riuscire a vincere un Campionato Europeo. Il mio obiettivo principale è sempre stato quello di migliorarmi come persona e come karateka e i successi sono stati una conseguenza di questo modo di impostare la pratica di quest’arte. E il medesimo approccio l’ho applicato quando, dopo aver smesso con l’agonismo, sono diventato arbitro. E poi, ancora, ogni giorno, nella mia vita professionale”. Andrea Grasselli è laureato in Scienze motorie ed è docente: “Il karate mi ha insegnato anche a costruire un rapporto con i giovani studenti e il mio approccio punta sempre a cercare di tirare fuori il meglio dalla persona che ho di fronte per ottenere il massimo”. Potenza, coordinazione, concentrazione e ritmo: stiamo parlando di una disciplina che, oltre a tenere in stretta sintonia mente e corpo, contribuisce a uno sviluppo armonico della persona, a partire dalla giovane età. “Chi fa karate sviluppa la propria forza, lavora sulla potenza del gesto e utilizza tutto il corpo: gli arti superiori, quelli inferiori, il busto e i riflessi. Mantenendo sempre alta la concentrazione. Ed è per questo che possiamo definire l’arte una meditazione in movimento”.

Chi inizia a fare karate da piccolo, anche se il BuDoKan è una realtà attenta alla promozione dell’arte marziale nelle scuole del territorio, in genere è perché viene “spinto” dai genitori. “Stiamo parlando di una disciplina inclusiva, adatta a tutte le età – continua Grasselli –. Da noi si allenano bambini a partire dai 6 anni, gli agonisti, ma anche tanti adulti che iniziano in tarda età”. Insomma, per praticare karate non è mai troppo tardi. “Gli adulti decidono di provare nel momento in cui hanno più tempo da dedicare alle proprie passioni. Negli ultimi anni devo dire che a questa disciplina si avvicinano tante donne. Il loro primo obiettivo è quello di imparare tecniche di difesa personale. Partiamo da lì. Molte poi, però, si appassionano e dopo aver appreso le mosse necessarie, scelgono di approfondire l’essenza dell’arte marziale e continuano nel percorso”. Una chiusura doverosa è sulla tradizione che ha il BuDoKan nella formazione di grandi campioni. Andrea Grasselli, insomma, non è l’unico ad aver reso onore alla scuola bustocca sui tatami nazionali ed internazionali. Tra questi bisogna ricordare i fratelli Zanovello (Christian e Stefano), Alessandra Lazzarini e Kamal Bougdaoua.  

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