L’Università sostenibile
“Abbiamo stilato un Piano che mira a promuovere la sostenibilità in tutte le sue declinazioni: sociale, ambientale ed economica. Puntiamo ad essere un’Università green”
“Abbiamo stilato un Piano che mira a promuovere la sostenibilità in tutte le sue declinazioni: sociale, ambientale ed economica. Puntiamo ad essere un’Università green”. È con queste parole che Federico Visconti, Rettore della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza, introduce il tema al centro del trentennale dell’ateneo che ricorre quest’anno. Un semestre interamente dedicato alla sostenibilità. Un hub di ricerca, formazione e divulgazione sostenibile nei processi aziendali in fase di creazione. Il libro dal titolo “Bilancio di sostenibilità come strumento di rendicontazione aziendale”. Queste alcune delle più importanti iniziative portate avanti in questi mesi.
La LIUC festeggia un traguardo importante. Rettore Visconti, se dovesse descrivere questi 30 anni di storia con tre parole, quali userebbe?
Intrapresa, apprendimento e cambiamento. Sono queste le tre parole chiave che mi sono venute in mente. C’è stata l’intrapresa di fondare e far partire una Università. Un progetto, ricordo, voluto dagli imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Apprendimento: questi trent’anni sono stati l’occasione per imparare tanto, lungo molteplici dimensioni, attraverso i successi e gli errori. Apprendere è una dimensione costitutiva del buon management. E infine, cambiamento, nella direzione di un progetto universitario, fondato sulla didattica, sulla ricerca e sulla cosiddetta terza missione. Queste tre parole formano un circuito. Sono collegate. Si parte da un’idea, si mettono in campo delle azioni, si impara, si corregge la rotta. L’obiettivo finale è competere con successo in un settore popolato da concorrenti molto bravi.
Quest’anno la LIUC – Università Cattaneo di Castellanza taglia un traguardo importante. Sono trascorsi 30 anni da quando gli imprenditori di Univa hanno deciso di dar vita a questo ambizioso progetto di valorizzazione del capitale umano. Il Rettore, Federico Visconti, racconta come è evoluto nel tempo il rapporto tra impresa e Università. Qual è l’impegno sul fronte della sostenibilità, tema al centro del trentennale. Quali i progetti futuri della LIUC Business School.
La LIUC è l’Università nata dalle imprese del territorio: un esempio concreto dell’attenzione del sistema industriale varesino per il capitale umano. Come è evoluto il rapporto tra aziende e formazione? Che ruolo interpreta, oggi, la LIUC?
Per rispondere a questa domanda faccio riferimento ad una affermazione del Rettore di Harvard di una trentina di anni fa. Parlando ai propri studenti affermava: “Noi possiamo solo insegnarvi ad imparare”. Nella mia visione, la LIUC insegna ad imparare sempre cose nuove, a stare in un mondo in continua evoluzione. Da una parte ci sono le imprese, preziosa fonte di apprendimento. Dall’altra c’è l’Università, che restituisce agli studenti quanto le aziende insegnano. È un meccanismo a due vie che caratterizza la LIUC più di altri Atenei. È una cinghia di trasmissione sempre più efficace, che ci sta dando soddisfazione sia sul piano della ricerca che della didattica.
La sostenibilità è il tema al centro del trentennale dell’ateneo. Quale l’impegno su questo fronte?
L’impegno di LIUC in materia è intenso già da tempo. Ampio spazio è dedicato agli insegnamenti dei corsi di laurea di Economia e in particolare di Ingegneria. Si fa ricerca e sono stati recentemente pubblicati due libri della Collana di Ateneo, sull’economia circolare e sul bilancio di sostenibilità. L’Ateneo aderisce al progetto RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, il network delle Università italiane riconosciute dal MIUR, pubbliche e private, che vogliono impegnarsi sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale. In tale contesto, è in fase di elaborazione un piano di interventi che mira a promuovere la sostenibilità in tutte le sue declinazioni: sociale, ambientale ed economica. Puntiamo ad essere un’Università sostenibile.
Rimaniamo in tema di sostenibilità. Una sfida sicuramente tecnologica, ma anche legata alle competenze. Qual è il gap di conoscenze e skill da colmare?
Se parliamo di sostenibilità, mi vengono in mente due parole: accelerazione e confusione. Sicuramente c’è grande fretta da parte delle aziende per raggiungere l’obiettivo della transizione ambientale, considerando anche i target imposti dal Governo e dall’Agenda 2030 dell’Onu. Questa corsa, allo stesso tempo, genera confusione. Spesso la strada da seguire non è lineare, gli standard non sono chiari, le best practice non sono alla portata di tutti. Bisogna continuare ad investire, soprattutto sullo sviluppo di competenze. E la ricerca, scientifica e applicata, deve fare la propria parte, analizzando la realtà e proponendo dei modelli gestionali. Solo così si può ridurre la confusione. O almeno provarci.
Un bilancio delle attività della LIUC Business School? Sono in programma cambiamenti per il futuro?
Il bilancio dell’ultimo biennio è buono. I progetti in programma sono stati portati a termine e anche i risultati economici sono positivi. Il ruolo della Business School è strategico perché consente di conoscere “dalla trincea” i problemi delle aziende, di sviluppare modelli per la buona gestione, di trasferire il tutto anche nelle aule universitarie, facendo crescere i nostri studenti. A breve sarà rivisto il piano strategico 2021-25 e le sfide cui metter mano sono tre: rafforzamento del brand, innovazione nei format didattici e cambiamento della struttura gestionale. Si aprono poi delle grandi sfide a livello di contenuti, che valgono anche per l’Università. Solo per citare alcuni filoni su cui investiremo: il business analytics, la transizione digitale, l’health management, l’innovazione. Con un’attenzione di fondo: uscire dai confini delle materie tradizionali e coltivare l’interdisciplinarietà.