LU-VE Group entra nel mercato nucleare
La multinazionale di Uboldo, attiva nel settore degli scambiatori di calore ad aria, a partire dal nuovo anno, fornirà alla prima centrale nucleare di nuova generazione del Regno Unito, dei si
La multinazionale di Uboldo, attiva nel settore degli scambiatori di calore ad aria, a partire dal nuovo anno, fornirà alla prima centrale nucleare di nuova generazione del Regno Unito, dei sistemi di raffreddamento. Il progetto garantirà all’UK il 7% dell’energia elettrica da fonti pulite. Le parole del Ceo del Gruppo, Matteo Liberali, ma anche la posizione di Confindustria sullo sfruttamento dell’atomo, tema sempre più caldo nell’agenda politica e che tiene banco anche tra le Big Tech come Google, Amazon e Microsoft
LU-VE Group, la multinazionale con headquarter a Uboldo, tra i primi operatori mondiali nel settore degli scambiatori di calore ad aria e quotata sul segmento Euronext STAR di Borsa Italiana, entra nel mercato nucleare. Più precisamente, l’azienda ha siglato, attraverso la controllata friulana Refrion, un accordo per la fornitura dei sistemi di raffreddamento dei generatori diesel di emergenza dell’isola nucleare di Hinkley Point C nella contea di Somerset: la prima centrale nucleare di nuova generazione del Regno Unito. Oltre 27 milioni di euro: questo il valore della commessa sottoscritta con la Nuclear New Build Generation Company (NNB), attraverso il Contractor inglese Bouygues Energies & Services. Un progetto ingegneristico la cui fornitura dei primi lotti da parte di LU-VE inizierà nel 2025 e che, una volta completato, secondo le stime, nel 2031, fornirà il 7% del consumo di elettricità del Regno Unito. La centrale nucleare di Hinkley Point C, costruita da EDF Energy, divisione britannica della multinazionale francese dell’elettricità EDF SA, è uno dei più grandi progetti realizzati finora in Europa in grado di generare 3.260 megawatt di elettricità. Numeri che rientrano anche nell’obiettivo della Gran Bretagna di ottenere energia elettrica a zero emissioni di carbonio per circa 6 milioni di case, con un risparmio di 9 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno.
Ecco perché, come sottolineano dall’impresa, “si tratta di una collaborazione fortemente strategica per il Gruppo di Uboldo e per i suoi piani di sviluppo, che consente di ampliare le competenze tecniche e l’offerta di soluzioni ad alto potenziale tecnologico in un settore strategico per raggiungere l’obiettivo Net Zero e proteggere l’ambiente dalla minaccia del cambiamento climatico”. In pratica, i sistemi ad alta tecnologia di LU-VE, progettati per resistere a onde d’urto causate da esplosioni e terremoti, consentiranno di raffreddare quei generatori diesel di emergenza (i cosiddetti EDG), situati all’interno dell’isola nucleare della centrale, che vengono attivati quando la centrale è disconnessa dalla rete, garantendo così l’alimentazione di componenti critici come il sistema di raffreddamento del reattore, necessario per assicurare un arresto controllato dello stesso in caso di emergenza. Il progetto prevede, dunque, la realizzazione di Air Cooler (sistemi di raffreddamento), con batterie interamente in rame, una struttura in acciaio ad alta resistenza, motori e ventilatori sviluppati in co-design con player internazionali dell’industria nucleare. Ma non solo. I componenti sono stati studiati per durare almeno 60 anni, un intero ciclo di vita di una centrale. Questo perché uno degli obiettivi di LU-VE, anche in progetti per altri settori, è quello di integrare i principi e gli standard di sostenibilità, volti alla riduzione dell’impatto ambientale, in tutte le fasi del processo produttivo, dalla progettazione all’ingegnerizzazione dei propri prodotti.
“Siamo orgogliosi di essere stati scelti per lavorare su un progetto di questa portata e complessità – tiene a sottolineare Matteo Liberali, Presidente e Ceo di LU-VE Group –. La commessa di Hinkley Point testimonia l’alta competenza e la capacità innovativa di LU-VE, ma soprattutto conferma il nostro posizionamento competitivo sul mercato. Un risultato raggiunto grazie alla strategia di diversificazione di applicazione dei prodotti che, insieme alla differenziazione geografica, rappresenta uno dei punti di forza del nostro Gruppo. L’ingresso nel settore del nucleare, avvenuto grazie alla nostra controllata Refrion, è un tassello importante del nostro percorso di crescita, che prospetta nuove opportunità, anche alla luce del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima inviato dal governo italiano a Bruxelles, con l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni entro il 2050. Il ringraziamento va a tutto lo ‘special team’ per il grande lavoro svolto con dedizione, passione e una grande competenza tecnica”.
Tema, quello dell’energia nucleare, sempre più caldo, riportato al centro dell’agenda politica del nostro Paese dallo stesso Sistema Confindustriale. Forte e senza mezzi termini il passaggio dedicato a questo argomento dal Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, durante la sua prima relazione all’Assemblea di Viale dell’Astronomia: “Se l’Europa deve cambiare marcia, anche l’Italia è chiamata a nuove scelte coraggiose. Per cominciare, il ritorno al nucleare è strategico. L’indipendenza energetica è questione di sicurezza nazionale. Allora perché tutti insieme non appoggiamo il nucleare di ultima generazione, invece di continuare a rifornirci a prezzi crescenti dalle vecchie centrali nucleari francesi?” Il monito del Presidente Orsini si basa sulla necessità di un mercato unico dell’energia: “Non possiamo perdere altro tempo. E sappiamo bene che è arrivato il momento, insieme alle categorie economiche e sindacali, di spiegare all’opinione pubblica la svolta e illustrare come i piccoli reattori modulari siano molto più sicuri e meno invasivi sui territori rispetto alle grandi centrali di vecchia generazione. Non è possibile continuare a pagare l’energia fino al 40% in più della media europea. E solo l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili non può soddisfare il nostro fabbisogno energetico”.
Ma a guardare all’atomo come nuova frontiera per rispondere al fabbisogno energetico, sono anche le Big Tech americane, cioè quelle grandi aziende che dominano il settore della tecnologia, dell’informatica e dell’AI. Un tema, dunque, che tiene banco anche a livello internazionale. L’obiettivo delle Big Tech è quello di alimentare con una fonte pulita i propri data center, ovvero gli hub dove concentrano i vari server dedicati alla propria offerta di Intelligenza Artificiale. Un esempio è il piccolo reattore modulare costruito da Kairos Power per Google, che dovrebbe entrare in funzione nel 2030. Ma anche Amazon che ha acquistato direttamente un data center già alimentato a energia nucleare e firmato accordi per costruire gli Smr, ovvero gli Small Nuclear Reactor. Si tratta di impianti atomici di dimensioni e potenza ridotte rispetto alle centrali tradizionali che sfruttano tecnologie a fissione, cioè, producendo energia dalla rottura di nuclei di atomi, per sfornare dai 10 ai 300 megawatt di energia. E mentre i colossi Google e Amazon sono interessati a sperimentare i reattori di piccole dimensioni, c’è chi pensa ancora più in grande progettando di riaprire vecchie centrali. È il caso di Microsoft che ha chiesto alla società energetica Constellation Energy di rimettere in funzione un’unità dell’impianto della storica centrale Three Mile Island, in Pennsylvania.
Rendering sistemi di raffreddamento LU-VE