L’industria diventa museo diffuso

Musei Industriali del Varesotto, in acronimo MIVA. È il progetto che nasce dall’Assessorato all’Identità, Cultura e Sviluppo di Busto Arsizio per mettere in rete le struttur

Musei Industriali del Varesotto, in acronimo MIVA. È il progetto che nasce dall’Assessorato all’Identità, Cultura e Sviluppo di Busto Arsizio per mettere in rete le strutture scrigno della storia manifatturiera della provincia di Varese e il loro legame con il territorio. Dal Museo del Tessile bustocco al Museo Frera di Tradate. Passando per Volandia, il Museo Agusta, il Mils di Saronno e le Pipe di Brebbia

Già dagli anni ’70 il museologo francese Georges Henri Riviere, insieme a Hugues de Varine, concepì l’idea di un nuovo modo di fare museo, teorizzando che potesse assumere anche la valenza di bene sociale appropriandosi del territorio circostante e creando quindi un legame con la comunità. L’idea ben presto assunse carattere di praticità e, infatti, il concetto si allargò diventando un percorso di visita in un’area geografica ben definita. In Italia ci sono vari esempi: il Museo diffuso di Torino che in 20 tappe racconta storie di Resistenza, guerra, diritti e libertà. Il museo di Vinci che arriva territorialmente fino a Certaldo e che comprende 21 musei convenzionati. C’è poi anche quello della Valdelsa con un percorso tra passato e presente e altri ancora. Nel nostro territorio varesino da poco più di due anni, è presente il MIVA, acronimo di Musei Industriali del Varesotto.

Il progetto nasce nel 2018 a Busto Arsizio, da un’intuizione dell’Assessore all’Identità, Cultura e Sviluppo del territorio, Manuela Maffioli la quale afferma: Abbiamo preso coscienza del potenziale che avrebbe costituito nel nostro comprensorio creare una rete di musei non con l’esposizione di opere d’arte ma di realtà industriali, che sono la vera identità economica del nostro territorio”. Il sistema manifatturiero come parte integrante della tradizione e della cultura del Varesotto. La fabbrica non è solo economia. “Per valorizzare questa realtà e raccontare quanto l’industria sia intrinsecamente legata al territorio – prosegue l’Assessore Maffioli – abbiamo pensato di mettere in rete i musei che ne raccontano la storia e l’evoluzione per valorizzare i singoli progetti e dare loro forza organizzativa, col fine di agevolare le conoscenze per il pubblico. Sono otto percorsi museali, molto diversi tra loro, che narrano le realtà produttive di questa parte della Lombardia e parlano il linguaggio del territorio di appartenenza, con capofila il Museo del Tessile di Busto Arsizio”. 

L’assessore Maffioli e il suo staff stanno lavorando per rendere più fruibili anche i piccoli musei disseminati nel percorso che, per ora, sono visitabili su appuntamento. A riprova dell’interesse per questo nuovo turismo industriale, è stato pubblicato un libro di Jacopo Ibello dal titolo “Guida al turismo industriale” dove è riportato nella descrizione che l’Italia è in prima linea nella valorizzazione di questa grande risorsa che comprende sia l’archeologia industriale – fabbriche dismesse, musealizzate o riconvertite a nuove funzioni – sia la cosiddetta cultura d’impresa, che include i musei e gli archivi aziendali e le visite all’interno di impianti industriali ancora attivi. 

Andiamo dunque alla scoperta di questo percorso museale del MIVA. L’ordine non è importante. Centrale, semmai, è completare il tour, perché nel suo insieme dà il senso della multidistrettualità che caratterizza da sempre il sistema industriale della provincia di Varese. Da qualche parte, però, si deve pur cominciare. Il nostro viaggio inizia dunque da Busto Arsizio al Museo del Tessile, per poi spostarsi in gita a Volandia, nel più grande museo aeronautico italiano dove è descritta l’epopea aeronautica in tutte le sue forme. Dai voli pionieristici dei primi del Novecento all’avveniristico convertiplano, dalle mongolfiere alla conquista dello spazio lungo un percorso espositivo di oltre 2 km. Accanto si trova il Museo Flaminio Bertoni che raccoglie oltre 100 veicoli all’interno delle ex Officine Caproni. Ci si sposta a Cascina Costa a Samarate, per il Museo Agusta con prototipi di elicotteri e aerei, modelli in scala e moto che raccontano un secolo di storia aziendale. Il percorso può continuare nella città di Saronno dove il Museo delle Industrie espone macchinari e cimeli che hanno fatto la storia del saronnese intrecciata con le Ferrovie Nord.

Da Saronno si va a Tradate al Museo Fisogni della Stazione di Servizio con oltre 5.000 oggetti tra pompe di benzina, latte d’olio e cartoline d’epoca e con i vecchi loghi delle società petrolifere. Sempre a Tradate, il Museo della motocicletta Frera con tutti i modelli della storica moto e i relativi documenti della fabbrica. Non si può lasciare il territorio senza visitare il Museo della Pipa di Brebbia, fondato nel 1979, dove sono esposte migliaia di pipe di ogni forma possibile che stupiscono il visitatore. Un museo diffuso, quindi, che consente di apprezzare il paesaggio lombardo, con visioni lacustri e con montagne innevate che ne fanno da cornice. Non un solo un luogo, ma una pluralità di tappe, che formano insieme un mosaico con un ben specifico filone: il lavoro e la produttività che diventano una nuova idea di turismo nel Varesotto.

 

I musei MIVA 

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