L’impresa che recupera la bellezza
Tra le realtà che mettono al centro del proprio business l’arte, per sensibilità e visione, ce n’è una in provincia di Varese che del recupero artistico e architetton
Tra le realtà che mettono al centro del proprio business l’arte, per sensibilità e visione, ce n’è una in provincia di Varese che del recupero artistico e architettonico fa un vero e proprio mestiere. Si tratta della Gasparoli, nome di riferimento nel settore del restauro e della manutenzione edilizia in Italia e anche all’estero, dal 1854. I lavori in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, alla Mole Antonelliana di Torino e alla Villa Reale di Monza, insieme al recente restauro della varesina Villa Andrea Ponti: questi alcuni dei progetti dell’azienda di Gallarate
‘‘È del poeta il fin la meraviglia…”, scriveva Giambattista Marino. La meraviglia diventa vero e proprio mestiere per un’impresa che ha fatto del recupero della bellezza il suo punto di forza. Affonda le radici nella storia, la Gasparoli di Gallarate, azienda di famiglia, dalle lontane origini venete, che dal 1854 ad oggi è diventata un nome di riferimento nel settore del restauro e della manutenzione edilizia in Italia e all’estero. È proprio l’amore per la bellezza il tratto fondante dell’impresa, corroborato da una dedizione e competenza che, in anni più recenti, si è arricchita anche di tutte le potenzialità offerte dalle tecniche moderne e dall’innovazione digitale. Senza dimenticare il forte senso di responsabilità di chi sa che per tramandare la bellezza occorre, prima di tutto, preservarla. “I nostri lavori raccontano l’amore per quello che facciamo, senza bisogno di parole”, spiega Martina Gasparoli, sesta generazione in azienda e Responsabile della comunicazione. “Basti pensare ai lavori eseguiti nel tempo, alcuni meno noti al grande pubblico, altri iconici. Uno su tutti il progetto della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, i cui restauri hanno richiesto un intero anno, con l’impiego di 12 restauratori e circa 35.000 ore di lavoro. Alla Mole Antonelliana di Torino, oggi Museo nazionale del Cinema, che con i suoi 167,5 metri è uno dei più alti edifici d’Europa, di cui abbiamo restaurato stucchi e decorazioni interne. O al restauro delle superfici intonacate e lapidee alla Villa Reale di Monza. Fino ai luoghi di culto: dal Duomo alla Basilica di Sant’Ambrogio fino al Cenacolo Vinciano, solo per fare esempi milanesi. Potremmo elencarne molti altri”, ribadisce Martina.
Un lungo elenco di beni che in comune hanno la bellezza. “È un privilegio lavorare in questo campo, ma anche una responsabilità e un impegno – racconta di nuovo Gasparoli –. Puntiamo su una squadra di professionisti di grande valore, sempre formati ed aggiornati, sulla conoscenza dell’arte e dell’architettura, sulla qualità delle prestazioni, ma anche sulla cultura della sicurezza, della sostenibilità e del rispetto di quanto già esistente. Valori che già nel 2003 abbiamo deciso di mettere nero su bianco in un documento programmatico condiviso con tutti i nostri collaboratori”. Il mestiere guarda insieme al passato e al futuro e non solo. La visione è ampia. “Il nostro metodo è la multidisciplinarietà: saperi e attività dialogano nell’operatività del cantiere. È grazie al bagaglio di cultura umanistica, scientifica e tecnologica che possiamo trattare con competenza ogni tipo di superficie. E le superfici raccontano storie bellissime! La conservazione di un bene diventa un ambito di contenuto culturale e sociale: un corretto intervento non può esulare dalla conoscenza della storia, dei sistemi costruttivi, dei materiali con i loro processi di alterazione e degrado. Non dimentichiamo poi che il valore di un bene va considerato ‘nel’ e ‘per’ il territorio in cui si colloca: l’oggetto restaurato si fa protagonista e generatore di nuove opportunità, anche in ottica di turismo culturale”, aggiunge la Responsabile della comunicazione aziendale.
Altro obiettivo di Gasparoli è quello di diffondere la cultura della manutenzione come prevenzione. “Prevenire è meglio che curare. La sfida oggi è spiegare che fare manutenzione con continuità permette di prevenire il degrado, molto più e molto meglio del ‘restauro’ (che è un intervento a guasto, ndr) risparmiando anche risorse economiche – ci tiene a precisare Martina Gasparoli –. La prevenzione richiede un cambio di visione che guarda con fiducia al futuro, nell’edilizia civile e pubblica come nei beni culturali. La sfida più in generale è quella di educare al bello le nuove generazioni: la conservazione del costruito storico è uno strumento fondamentale per la valorizzazione del patrimonio del nostro Paese. Questo patrimonio, artistico, ambientale e paesaggistico, svolge un ruolo nella formazione e nell’educazione dei cittadini. E può stimolare nei giovani una coscienza condivisa della storia del territorio e concorrere alla formazione dell’identità”. E forse anche per questo Gasparoli investe in iniziative di comunicazione: dai podcast “Conversazioni di Valore” alla challenge “Santandrea360” su Instagram in occasione dei lavori di restauro all’Abbazia di Vercelli, solo per fare qualche esempio di creatività.
Bernascone: il nono leone per raccontare il restauro
Tra gli innumerevoli progetti sul territorio varesino, incluso il recente restauro di Villa Andrea nel Centro Congressi Ville Ponti e quello della Basilica di Santa Maria Assunta a Gallarate, nota anche per l’altare e l’ambone opera di Claudio Parmiggiani, Gasparoli ha realizzato i lavori sul campanile della Basilica di San Vittore di Varese, alias “Il Bernascone”. Un progetto che ha visto un’inedita collaborazione con altre imprese, tra cui LATI Industria Termoplastici, Randaplast e PsFactory. Per far comprendere al pubblico (“a terra”) la portata del lavoro (“in alto”) è stata realizzata con la tecnologia 3D una testa di leone in polimeri plastici che riproduce fedelmente uno degli otto leoni guardiani del campanile. Un’iniziativa che per molti mesi ha permesso di far godere a tutti i dettagli, e da vicino, di opere maestose collocate a 60 metri d’altezza.
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