Le tappe del Coronavirus

È il mese di dicembre del 2019 e il Coronavirus fa la sua prima comparsa a Wuhan, capoluogo della provincia cinese di Hubei, la metropoli più popolata della parte orientale della nazione

È il mese di dicembre del 2019 e il Coronavirus fa la sua prima comparsa a Wuhan, capoluogo della provincia cinese di Hubei, la metropoli più popolata della parte orientale della nazione, con 11 milioni di abitanti. Ignare che da lì a poche settimane quel virus si sarebbe trasformato in un’epidemia che avrebbe invaso tutto il mondo, il 31 dicembre le autorità cinesi informano l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dell’esistenza di una serie di casi assimilabili alla polmonite, ma anomali, le cui cause sono sconosciute. Il motivo? Il virus non corrisponde a nessuno noto fino ad allora. Iniziano cosi le prime indagini e si identifica come epicentro della diffusione del virus ignoto il mercato del pesce di Huanan, a Wuhan, che dal primo gennaio viene chiuso. Il contagio, pare, possa essere stato causato da prodotti di origine animale, venduti proprio all’interno di quel mercato. È del 7 gennaio l’annuncio, da parte delle autorità cinesi, dell’identificazione di un nuovo tipo di virus, un coronavirus, la famiglia di cui fanno parte la Sars e la Mers, ma anche la più comune influenza. Il nuovo virus viene rinominato “2019-nCoV”.

È il primo importante passo per la ricerca e lo sviluppo di kit diagnostici in grado di identificare la malattia. Pochi giorni dopo viene confermato il decesso della prima vittima da Coronavirus, un 61enne affetto da polmonite. Ma in tutta la Cina, a quel punto, le persone contagiate sono già almeno una quarantina. E del 13 gennaio il primo decesso da Coronavirus fuori dalla Cina: si tratta di una donna cinese, appena tornata da Wuhan in Thailandia. Una settimana più tardi, il presidente cinese XI Jinping rilascia una prima dichiarazione ufficiale e globale, chiedendo uno “sforzo comune” per frenare la diffusione del nuovo virus. Di lì a poco vengono confermati casi di contagio in Corea del Sud, Giappone e Australia: e del 21 gennaio il primo caso negli Stati Uniti, un trentenne ricoverato nello Stato di Washington, di ritorno da Wuhan. Lo stesso giorno, viene annunciato che il Coronavirus, probabilmente passato dall’animale all’essere umano in fase iniziale, si trasmette anche da uomo a uomo. Tuttavia, non è ancora chiaro quanto facilmente possa avvenire il contagio. L’Oms decide, comunque, di non dichiarare lo stato di emergenza di salute pubblica internazionale: al momento i morti sono 17.

Dal contagio a Wuhan, alle misure restrittive in Italia. Dalla notizia del primo malato in provincia di Varese, alla proclamazione della pandemia da parte dell’Oms: la storia e la progressione di Covid-19, attraverso i principali avvenimenti degli ultimi mesi

Il virus inizia a circolare, così negli aeroporti di molti paesi in tutto il mondo cominciano i controlli sui voli in arrivo dall’area di Wuhan, anche attraverso la rilevazione della temperatura corporea dei passeggeri. Il 24 gennaio vengono accertati i primi casi in Europa, in Francia, a Bordeaux e Parigi. Il Coronavirus si espande ed arriva anche ad Hong Kong, Macao, Nepal, Singapore, Taiwan, Malesia e Vietnam. Verso la fine di gennaio le vittime da Covid-19 sono oltre 100: la città di Wuhan viene isolata e viene disposto il blocco temporaneo dei mezzi di trasporto in entrata e in uscita. Il 30 gennaio l’Oms dichiara il Coronavirus “emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale”, senza tuttavia porre restrizioni sui viaggi. Lo stesso giorno arriva la notizia dei primi casi accertati in Italia, 2 turisti cinesi ricoverati in isolamento all’ospedale Spallanzani di Roma. Il Premier Giuseppe Conte annuncia la chiusura del traffico aereo da e per la Cina. Il 31 gennaio il Consiglio dei Ministri decreta lo stato d’emergenza per il rischio sanitario legato al Coronavirus: la durata prevista è di 6 mesi, con uno stanziamento di 5 milioni di euro.

L’11 febbraio la nuova malattia causata dal Coronavirus, ha un nome, scelto dall’Oms: Covid-19. Co e vi stanno ad indicare la famiglia dei coronavirus, d la malattia (disease in inglese), 19 perchè scoperta nel 2019. Il virus, invece, cambia nome passando da “2019-nCoV” a “Sars-CoV-2”, in quanto il patogeno risulta essere parente del coronavirus responsabile della Sars, più letale anche se meno contagiosa. Tra il 21 e il 22 febbraio si registrano i primi contagi in Italia legati a Covid-19, di persone non provenienti dalla Cina: il nuovo focolaio, di cui non si conosce ancora l’estensione, è ormai certo con centinaia di persone risultate positive, casi concentrati soprattutto nelle zone del Lodigiano e in Veneto. Iniziano quindi le consultazioni tra Conte, la Protezione civile e i ministri competenti: il risultato è un primo decreto, emanato nella serata tra il 22 e il 23 febbraio, per contrastare la trasmissione del Coronavirus. Mentre per 10 comuni, tra cui Lodi e Codogno, scatta l’isolamento. Il 28 febbraio viene registrato il primo caso di Coronavirus in provincia di Varese, a Busto Arsizio: si tratta di un uomo di 74 anni.

È datato 4 marzo il nuovo decreto che sancisce la chiusura di scuole e università fino al 15 marzo. Inoltre, il campionato di calcio potrà svolgersi solo a porte chiuse per un mese, anche per cinema e teatri vengono introdotte restrizioni, insieme alla distanza di sicurezza di un metro da mantenere in ogni occasione. Da evitare le strette di mano e gli abbracci. Secondo i dati della Protezione civile, le persone positive al Coronavirus, al momento, sono circa 2.700, con primi casi in tutte le regioni, non solo quelle del nord Italia. Nella notte tra il 7 e l’8 marzo, con un nuovo decreto, il Premier italiano dichiara la Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano Cusio Ossola, Novara e Vercelli zona rossa, con limitate possibilità di movimento. La sera del 9 marzo, con un nuovo decreto in vigore dal giorno successivo, la zona protetta viene estesa a tutta l’Italia. È l’epoca del #iorestoacasa: è consentito lasciare la propria abitazione solo per comprovate ragioni di necessità, come fare la spesa, esigenze lavorative, l’acquisto di farmaci o motivi di salute. Con oltre 165 Paesi nel mondo toccati dal Coronavirus, l’11 marzo l’Organizzazione mondiale della sanità dichiara che quella di “Sars-CoV-2” è una pandemia.

Introducendo misure sempre più restrittive, il 17 marzo l’Ue chiude le sue frontiere esterne. Ma finalmente, il giorno successivo, arriva una notizia incoraggiante: per la prima volta dall’inizio dell’emergenza, nella città di Wuhan e in tutta la provincia di Hubei, si contano zero nuovi contagi. La sera del 21 marzo, il premier Conte definisce quella che l’Italia sta affrontando “la crisi più difficile dal secondo dopoguerra”. Le nuove misure messe in campo prevedono la chiusura, fino al 3 aprile, delle aziende non strategiche. Possono invece restare aperti supermercati, farmacie, servizi postali, assicurativi, finanziari, insieme ai trasporti che continueranno a funzionare.

Il 1° aprile, con le festività pasquali alle porte, viene annunciata la proroga delle misure restrittive, in vigore fino al 13 aprile. Intanto, si mobilita la macchina della solidarietà: il 3 aprile si chiude la raccolta fondi organizzata dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese per supportare le 2 Aziende Socio-Sanitarie Territoriali del Varesotto nella lotta contro l’epidemia di Coronavirus: la Asst Sette Laghi e la Asst Valle Olona. In appena due settimane le donazioni raggiungono la soglia di 1,14 milioni utilizzati subito per rifornire di attrezzature le terapie intensive e subintensive degli ospedali del Varesotto e i medici e gli infermieri dei necessari dispositivi di protezione. Nella serata del 10 aprile, un nuovo DPCM (sigla ormai entrata nel gergo comune) annuncia che l’Italia non è ancora pronta per la fase 2: le misure di sospensione delle attività produttive e di distanziamento sociale vengono prorogate fino al 3 maggio. Il 26 aprile il Presidente del Consiglio firma il DPCM che dà avvio alla Fase 2, con la riapertira delle attività manifatturiere, dei cantieri e del commercio all’ingrosso.

 

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