Le nuove rettrici degli atenei varesini
Intervista ad Anna Gervasoni, rettrice della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza Professoressa Gervasoni, è stata nominata alla guida della stessa Università, la LIUC, su
Intervista ad Anna Gervasoni, rettrice della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza
Professoressa Gervasoni, è stata nominata alla guida della stessa Università, la LIUC, su cui ha investito quasi tutta la sua carriera accademica…
Per me che ho avuto il piacere di lavorare in LIUC da quando è nata, si tratta del coronamento di un impegno che continua a darmi entusiasmo e mi consente di tenere traccia della storia dell’ateneo. È una soddisfazione personale, ma spero sia anche un’opportunità per tutti coloro che lavorano e che saranno chiamati a collaborare nella nostra Università. Tutte le nomine sono sempre molto emozionanti, si tratta di momenti che bisogna vivere e godersi, dopodiché c’è da mettersi al lavoro.
Cambio ai vertici dei due poli universitari della provincia di Varese. Il testimone passa a due donne, giudice tributario una ed esperta di finanza d’impresa l’altra, accomunate da una grande dedizione fin da giovanissime alla carriera accademica. Ecco l’intervista doppia alle Professoresse Pierro e Gervasoni, che dal 1° novembre entreranno ufficialmente alla guida, rispettivamente, dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese e Como e della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza
La LIUC vanta un posizionamento di tutto rispetto nel panorama accademico nazionale. Quali sono le priorità che metterà sul tavolo?
Sarà un lavoro di continuità rispetto a quello che ha svolto finora il rettore Federico Visconti. L’anno scorso sono stata nominata prorettrice, quindi già da tempo stiamo lavorando insieme su cantieri importanti. Le sfide da affrontare oggi sono l’attrazione di matricole anche dall’estero e l’innovazione. Nella classifica Censis delle Università, tra le piccole, per internazionalizzazione, siamo già primi, ma possiamo fare di più. Vogliamo andare oltre lo scambio tra Paesi. E poi dobbiamo essere sempre più innovativi, promuovere la ricerca e fruire dello stretto rapporto che abbiamo con gli imprenditori grazie al legame con Confindustria Varese e al progetto Mill, che ci vede co-protagonisti.
A proposito di Mill, che apporto darà all’ateneo e al territorio?
È un progetto ambizioso che guarda ai prossimi 30 anni e da costruire insieme. L’auspicio è che aiuti il sistema imprenditoriale a dialogare con l’Università in termini di trasferimento di conoscenze e di vitalità. È un’opportunità per fare rete non solo a livello locale. Abbiamo la fortuna di avere nei dintorni delle aziende attive a livello globale. Anche la LIUC, nel suo piccolo, è internazionale, dunque speriamo di non limitare gli impatti ad un raggio di pochi chilometri. Sarebbe riduttivo rispetto allo sforzo che stiamo mettendo in campo.
Facciamo un passo indietro. Ha iniziato la carriera in LIUC nel ‘91, l’Università era appena nata. Com’è cambiata?
È ovviamente cresciuta. Soprattutto negli ultimi anni abbiamo lavorato su temi di ricerca anche molto innovativi, cercando di avere un posizionamento magari di nicchia, ma sempre di alto valore. Anche la nostra Business School è cresciuta tanto. Si tratta di un modello che nasce dal dialogo con le imprese che compongono il dna della LIUC che, lo ricordiamo, è nata proprio per volontà degli imprenditori. Il mondo universitario è cambiato, così come quello manifatturiero. È qui che cerchiamo di essere sempre un passo avanti per fare da guida in tutte quelle sfide che si trova ad affrontare il mondo imprenditoriale.
Cos’ha significato farsi largo nel settore della finanza d’impresa? Cosa direbbe ad un giovane che deve scegliere quale carriera intraprendere?
Ho scelto di lavorare in un settore prettamente maschile, vero, ma mi piaceva e non mi sono fatta troppe domande. Ho cercato di impegnarmi tanto ed evidentemente questo ha dato dei risultati. Le difficoltà ci sono sempre, ma bisogna guardare oltre. Ai giovani dico: abbiate coraggio, scegliete un lavoro che vi piace e non arrendetevi mai.
Intervista a Maria Pierro, rettrice dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese e Como
Professoressa Pierro, in 26 anni di storia dell’ateneo è il primo rettore donna, cosa si prova?
È stata una grande soddisfazione, soprattutto perché il consenso è stato forte e unanime alla prima convocazione elettorale. Come Direttore di Dipartimento di Economia, che è già una posizione apicale in ateneo, essere eletta anche come rettrice non è una cosa comune, ma, più che per l’essere donna, è importante che mi abbiano votato per le mie competenze. Tutto il consenso ricevuto mi conferma che si stia accorciando il divario tra uomo e donna.
In una recente intervista ha affermato che lavorerà per un ateneo inclusivo: quali sono i valori su cui si concentrerà?
Punterò sulla massima trasparenza e sulla condivisione delle scelte, a tutti i livelli. Saranno ben accetti suggerimenti da parte di ognuno. Ogni segnalazione può essere un’opportunità di miglioramento. Un’altra cosa che farò è porre attenzione alle esigenze di tutti, perché siamo persone prima di essere professionisti. L’ho fatto all’interno del Dipartimento di Economia e, non a caso, è un ambiente molto sereno ed efficiente.
È di ruolo all’Insubria dal 2002, praticamente ha visto crescere questa Università e viceversa…
Vengo da Pavia, ma sono cresciuta in questo ateneo, a cui sono molto legata. Devo dire che le persone che ho incontrato lungo il mio percorso hanno sempre creduto molto nelle mie capacità, a partire dal professor Alberto Sdralevich. L’approccio che mi ha sempre orientato è quello del rispetto verso le istituzioni e della gerarchia accademica ed è proprio in questo riguardo verso i ruoli che credo si possano raggiungere grandi obiettivi. All’epoca, l’Insubria era una piccola Università che poi ha via via registrato una crescita fino ad affermarsi come una realtà importante a livello nazionale.
Ora che progetti ci sono sul tavolo?
Abbiamo in programma diversi interventi, ma il primo e indispensabile sarà quello che faremo sulle nostre strutture edilizie. Poi vogliamo rafforzare i rapporti con gli enti e le associazioni locali, tra cui anche Confindustria Varese. Si tratta di asset per noi prioritari. Questo perché il ruolo del rettore è anche quello di fare da mediatore, non solo con la comunità accademica, ma anche con la collettività esterna, a livello locale, regionale e nazionale. Inoltre, ci piacerebbe puntare su corsi di frontiera come l’Intelligenza Artificiale. Un ambito trasversale a tutte le discipline, su cui credo si possa creare un corso di laurea in grado di unire varie competenze provenienti dall’ateneo e su cui possiamo essere un punto di riferimento per tutto il territorio.
Come è iniziata la sua carriera accademica? Cosa direbbe ad un giovane che volesse intraprenderla?
Mi sono laureata in Giurisprudenza, poi mi hanno proposto di fare il dottorato, in un primo momento l’ho rifiutato poi ci ho ripensato, l’ho fatto e subito dopo mi hanno proposto di insegnare all’Insubria. Sono un giudice tributario, ma ho fatto poca professione perché mi sono dedicata tanto all’ateneo. Ai giovani che volessero intraprendere questa carriera direi di non desistere di fronte ai fallimenti. È da qui che nascono grandi opportunità. Se non ci fossero stati nella mia vita, non avrei mai progredito. Ci vuole determinazione oltre che la fortuna di avere una famiglia che ti assecondi.