Le nuove competenze che servono alle imprese
In questa fase di ripresa post-lockdown sta aumentando il già troppo elevato mismatch tra domanda e offerta di lavoro della regione insubrica. La necessità del sistema produttivo a cava
In questa fase di ripresa post-lockdown sta aumentando il già troppo elevato mismatch tra domanda e offerta di lavoro della regione insubrica. La necessità del sistema produttivo a cavallo tra Italia e Svizzera di reinventarsi e modernizzarsi in tempi brevi pone una domanda strategica: territori come il Varesotto hanno le giuste skill per il riposizionamento delle aziende?
La sicurezza (e l’autonomia) del sistema medico-sanitario (inclusa la produzione delle attrezzature mediche e dei prodotti farmaceutici fondamentali), la sicurezza alimentare, l’autonomia energetica (almeno relativa), la sicurezza dell’ambiente e del territorio, l’educazione e la cura delle persone, l’attenzione crescente alla sostenibilità. Questi sono tutti elementi del “fare impresa” che, in era Covid-19, assumeranno una rilevanza sempre più importante nella percezione del cittadino-consumatore e nella crescita competitiva dei singoli territori. Un dato di fatto ineludibile, con cui le aziende devono fare i conti. Ciò determinerà, nel prossimo futuro, anche un cambiamento nelle competenze che il sistema produttivo richiede ai lavoratori. Skill diverse e diversamente articolate che stanno già emergendo accentuando, in questa frase di ripresa post-lockdown, quel fenomeno che da tempo frena la produttività della manifattura italiana e varesina: il mismatch tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. Da una parte, le competenze richieste dalle imprese. Dall’altra, una formazione delle risorse umane non sempre allineata con l’evoluzione tecnologica e sociale. Risultato, una situazione assurda in cui, pur con un aumento della disoccupazione, molti posti di lavoro offerti dalle imprese rimangono vuoti.
Il fenomeno è sotto la lente dei ricercatori di Skillmatch Insubria, il Progetto finanziato dall’Unione Europea con il FeSr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e portato avanti, tra gli altri, dai due atenei del territorio: la LIUC – Università Cattaneo (in qualità di capofila) e dall’Università Degli Studi dell’Insubria. Obiettivo: trovare una soluzione agli squilibri nel mercato del lavoro tra le due sponde del confine Italo-Elvetico, per ripristinare e tutelare la salva- guardia dell’impiego. “La crisi che stiamo attraversando – commenta la professoressa Eliana Minelli della LIUC – sta avendo l’effetto di esacerbare il problema del mismatch e di accelerare il ritmo del cambiamento, rivelandosi importante per una riflessione più profonda sulla transizione verso nuovi modelli di gestione delle aziende: il cambiamento sarà in parte permanente perché sta mostrando alternative efficienti e interessanti relative al modo di concepire l’impresa e il lavoro”.
Il Progetto Skillmatch Insubria sta interagendo con gli attori economico-sociali per individuare linee di azione che riducano i problemi di reclutamento delle nuove competenze e per favorire l’orientamento a produzioni più intelligenti
Il Progetto Skillmatch Insubria “sta interagendo con gli attori economico-sociali per individuare linee di azione che riducano i problemi di reclutamento delle nuove competenze e per favorire l’orientamento a produzioni più intelligenti nei settori della chimica-plastica e del farmaceutico, accentuando l’attenzione a materiali sostenibili e riciclabili (economia circolare), all’eliminazione di sprechi, alle economie di scopo e all’integrazione di competenze tecnologiche e ingegneristiche delle imprese e delle organizzazioni presenti sul territorio”, spiegano i responsabili. “Basti pensare alle grandi opportunità di fare interagire microelettronica e informatica con la medicina e l’assistenza a distanza”. La complicata situazione di emergenza dovuta al diffondersi del Coronavirus ha reso possibile riflettere su vari aspetti ad ampio raggio, confrontando necessità e competenze richieste dalle imprese. Alcuni esempi riguardano il settore farmaceutico. L’epidemia da Covid-19 ha messo in luce diversi problemi organizzativi e di gestione di molte strutture.
Una falla, in altre parole, che ha provocato diverse difficoltà di approvvigionamento del materiale medicale e farmaceutico. “L’adozione più sistematica del principio di precauzione, esteso a tutto il sistema economico-sociale del Paese – spiega il professor Gioacchino Garofoli, dell’Università degli Studi dell’Insubria – garantirebbe di essere più pronti ed efficaci rispetto alle varie calamità che potranno colpirci in futuro. Ciò significa attenzione al domani ma soprattutto, capacità di anticipare i problemi, investendo sulle infrastrutture sociali. Un cambiamento importante per le ricadute in termini di ricerca e di progettazione di attrezzature e macchinari che potrebbero essere prodotti anziché importati”. Il professor Garofoli spiega come, nei prossimi mesi ed anni “si aggiungeranno i problemi posti dalla profonda ristrutturazione del sistema economico nazionale ed europeo che sarà necessaria per garantire il soddisfacimento dei bisogni essenziali dei cittadini”.
La necessità delle aziende italiane di adeguarsi, reinventarsi e modernizzarsi in tempo brevi pone una domanda strategica: territori come il Varesotto hanno le competenze necessarie per riposizionare le imprese su questi nuovi trend? Il Progetto Skillmatch Insubria potrebbe essere un volano per introdurre modalità di analisi, confronto sulle idee e sulla visione del futuro, validazione di proposte di azioni interistituzionali in grado di rispondere a questo quesito. Una piccola operazione in un laboratorio reale tra Italia e Svizzera, in cui si sperimentino azioni progettuali e capacità di autonomia nella visione e nella costruzione di un futuro auspicabile e possibile. “Dovremo avviare una politica industriale e di sviluppo che garantisca la coerenza tra struttura della domanda e struttura dell’offerta a livello nazionale ed europeo. Per questo motivo, la questione delle nuove competenze necessarie per fare fronte ai cambiamenti si porrà con maggiore enfasi non solo per le imprese ma anche per la pubblica amministrazione, che dovrà modificare il proprio modo di lavorare”, spiega ancora Gioacchino Garofoli.
L’innovazione dipende dalla capacità degli attori di intravvedere opportunità e possibilità di innescare nuovi incroci di saperi e competenze, nelle quali le conoscenze tecnico-scientifiche dovranno essere coniugate con quelle umanistiche e sociali. Il cambiamento deve partire dalle persone e non più dalle tecnologie. “La crisi ha fatto emergere prepotentemente un aspetto importante: l’industria 4.0, che si è sempre basata su innovazioni e tecnologie, ora pone al centro della scena le persone”, chiosa Eliana Minelli. Le tecnologie verranno trainate dalle persone e non più viceversa, perché “le competenze cosiddette soft prevarranno su quelle definite hard”.