Laveno è mondiale
Una sorta di “trampolino” verso l’infinito, tra cime e pendii da cui spiccare il volo e correnti ascensionali in grado di mantenere gli atleti in quota per ore, solcando i cieli per
Una sorta di “trampolino” verso l’infinito, tra cime e pendii da cui spiccare il volo e correnti ascensionali in grado di mantenere gli atleti in quota per ore, solcando i cieli per diverse decine di chilometri. La perla del Lago Maggiore si appresta ad ospitare nel 2025 i Campionati del Mondo di deltaplano
Osservano le cime delle montagne, l’inclinazione dei pendii, ma anche gli spigoli dei palazzi, la cima degli alberi o il tetto di una casa. Riconoscono la forma delle nuvole e soprattutto fiutano l’aria. Vedono ciò che le persone con i piedi ben piantati per terra non riesco a cogliere: le correnti ascensionali, che hanno punti di distacco ben precisi e sono veri e propri ascensori che gli consentono di stare in quota per ore e solcare i cieli per decine e decine di chilometri. Sono i deltaplanisti e Laveno è una dello loro “case” preferite. Sasso del Ferro e Monte Nudo i loro “trampolini” verso l’infinito. Punti di partenza mondiali visto che nel 2025 proprio la perla del Lago Maggiore ospiterà i Campionati del Mondo e a giugno dell’anno prossimo la competizione premondiale. Un assaggio di tutto questo lo si potrà avere nel mese di giugno con il Trofeo Valerio Albrizio, una delle competizioni più longeve al mondo con alle spalle 35 primavere e che prevede il decollo da Poggio Sant’Elsa e l’atterraggio dei piloti in località Pradaccio. Una gara che richiama i migliori deltaplanisti di tutta Europa, mentre per gli appuntamenti iridati sono attesi i top intercontinentali. È presto però per fare l’elenco dei partecipanti, anche se l’Italia è tra le nazionali favorite. Del resto, proprio a Laveno abita il pluricampione mondiale Christian Ciech.
I due appuntamenti mondiali sono già fissati in calendario nella prima decade del mese di giugno (2024 e 2025), perché quello è il periodo migliore per il volo libero. Per il resto bisogna confidare nel meteo: “È l’aria che comanda”, spiega Andrea Parozzi, Presidente del Delta Club Laveno, realtà che raccoglie chi vola in deltaplano, ma anche con il parapendio. Attenzione però a non confondere i due differenti modi di emulare il leggendario Icaro. “Per prima cosa – puntualizza Parozzi –, non è automatico che chi vola in deltaplano lo faccia anche con il parapendio. Inoltre, dove volano i deltaplani possono volare anche i ‘para’, ma non è detto che possa avvenire il contrario. Il primo ha bisogno di spazi grandi per poter atterrare, al secondo basta un campo o uno spiazzo. Infine, il parapendio è molto più gestibile e facile da trasportare: ci sta in uno zaino. Il deltaplano pesa circa 30 chili e richiede un buon allenamento fisico anche solo per arrivare al punto di decollo”. L’evoluzione tecnica però ci ha messo lo zampino e nel corso degli anni le prestazioni dei parapendio si sono avvicinate a quelle del deltaplano: i “para” sono diventati qualcosa di più di un semplice paracadute che plana a 45 gradi fino a terra, oggi quelli bravi volano per centinaia di chilometri. Quasi come chi vola con il deltaplano.
Ma torniamo a Laveno. E per capire come mai la Federazione abbia scelto la cittadina che si affaccia sul Verbano quale sede di un Mondiale bisogna tornare agli anni ‘70. Laveno è una delle prime sedi in Italia e in Europa in cui si è iniziato a praticare il volo libero. “I pionieri del deltaplano – racconta Parozzi – dopo aver importato dall’America i prototipi venivano proprio qui a volare. Erano gli anni della sperimentazione e questo angolo della provincia di Varese è uno dei posti ideali per questa disciplina”. Parozzi definisce Laveno una palestra eccezionale: “Qui si impara a volare. È perfetto per i principianti, ma continua ad avere il suo fascino anche per i piloti più esperti e ambiziosi. Chi è alle prime armi ha a disposizione un atterraggio comodo e vicino sia al Nudo che al Sasso del Ferro. Chi invece vuole misurarsi con cielo aperto e distanze più impegnative può varcare i confini provinciali e puntare su Lecco o il Piemonte oppure scegliere di solcare i cieli svizzeri”. Insomma, ottime sono le condizioni del cielo, ma anche quelle della terra: “Non va sottovalutato il territorio che teniamo sempre sotto controllo e che quando siamo in volo sta sotto di noi. Questo perché è la sua conformazione che crea le condizioni aerologiche giuste e un pilota esperto le può sfruttare al meglio”.
Condizioni ottime, ma non stabili. Ovvero nessuno può prevedere cosa accadrà nel cielo nel periodo mondiale. E quindi? “Iniziamo col dire che l’evento è dedicato alla Categoria Sport – spiega Parozzi – e che l’edizione viene omologata se si disputano un certo numero di gare nell’arco temporale dell’evento”. E chi vince? “I piloti decollano e in volo attendono il via lungo una linea immaginaria di start. Poi – continua il Presidente del Delta Club che è tra gli organizzatori – ci sono delle boe virtuali che segnano il percorso e che sono fissate sul gps. Il pilota si deve avvicinare il più possibile per registrare il passaggio. Infine, c’è un algoritmo che calcola la posizione finale in base ai tempi di percorrenza, ma anche per quanto tempo un concorrente ha mantenuto la miglior posizione e così si assegna il vincitore della gara”. Un po’ arzigogolato il regolamento, ma le cose in cielo non funzionano come sulla terra: per vincere, infatti, non serve tagliare il traguardo per primo, “ma occorre dimostrare di essere il migliore per tutta la gara”.
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