L’arte concreta europea trova casa a Varese

Alla Fondazione Morandini, prima sede in Italia dedicata alla corrente artistica nata ad Anversa nel 1972, va in scena un viaggio nel magico mondo della geometria. Un astrattismo matematico contrappo

Alla Fondazione Morandini, prima sede in Italia dedicata alla corrente artistica nata ad Anversa nel 1972, va in scena un viaggio nel magico mondo della geometria. Un astrattismo matematico contrapposto all’indefinito e all’irrazionale, che rifonda l’arte su rigorose basi scientifiche e che trova espressione nell’architettura, nel design, nella poesia, nella fotografia, nella musica 

‘‘Arbeitskreis 1972-2022. Esperienza costruttiva europea” così si intitola la mostra dedicata all’arte concreta dalla Fondazione Morandini, visitabile fino al 5 novembre. A costituire la collettiva sono 40 opere, tra storiche e recenti, di 20 artisti provenienti da 16 nazioni diverse. È stato il primo degli importanti eventi ad avviare in questo 2022 l’attività della stessa, ospitata nella prestigiosa sede varesina. Uno spazio conservativo ed espositivo, in una villa di delizia liberty restaurata, con oltre 930 metri quadri su quattro piani e un parco di 3.300 metri in dialogo con l’edificio, ma soprattutto un luogo di incontro, riflessione e studio, tra arte, fruitori e appassionati della stessa. L’ingresso è sulla strada dedicata al pittore Cairo, divenuta pedonale in quanto ormai individuata come via dell’arte e della cultura e la nuova pavimentazione, disegnata proprio da Morandini, ospita una sua scultura accanto ad altre di Grazia Varisco, Ewerdt Hilgemann e H.D. Schrader. Ma ora la Fondazione, oltre che accogliere alcune tra le più significative opere di Morandini, che ne ricostruiscono il percorso artistico a partire dal 1964, può anche dirsi prima sede in Italia dedicata all’arte concreta europea.

Nata nel 1972 ad Anversa, da una corrente della fine degli anni ‘40 ispirata dalla tradizione geometrica del Neoplasticismo olandese e dal Costruttivismo russo, per un decennio vede l’impegno di numerosi artisti. Un astrattismo matematico contrapposto all’indefinito e all’irrazionale in voga in quegli anni, che rifonda l’arte su rigorose basi scientifiche. “Si guarda all’architettura, al design, alla poesia, alla fotografia, alla musica e ai documenti. Si tratta di una scuola espressiva, infinita e affascinante, nel mondo della geometria dentro la quale viviamo. Ma non è un movimento cristallizzato nella storia, spiega piuttosto un’attitudine artistica che si rinnova continuamente nel presente e guarda al futuro”. Una sottolineatura che Marcello Morandini, insieme al curatore della mostra Marco Meneguzzo, tiene a evidenziare, non senza legittimo orgoglio. 

Sia in considerazione del tanto lavoro per arrivare al risultato che è oggi sotto gli occhi dei visitatori, venuti anche da lontano, sia perché l’artista e designer Morandini, mantovano di nascita (1940) e varesino d’adozione nel 1947, essendone tra i massimi rappresentanti, potrebbe raccontare anni di incontri e confronti tra colleghi e uomini di cultura: a ragionare sul tema, a lavorare insieme, a sorreggersi a vicenda. In quel comune denominatore che guarda appunto alla magia della geometria, a quella prestidigitazione d’artista, nata da carta e matita e culminata nel costruire persino grattacieli, che ne ha fatto un maestro della forma, tra noti e apprezzati colleghi. Le sue opere presenti alla Fondazione, lavori ormai storici, sono esempio delle massime vette dell’arte morandiniana basata sulla fedeltà al bianco e nero, alla pulizia del tratto, ad alcune produzioni che sono divenute dei must: la sedia Bine, dedicata a una giornalista di Amburgo, Sabine, dapprima insuccesso poi pezzo da collezione, la panca Posseduta del ‘98, richiesta continuamente dall’estero e poi Risoluta, la “sorella” minore della prima. Un altro pezzo di arte e di vita. 

Marcello Morandini: “La forma mi offre sempre una lezione di conoscenza per proseguire. Una linea non è mai solo tale: basta girarla e cambia tutto. Sono innamorato del mio lavoro: il campo della forma è la base di ogni studio in tante direzioni, inclusa la vita” 

“La forma – ha detto l’artista – mi offre sempre una lezione di conoscenza per proseguire. Una linea non è mai solo tale: basta girarla e cambia tutto. Sono innamorato del mio lavoro: il campo della forma è la base di ogni studio in tante direzioni, inclusa la vita”.  
In occasione della presentazione della collettiva, Morandini ha raccontato di “un momento magico”, in un contesto fatto di nomi a lui cari, un tempo vicini, ora in parte lontani, non più tra noi. E in questo caso tanto sostegno a raccontare e ricordare è arrivato proprio dai parenti degli artisti scomparsi. Va ricordato che già lo scorso mese di marzo la Fondazione Morandini era stata ospite speciale della diciassettesima edizione del Baf – Bergamo Arte Fiera, dedicata all’arte concreta e contemporanea organizzata da Promoberg. All’interno del padiglione era stata allestita un’intera mostra dedicata a Morandini e alle sue opere che meglio rispecchiano la corrente artistica nata nel ‘72 e attiva per un decennio, con organizzazione di diversi simposi.  

A parlare oggi in via Del Cairo di quegli anni di tenacia, riflessione e lavoro, accanto alle creazioni di Morandini ospitate al terzo piano, sono le opere dei colleghi in mostra al piano terra. Opere storiche e contemporanee di artisti ancora attivi del gruppo Lafkg (Internationaler Arbeitskreis für Konstruktive Gestaltung, centro internazionale di studi d’arte costruttiva). Che raccontano di una ricerca e di lavori di personalissima intuizione e di grande effetto, per linearità, cromatismi, contrasti e sintonia. Dalle combinazioni coloristiche di Paolo Ghilardi, “Giallo + viola + azzurro, rosso, verde” (1971), ai solidi di Ewerdt Hilgemann “Pair of cubes” (1974) a “Overlapping Line” (1974-1975) di Norman Dilworth, a “PMF 2” di Tibor Gayor (2009). Altri artisti del gruppo sono José e Béatrice Bréval, Ewerdt Hilgemann & Antoinette De Stiger, Peter Lowe, Matti Kujasalo e Maria Zilocchi, Francois Morellet e altre importanti firme le cui opere sono accolte a loro volta al primo piano della fondazione. I filoni del Neoplasticismo olandese e del Costruttivismo russo insieme giocano un ruolo fondamentale nel dimostrare come, anche attraverso l’arte concreta, paesi e culture diverse tra loro sappiano colloquiare, in sintonia coi colori, con la geometria, con la molteplicità di tecniche e materiali sempre diversi, creando opere che possiamo definire capolavori di intuizione, precisione e previsione. Ma anche onirici viaggi a cavallo di cerchi, triangoli, parallelepipedi che reclamano vita partendo da severe linee, minuziosi disegni, audaci accostamenti cromatici. 

Piace la modernità di lavori che guardavano (e guardano) decisamente avanti e la loro altissima qualità, che ha un linguaggio di purezza adamantina. Piace la varietà descrittiva di motivi diversi e quel ragionare di geometrie, di culture e di numeri, tra artisti paritari, senza distinzione di generi e di specializzazioni. Al proposito ha scritto Morandini: “Se torniamo al XV secolo, nelle botteghe gli artigiani rappresentavano un tutt’uno: il designer, il pittore, l’urbanista. Io mi sento così. Inoltre, quando si fa qualcosa per gli altri, quel qualcosa deve innanzitutto sempre funzionare. Se poi il progettista riesce, all’interno della funzionalità, a farlo anche bello, il problema è risolto”. E piace capire che tutto questo lavoro continuerà a dare nuovi frutti, grazie alla volontà di Morandini e dei suoi amici di ritrovarsi qui, nella città di Varese, dove si è felicemente ripreso il filo di un discorso mai interrotto. L’evento è anche occasione per vedere realizzato un volume, edito da Silvana Editoriale, con documenti storici, illustrazioni e testi critici a cura del professor Marco Meneguzzo, docente all’Accademia di Brera, noto critico d’arte e curatore di mostre. 

Arbeitskreis 1972-2022. 
Esperienza costruttiva europea

Fondazione Marcello Morandini
Via Francesco del Cairo 41, Varese 
Fino al 5 novembre 2022
visite guidate giornaliere con prenotazione obbligatoria 
dal giovedì alla domenica 
info@fondazionemarcellomorandini.it 

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