L’Art Bonus nel Varesotto vale 2,7 milioni

Un’agevolazione fiscale che permette di sostenere il mondo dell’arte e della cultura, attraverso erogazioni liberali, con il vantaggio di un credito d’imposta del 65%. Questo l&rsqu

Un’agevolazione fiscale che permette di sostenere il mondo dell’arte e della cultura, attraverso erogazioni liberali, con il vantaggio di un credito d’imposta del 65%. Questo l’incentivo al mecenatismo italiano, in vigore quasi da 10 anni, che ha portato ad importanti risultati, anche grazie al sostegno delle realtà imprenditoriali. Non ultime quelle varesine. Tra i principali beneficiari sul territorio: i Comuni di Luino e Varese e il Museo Maga 

Negli ultimi 9 anni, a partire dal 2014, le erogazioni liberali per la cultura raccolte in Italia hanno superato gli 800 milioni di euro, coinvolgendo oltre 35mila mecenati di cui 21.625 persone fisiche, 4.596 enti non commerciali e 8.459 imprese. Il tutto grazie allo strumento dell’Art Bonus, un’agevolazione fiscale, introdotta per l’appunto quasi una decina di anni fa e resa permanente nel 2016, che consente di effettuare donazioni in denaro a sostegno della cultura, beneficiando di un credito di imposta pari al 65% dell’importo donato. Il totale delle operazioni, in tutte le regioni italiane da quando questa misura fiscale è stata introdotta ad oggi, ammonta a quasi 6.000, di cui il 58% è stato destinato a interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, il 40% al sostegno alle attività degli istituti e luoghi della cultura pubblici (ad esempio Fondazioni Lirico Sinfoniche, Teatri di Tradizione ed altri Enti dello Spettacolo) e il 2% alla realizzazione, restauro e potenziamento di enti e istituzioni pubbliche dello spettacolo.

La regione Lombardia svetta, sul gradino più alto del podio, con quasi 300 milioni di erogazioni, ma lo spaccato varesino, pari ad alcune intere regioni, non è da meno: sono oltre 300 le donazioni ricevute in totale, per un ammontare di più di 2 milioni e 700mila euro, che posizionano il Varesotto nella top 5 delle province lombarde più generose, dopo Cremona, Bergamo, Brescia e Pavia (i dati escludono il territorio del milanese, “falsato” dai risultati del Teatro alla Scala). In testa per numero di contributi varesini ricevuti ci sono il Comune di Luino, seguito dal Museo Maga di Gallarate e dal Comune di Varese. Tra i sostenitori anche molte imprese del territorio, come ad esempio Missoni, Dama, Elmec Informatica, Lati, Roda e Lazzati Industria Grafica.  

Ma chi può usufruire dell’Art Bonus? Chiunque, detto in parole povere, paghi le tasse, dalle persone fisiche, agli enti commerciali e non, agli imprenditori e alle società. Anche il metodo di attivazione di questa agevolazione fiscale è tutt’altro che complesso: l’ente beneficiario, che riceverà la donazione, deve solo aprire una raccolta fondi sul sito ministeriale (artbonus.gov.it), attraverso una procedura semplice e guidata. Una volta pubblicata la raccolta, il mecenate interessato a sostenerla, dovrà effettuare un pagamento tracciabile, con una causale indicata nella scheda dell’oggetto pubblicata sul sito Art Bonus e ricordarsi di conservare la ricevuta da inserire nella Dichiarazione dei redditi. “Nella fase iniziale, quando è entrato in vigore, l’Art Bonus è stato capace di riportare al centro del dibattito, politico e sociale, la questione dei finanziamenti destinati al mondo culturale – spiega Carolina Botti, Direttore di Ales Spa (società in house del Ministero della Cultura che gestisce l’Art Bonus) e Referente Art Bonus per il Ministero della Cultura –. La spinta alle attività di mecenatismo è stata evidente, grazie soprattutto alla facilità con cui questa misura fiscale viene applicata. Esistevano, ovviamente, altre tipologie di agevolazioni, ma dal punto di vista burocratico erano più complesse da applicare. Il livello di donazioni raggiunto nel corso degli anni è importante: si è stabilizzato intorno ai 100 milioni euro annui, quota che si è mantenuta anche in momenti difficili, come il periodo del Covid. Ci auguriamo che le finanze pubbliche possano consentire degli ulteriori ampliamenti della norma”. 

Ma è possibile fare ancora molto, allargando, ad esempio, le maglie delle categorie di beneficiari delle raccolte fondi. E in questo quadro, le imprese hanno un ruolo di primo piano. “Le aziende, grazie ad una maggiore capacità contributiva rispetto alle singole persone, rappresentano veri e propri partner nella realizzazione di attività importanti sul fronte del sostegno alla cultura. Il mondo industriale può dare tanto al mecenatismo, ma è necessaria una capillare attività informativa per rendere noto lo strumento dell’Art Bonus e il suo utilizzo – ribadisce Botti –. Il modo migliore per raggiungere questo scopo è di sicuro la condivisione di buone pratiche, in grado di rendere esplicito ad imprenditori ed imprenditrici il valore indotto che un’operazione di sostegno culturale può dare alla loro azienda. Cosa non sempre evidente nell’ambito del mecenatismo”.

A che punto è il mecenatismo italiano? 

A scattare una fotografia del fenomeno del mecenatismo in Italia, comparato con quanto avviene all’estero, è Andrea Spiriti, Professore Ordinario di storia dell’Arte Moderna dell’Università dell’Insubria di Varese. Esperto in materia. “Viviamo in un paese che, per entità del patrimonio culturale, si presterebbe ad importanti operazioni di mecenatismo. Purtroppo, però, a parte rari casi come l’eccezione dell’Art Bonus, le misure fiscali si sono rivelate altalenanti nel corso degli anni, con il risultato di aver scoraggiato l’azione dei mecenati italiani”. Ma qual è la più grande difficoltà del Bel Paese, quando si parla di sostegno alle attività culturali, anche facendo il confronto con altri Paesi europei? A detta di Spiriti il problema è sostanzialmente uno: l’enormità del patrimonio artistico italico, che necessita di una perpetua e costante ricerca di sostenitori. “Un dato parla su tutti: secondo le ultime rilevazioni, Roma è crollata per numero di turismi, mentre città come Londra e Parigi, che hanno un decimo del patrimonio artistico della Città Eterna, sono in costante crescita. Il problema c’è ed è sotto gli occhi di tutti. Esiste un grosso gap rispetto a Paesi come Germania, Francia e Spagna, in cui l’impegno statale sul fronte del sostegno alla cultura è forte e dirimente”, ribadisce Spiriti.  

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