La vita spericolata di Carlo Zanzi
Camminatore, ciclista, giornalista e scrittore, diventato uno dei primi blogger varesini con il suo seguitissimo “Pensieri & Parole Tre”. L’autore di una quarantina di libri, tr
Camminatore, ciclista, giornalista e scrittore, diventato uno dei primi blogger varesini con il suo seguitissimo “Pensieri & Parole Tre”. L’autore di una quarantina di libri, tra romanzi e raccolte di racconti, ma anche testi varesini a corredo delle fotografie di Carlo Meazza e un volumetto di poesie, racconta la nascita della sua passione letteraria. Dai banchi del Cairoli alle passeggiate in montagna
L’appuntamento quotidiano con il mondo, Carlo Zanzi ce l’ha da 16 anni, da quando nel febbraio 2007 aggiunse l’ennesima tessera al mosaico delle sue passioni, sommandola a quelle di papà, camminatore, ciclista, giornalista e scrittore, diventando uno dei primi blogger varesini, con il suo “Pensieri & Parole Tre”, seguitissimo con oltre 300 accessi al giorno. Zanzi è uomo di fede, anzi “ragazzo casa e chiesa, oratorio e sport”, come ama ricordare e questa gli dona l’entusiasmo e la volontà del fare, il credere in sé stesso (cosa non sempre facile anche per lui) e la capacità di affrontare sempre nuove sfide, provando a scardinare resistenze e diffidenze. Nato a Varese il 15 giugno 1956 da generazioni varesine, vari traslochi negli anni, da via Ugo Foscolo al Quartiere Garibaldi, da via Vico a Sant’Ambrogio alla nuova casa ancora da arredare dalle parti dell’ex Campus, “era dei suoceri e mi sono trovato 800 metri quadrati di giardino da gestire”, Carlo Zanzi, zazzera grigia tagliata corta e “düü occ de bon” (“due occhi da buono”), è anche una memoria storica della città, perché da 10 anni cura il “Calandari do ra Famiglia Bosina”, del quale possiede tutto il pubblicato dal 1956, guarda caso anno della sua venuta al mondo e della nascita della rivista, alimentando una certa invidia in chi scrive. Un uomo dalle molte passioni, ma anche inquieto, un po’ sognatore, orgoglioso del suo essersi inventato scrittore, intanto che diventava padre per la prima volta e insegnava educazione fisica alla “Vidoletti”, dove ha resistito 34 anni, prima del pensionamento 5 anni fa.
“Ho fatto il classico, ‘cairolino’ nella sezione C, ma allora la mia passione predominante era lo sport. Facevo ginnastica artistica alla ‘Varesina ginnastica e scherma’ e volevo partecipare alle Olimpiadi di Mosca del 1980, un sogno come un altro, ma ero troppo alto per quella disciplina. Non pensavo alla scrittura, anche se alle elementari facevo dei bei temi, ma nessun insegnante mi aveva incoraggiato a continuare. A fine liceo avevo tre opzioni: l’Isef, medicina o giornalismo. Scelsi la prima, avevo già il lavoro mentre ancora studiavo, volendo metter su famiglia era la cosa migliore. Mi riscoprii scrittore quando da militare inviavo lettere d’amore alla mia futura moglie, Carla Bambozzi, che fa la psicologa. Poi la svolta, del tutto casuale”, racconta Carlo. Carlo e Carla hanno la prima figlia, Valentina, nata nel 1985, e la madre ha un’offerta di lavoro, così il neo papà decide di prendersi quattro mesi di aspettativa e fare il “mammo” a tempo pieno.
“Tenevo un diario, scrivevo delle mie varie occupazioni con la neonata e la casa e alla fine mi decisi, proposi lo scritto alle case editrici cattoliche, tra cui le edizioni Paoline. Che incredibilmente mi risposero, dicendo che il libro si sarebbe potuto fare. Ero diventato uno scrittore e la pubblicazione, distribuita in tutta Italia, mi diede una spinta eccezionale, facendo lievitare la mia autostima”. “Papà a tempo pieno”, uscito nel 1988, è il titolo del primo della quarantina di libri pubblicati da Zanzi, tra romanzi e raccolte di racconti, ma anche testi varesini a corredo delle fotografie di Carlo Meazza e un volumetto di poesie, l’unico, intitolato “Un anno” ed edito da Gabrieli “come le liriche di Silvio Raffo”, dice orgoglioso Carlo. Che però non ha mai smesso di fare sport e battere i suoi record personali: “Lo scorso anno sono salito in bicicletta 207 volte al Campo dei Fiori, ma nel 2013 andai al Sacro Monte ben 323 volte in un anno e alla trecentesima c’era ad attendermi mio fratello Marco, scomparso a 56 anni, con una crostata e la scritta 300! È stata un’impresa realizzata in vari modi: camminando, correndo e in mountain bike lungo il Viale delle Cappelle, in bicicletta e con gli ski-roll lungo la strada per Santa Maria del Monte. Mi piace andare in bici dove c’è pochissimo traffico, il mattino e da marzo a ottobre. Il resto dell’anno cammino in montagna, un’altra delle mie grandi passioni, che entra quasi sempre nei miei romanzi e nei miei racconti”.
Da scrittore, il colpo Zanzi lo fece con un instant book, la prima biografia autorizzata di Roberto Maroni, nel 1994 astro nascente della Lega, ministro degli Interni e Vicepremier
Zanzi ha anche la passione per la musica, suona la chitarra e strimpella il banjo: “L’ho preso perché lo suonava mio fratello Marco, il vero musicista di casa, che fondò il gruppo di musica country ‘The Piedmont Brothers Band’. Nostra madre Ines Ravasi, sorella di Bruno, noto architetto varesino, era diplomata in pianoforte al conservatorio, fece un unico concerto al Salone Estense nel 1953, poi si dovette dedicare alla famiglia, con quattro figli maschi. Quando suono il banjo mi sembra di abbracciare Marco”. C’è poi il Carlo giornalista, collaboratore del “Luce” fino alla sua chiusura, poi per “La Prealpina”, dove inventò la rubrica “Pensieri & Parole” ora diventata blog. “Al ‘Luce’ mi presentai nel 1989 chiedendo di poter collaborare. C’era Fulvio Monti che mi fece incominciare. Facevo la cronaca del consiglio comunale e intanto nascevano le altre due figlie, Maddalena nel 1987 e Caterina nel 1991. Mi alzavo alle 4 del mattino per scrivere, facevo anche pezzi di cronaca e cultura. Anche in ‘Prealpina’ tentai la sorte, memore del detto di un mio insegnante alla ‘Varesina’: ‘Chi vuole va, chi non vuole manda’. Gianni Spartà mi pubblicò il primo raccontino, la storia della Dama Bianca di Fausto Coppi che andò un giorno alla pasticceria Marcolini, dove mio padre lavorava, a chiedere una torta a forma di montagna con piccoli ciclisti di zucchero che la scalavano”.
Da scrittore, il colpo Zanzi lo fece con un instant book, la prima biografia autorizzata di Roberto Maroni, nel 1994 astro nascente della Lega, ministro degli Interni e Vicepremier. “Lo incontravo a Varese in consiglio comunale, era assessore alla Polizia urbana, così gli feci la proposta di un libro. Non disse né sì né no, ma io non mollai. Lo intervistai alle 3 di notte dopo un comizio, per telefono, fui in via Bellerio la notte del trionfo leghista del ‘94 e alla fine buttai giù il libro, intitolato ‘Maroni l’arciere’ in due mesi, pubblicandolo per Lativa con la distribuzione di Longanesi. Lui me lo dedicò scrivendo: ‘E vedrai quando sarò Presidente della Repubblica’”.
Carlo ha da poco pubblicato “La strada per le stelle” edito da Robin e ha pronto un altro romanzo, dal titolo provvisorio, “Fuggiaschi”: “È una storia che va dal 1917 al 1918, si parla, come spesso nei miei libri, di famiglia, figli, della sofferenza e della morte ma anche dell’amore e del sesso, una parte fondamentale di noi. Non mancano spunti sulla religione e naturalmente sullo sport e la montagna. Lo scrivere mi dà un grande senso di libertà e la possibilità, attraverso i personaggi dei libri, di esprimere me stesso e dire cose che normalmente non direi, perché sono di poche parole e riservato. L’ho fatto soprattutto in un romanzo, ‘Nudo di uomo’, che amo molto. I miei libri, in fondo, sono parte di un unico lungo racconto”.
La chiacchierata con Carlo nella luminosa nuova casa dove il bianco quasi acceca, termina con il racconto di un’altra passione, quella per la fotografia. Zanzi, alle mostre o alle presentazioni di libri, arriva sempre armato di Canon con cui documentare l’evento per poi postarlo suo blog, ma lo fa anche durante le lunghe escursioni in montagna. “Galeotta fu una Ferrania 6×6 di mio padre, poi passai a una Yashica FX3 e finalmente al digitale con una bella Nikon che mi regalò don Adriano Sandri, parroco di Velate”.