La trama della storia di Fazzini
I fratelli Marco e Paolo rappresentano la seconda generazione dell’impresa familiare di Cardano al Campo, attiva nel settore tessile con la produzione di biancheria per la casa. Un testimone er
I fratelli Marco e Paolo rappresentano la seconda generazione dell’impresa familiare di Cardano al Campo, attiva nel settore tessile con la produzione di biancheria per la casa. Un testimone ereditato dalla madre, Maria Alberta Zibetti, ancora oggi presente in azienda con il ruolo di Presidente. Un passaggio nel family business non facile, ma che ha portato ad un migliore dialogo intergenerazionale, ad una crescita a doppia cifra del fatturato e all’apertura di ben 13 punti vendita monomarca, passando dal commercio all’ingrosso a quello al dettaglio
‘‘Rappresentiamo una case history di successo dal punto di vista del passaggio generazionale, ma non perché questo sia stato soft. Anzi. Gli elementi chiave che hanno fatto sì che questa fase decretasse una crescita della nostra azienda sono stati l’accettazione dei ruoli di ciascuno e un duro lavoro sinergico. Non senza forti litigi e divergenze di pensiero”. È così che racconta il passaggio di testimone avvenuto nell’impresa di famiglia, Marco Fazzini, Chief marketing officier di Fazzini Srl: l’azienda fondata dal papà, Stefano, nel 1976 a Cardano al Campo e attiva nella produzione di biancheria per la casa. Quella di cui parla Marco, a capo dell’impresa, insieme al fratello Paolo, Chief operating officier e alla madre, Maria Alberta Zibetti, Presidente, è una sfida che li ha visti coinvolti da vicino per creare un nuovo dialogo intergenerazionale. Tra loro, ma anche con i collaboratori. Specialmente con quelli che hanno visto i fratelli Fazzini crescere, letteralmente. Una sfida, oggi, completamente vinta, quella dell’azienda cardanese, che è un esempio concreto di quanto si possa fare di necessità virtù. A dimostrarlo è il fatturato, via via raddoppiato proprio in quella fase di passaggio di consegne, tra loro e la mamma Maria Alberta. Ma non solo. L’impegno e il dialogo costruttivo, li hanno portati, oggi, ad avere 13 punti vendita monomarca sul panorama nazionale, da cui deriva il 40% del fatturato. Una fetta del 15%, invece, è frutto di export, specialmente verso la Svizzera e l’Estremo Oriente, mentre il restante 45% arriva dalla vendita a 600 clienti, nonché negozi plurimarca, sparsi sul territorio italiano.
Numeri, questi, che però nascondono un percorso in salita. “La verità – continua a raccontare Marco Fazzini –, è che il nostro testimone, io e mio fratello, lo abbiamo un po’ strappato dalle mani di nostra madre, da sempre fortemente attiva e attenta ad ogni aspetto dell’impresa. Sì, perché, da quando nostro papà è mancato a soli 46 anni, è dovuta entrare necessariamente nella doppia parte di madre e capo d’azienda. In quegli anni non c’era la cultura del passaggio generazionale. Lei si è formata da sola e allo stesso modo, anche noi, quando siamo entrati operativamente nella nostra realtà imprenditoriale, abbiamo lavorato senza una formazione da organigramma. Fino a che ci siamo resi conto che dovevamo unire le forze con criterio. Il cambiamento poi, vero e proprio, si è verificato intorno al 2005, quando abbiamo scelto di passare dalla distribuzione all’ingrosso a quella al dettaglio”. Una scelta, questa, non solo commerciale: “Diventare un marchio implica la necessità di fare comunicazione attraverso diversi canali, da quelli più tradizionali, come il sito internet, ai più moderni social network. Ma non solo. Vuol dire guardare il bilancio e il budget aziendale in maniera diversa. Significa vendere online, anche se, per noi, non è una via particolarmente profittevole. Tutto per far conoscere il nostro marchio e migliorare la nostra brand awareness (la notorietà della marca, ndr) – sottolinea Marco –. È stata una scommessa perché negli anni intorno al 2015, in cui abbiamo iniziato ad aprire i primi punti vendita, l’Italia era piena di marchi di biancheria per la casa. Sembrava una follia, ma su questo, nonostante le generazioni e i caratteri divergenti, c’è stato un intento comune. Inoltre, la cosa interessante è che dal 2015 al 2021, in un settore maturo e fermo come il nostro, abbiamo più che raddoppiato il fatturato. Non era scontato”.
Marco Fazzini: “Rappresentiamo una case history di successo dal punto di vista del passaggio generazionale, ma non perché questo sia stato soft. Anzi”
Ed è sugli aspetti caratteriali che Marco si sofferma come fattori determinanti nella gestione delle scelte e dei ruoli imprenditoriali: “Crediamo fortemente che la crescita che abbiamo registrato sia avvenuta anche grazie al dialogo, andando oltre le differenze di età e di pensiero. Io sono più strategico, mio fratello Paolo è più pragmatico, mentre nostra madre è più impulsiva e creativa. Inevitabile, quindi, andare allo scontro. Ma nonostante questo, anche in una situazione di caos organizzativo, dove quando litighi con il tuo socio, stai litigando anche con un tuo familiare, abbiamo avuto il buon senso di trovare la sintesi affinché ognuno potesse dare il meglio di sé. Intorno al 2020, poi, abbiamo chiesto a Servizi Confindustria Varese Srl una consulenza per formalizzare tutto l’organigramma e i processi aziendali”.
D’accordo con lui, il fratello, Paolo Fazzini: “Siamo molto diversi, è vero. A partire dal percorso di studi che abbiamo svolto. La mamma ha una laurea in lettere, mio fratello si è laureato in filosofia e successivamente ha fatto un Master in gestione di Pmi, mentre io ho studiato economia aziendale e poi ho fatto un Master in marketing e comunicazione. Quando, però, c’è la volontà di cogliere nell’altro quello che a noi stessi manca, diventiamo vincenti.
Paolo Fazzini: “La vera sfida è stata quella di cercare un dialogo costruttivo, nonostante le divergenze caratteriali. È qui che Servizi Confindustria Varese ci ha aiutato molto. Una volta chiarito il ruolo di ciascuno, abbiamo fatto ordine, sia a livello operativo, sia nei rapporti con le persone”
La nostra sfida, più che sull’innovazione tecnologica, consiste proprio in questo, nel continuare a cercare un dialogo intergenerazionale costruttivo. Ed è qui che la società di servizi di Confindustria Varese ci ha aiutato molto. Una volta chiarito il nostro ruolo, a noi stessi, in primis, è stato più facile interfacciarci anche con tutti i collaboratori. È così che abbiamo fatto ordine, sia a livello operativo, sia nei rapporti con le persone, interne all’azienda, ma non solo”. Fondamentale, come aggiunge Marco, è stato che “tutti e tre abbiamo accettato che ognuno avesse un cappello diverso. Nostra madre si occupa del campionario, io controllo la parte commerciale e la sfera amministrativa, mentre Paolo segue la comunicazione e la produzione che prima seguiva la mamma. Inoltre, abbiamo incominciato a introdurre una terza persona nelle nostre riunioni. Questo ha cambiato totalmente la qualità degli incontri, ora con meno tensione e più formalità. Ma non solo. Con questa strategia, da un lato, non incappiamo in litigi dai toni accesi e, dall’altro, conduciamo con una serenità maggiore l’intera operatività in azienda ma anche la nostra vita personale”.
Per saperne di più
- I numeri dell’innovazione a Varese
- La nuova casa degli startupper
- Storie di startup per una nuova manifattura
- L’industria alla sfida dell’open innovation
- Le idee d’impresa hanno bisogno di più venture capital
- I punti di svolta del manifatturiero
- Quando l’impresa genera impresa
- Glossario dell’innovazione