La terza età del gioco

Una sperimentazione di 6 mesi e un gruppo di 13 anziani alle prese con i Serious Games, videogiochi non ludici utilizzati come metodologia di riabilitazione fisica e cognitiva. La RSA San Gaetano di

Una sperimentazione di 6 mesi e un gruppo di 13 anziani alle prese con i Serious Games, videogiochi non ludici utilizzati come metodologia di riabilitazione fisica e cognitiva. La RSA San Gaetano di Caidate si è resa protagonista di questo particolare metodo riabilitativo, frutto delle ricerche dell’azienda milanese Imaginary e promosso dalla Fondazione Amplifon, che ha donato sistemi audio e video alla casa di riposo varesina

In una verde località, Caidate, sorge una residenza in cui gli anziani hanno modo di rimettersi a giocare, connettendosi a un mondo per loro inesplorato e riuscendo anche a migliorare la loro qualità di vita. Questo è ciò che succede alla Casa di Riposo San Gaetano – Opera Don Guanella, dove l’innovazione tecnologica è entrata portando nuove metodologie per la riabilitazione degli anziani attraverso soluzioni all’avanguardia che integrano telemedicina e realtà virtuale, i cosiddetti Serious Games. “Abbiamo partecipato ad una sperimentazione durata 6 mesi – racconta Luca Lodi, Educatore e Referente Educativo dell’RSA caidatese – che ha coinvolto 13 dei nostri ospiti in attività di riabilitazione cognitiva e motoria attraverso questi giochi virtuali. Nel concreto, l’anziano, posto di fronte ad uno schermo con un lettore di movimento, diventa protagonista del gioco ambientato in diversi scenari. Attraverso piccoli movimenti è richiesto loro lo svolgimento di task necessari per arrivare al completamento di un’attività. L’utilizzo della strumentazione non è stato immediato, considerando che molti dei nostri ospiti non hanno mai avuto esperienze di gaming. La prima sfida, dunque, è stata capire se gli anziani riuscissero o meno ad interagire con questo sistema”.

Dopo qualche prima incertezza, gli ospiti della Casa di Riposo San Gaetano sono riusciti ad apprendere facilmente la modalità richiesta per utilizzare gli strumenti, merito anche dell’interfaccia grafica che richiamava ambienti di vita comune, come una cucina di un’abitazione, una sala che andava riassettata oppure un giardino con tanto di ortaggi. Questo ha permesso una migliore interazione con la tecnologia, rendendo le azioni chiare e comprensibili, cosa che sarebbe risultata pressoché impossibile se fossero stati impiegati scenari più astratti come navicelle spaziali, più tipici dei games prettamente ludici. Attraverso le attività di gioco virtuale, ogni partecipante doveva compiere azioni specifiche come afferrare oggetti muovendo le mani o spostarsi da una parte all’altra per evitarne altri, come nel gioco che richiama la pesca, dove veniva richiesto di raccogliere pesci ed evitare meduse o quello del giardinaggio in cui bisognava raccogliere fiori ed evitare api, utilizzando un braccio o una gamba, a seconda delle istruzioni fornite. Tra i 100 ospiti della Casa di Riposo San Gaetano, 13 sono stati selezionati per aderire alla sperimentazione su fattori di comprensione dell’utilizzo dello strumento, capacità fisico-cognitive e di sopportazione della sperimentazione durata 6 mesi. 

“Il nostro team, composto dal servizio educativo e fisioterapico – continua Luca Lodi – si è occupato di impostare il sistema di gioco in base alle esigenze dei singoli pazienti, ad esempio, prediligendo giochi di movimentazione motoria se occorreva focalizzarsi sulla riabilitazione fisica o di stimolazione cognitiva, a seconda degli obiettivi prefissati. I risultati positivi sono stati evidenti per la maggior parte degli anziani coinvolti, soprattutto per coloro che hanno ‘giocato’ con maggiore frequenza”. Anche se le attività venivano svolte singolarmente, i “giocatori” hanno avuto modo di confrontarsi fra di loro, raccontando l’esperienza anche ai parenti in visita. Ma come e dove ha avuto avvio questa sperimentazione innovativa? Tutto è partito delle ricerche dell’azienda milanese Imaginary, che realizza sistemi di riabilitazione da remoto attraverso i Serious Games. Imaginary ha portato avanti un progetto, rinominato Rehability, a cui ha preso parte anche Fondazione Amplifon.

“Il nostro team, composto dai servizi educativi e fisioterapici, ha progettato il sistema di gioco tenendo conto delle esigenze del paziente. Per esempio, abbiamo scelto giochi di movimentazione motoria per focalizzarci sulla riabilitazione fisica, oppure giochi di stimolazione cognitiva, in base agli obiettivi prefissati”

“Abbiamo sempre lavorato a grossi progetti di ricerca finanziati dalla Commissione europea – racconta Lucia Pannese, co-fondatrice di Imaginary –, studiando come utilizzare i videogiochi per scopi terapeutici. Dodici anni fa abbiamo iniziato ad esplorare la teleriabilitazione, trasformando esercizi di fisioterapia e stimolazione cognitiva in task funzionali presentati sotto forma di gioco interattivo”. Questo passaggio è stato realizzato con un approccio scientifico, mantenendo sempre l’efficacia degli esercizi tradizionali, ma aggiungendo la componente interattiva del gioco. Ogni attività è stata costruita insieme ai pazienti, in modo che fosse motivante e interessante per loro. Tale approccio ha permesso di mantenere l’efficacia della terapia tradizionale, aggiungendo il vantaggio di poter essere eseguita anche a casa, con la supervisione asincrona a distanza di uno specialista. Il progetto è presente anche in regioni come le Marche, dove viene applicato non sul singolo ospite, ma su gruppi, aumentando la socializzazione e la collaborazione e anche all’estero, in Paesi come Spagna, Olanda e Portogallo. Ogni adattamento del gioco è personalizzato dallo specialista per il singolo paziente, tenendo conto delle specifiche esigenze di ciascuno. “Il sistema è già multilingua e non presenta bias culturali – puntualizza Lucia Pannese –. Abbiamo già alcuni centri all’estero, ma il nostro obiettivo è espanderci ulteriormente”. 

Come si inserisce, in questo quadro, Fondazione Amplifon? Nell’ambito della propria progettualità chiamata “Ciao!”, la Fondazione ha sostenuto il progetto Rehability di Imaginary, donando sistemi audio e video alla RSA caidatese e finanziando la sperimentazione. “Il nostro obiettivo iniziale, durante il periodo pandemico, – spiega Maria Cristina Ferradini, Amministratore Delegato di Fondazione Amplifon – era connettere gli anziani isolati nelle RSA con le famiglie, tramite tablet, telefoni e sistemi di video connessione di altissima qualità, con schermi da 23 pollici. Constatato l’alto gradimento degli strumenti, utilizzati anche dal personale stesso delle RSA, ci siamo evoluti ampliando le dimensioni dei sistemi di video connessione. Gli schermi sono arrivati ad essere grandi fino a 85 pollici, permettendo così la fruizione ad un gruppo di persone più numeroso. È a questo punto che ci siamo resi conto che questi schermi così grandi potevano offrire anche contenuti di intrattenimento. Abbiamo, perciò, iniziato con lo yoga e ora, superato ampiamente il periodo Covid, abbiamo oltre 220 strutture connesse in quella che è diventata una vera e propria comunità digitale che ogni giorno si ritrova, per circa un’ora, per svolgere attività con tematiche differenti, che spaziano dall’arte terapia, ai viaggi, passando per il teatro, i musical, i giochi digitali e le rassegne stampa. Abbiamo così creato una sorta di palinsesto di valore per gli anziani”. 

Tra le tante attività innovative che vengono svolte all’interno della realtà caidatese, ci sono anche una serie di iniziative dedicate agli ospiti affetti da Alzheimer. Una di queste è la “terapia del viaggio”, fiore all’occhiello della struttura, avviata nel 2014. La “terapia del viaggio”, o del viaggiatore, consiste in un set chiuso ricostruito all’interno di un vero vagone del treno, posto nei giardini della struttura, che, attraverso una serie di schermi simula un viaggio, favorendo la percezione di movimento. “Questa terapia non farmacologica aiuta a rilassare gli anziani affetti da demenza che mostrano comportamenti erratici come il wandering, la tendenza a camminare senza meta – racconta Giorgia Magnoni, Educatrice all’interno della Casa di Riposo –. L’esperienza viene personalizzata con video di viaggi in treno, scelti in base ai bisogni terapeutici degli anziani. Il treno è utilizzato anche per scopi ludici e favorisce la socialità tra i pazienti, consapevoli che, in realtà, si tratti di una finzione”. Un’altra applicazione è il Family Express: in questo caso, i familiari degli ospiti possono condividere l’esperienza del viaggio insieme ai propri cari, creando un contesto intimo e significativo.  

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