La scalata di Banks Group

‘‘La crisi ha scremato il mercato”. Questa frase, apparentemente innocua, nasconde invece una realtà ben più dura. Tradotta in un linguaggio più realistico signi

‘‘La crisi ha scremato il mercato”. Questa frase, apparentemente innocua, nasconde invece una realtà ben più dura. Tradotta in un linguaggio più realistico significa infatti che la recente crisi economica ha spazzato via le imprese non efficienti, poco internazionalizzate e piuttosto resistenti all’avvento del digitale. Insomma, aziende non allineate con quello che gli economisti chiamano il nuovo paradigma. Ciò che è rimasto sul mercato, indipendentemente dalle dimensioni di impresa, è dunque il meglio che un’economia matura come la nostra può offrire. Un caso interessante, che conferma quanto è avvenuto negli ultimi dieci anni, è quello della Banks Group di Casale Litta, una tipica piccola impresa italiana che ha attraversato indenne la tempesta uscendone perfino rafforzata. Specializzata nella produzione di schede elettroniche per il comparto industriale, in particolare per l’automotive, e con un mercato quasi esclusivamente italiano, l’impresa di Vittorio Ballerio è cresciuta proprio nel periodo più difficile attraversato dalla nostra economia. Il termometro di questa crescita è la pubblicazione “Made in Varese” che ogni anno stila la classifica delle imprese leader del Varesotto. Prima del 2012, la Banks Group non veniva nemmeno menzionata tra le oltre mille imprese degne di nota, per comparire due anni dopo al 751esimo posto con un + 8,7% di fatturato. È il 2015 però l’anno straordinario perché la Banks scala il ranking della rivista piazzandosi a quota 670 e con un aumento del fatturato in doppia cifra (+ 10,5%). “È andata proprio così – conferma Ballerio -. Poi abbiamo avuto una piccola flessione e ora abbiamo ricominciato a crescere”.

Il valore aggiunto

Quello che è rimasto del mercato è l’effetto di una duplice azione. Quando c’è una crisi le organizzazioni, così come le persone, o cambiano o rimangono immobili. “Credo che le alchimie delle differenze in chi fa impresa alla fine tendano ad assomigliarsi molto – continua l’imprenditore – perché le criticità sono dovute al fatto che è cambiato il mondo, a partire dalle relazioni industriali fino al rapporto con i collaboratori”. Un dato è certo: la crisi ha esaltato ulteriormente il valore aggiunto della risorsa umana. Nata trent’anni fa, Banks Group è un’azienda giovane in tutti i sensi, come lo sono i suoi dipendenti, abituati all’uso delle nuove tecnologie e alla mentalità del cambiamento. “I lavoratori con esperienza non usano certi strumenti – spiega Ballerio – ma possono essere importanti per far crescere gli altri. Le risorse giovani invece sono più reattive e posizionate sul mercato, cioè sanno qual è la via da prendere e a fare la differenza è quasi sempre il loro rapporto con la tecnologia”. L’imprenditore è dunque d’accordo con chi invoca un nuovo patto generazionale senza il quale non ci può essere continuità aziendale. Un tema attualissimo messo al centro della relazione di Riccardo Comerio, Presidente di Univa, nella recente Assemblea Generale degli industriali varesini.

Un filiera d’impresa

Uno dei punti di forza dell’azienda di Casale Litta è una produzione basata sulla filiera di impresa, scelta che ha i suoi vantaggi ma anche dei limiti evidenti, come spiega lo stesso imprenditore. “L’aspetto positivo è la grande reattività rispetto al mercato, quello negativo è la gestione delle risorse umane che richiede un’analisi molto accurata per evitare che vadano in competizione tra loro o si sovrappongano. È uno solo che deve tenere il timone”. La rotta che dovrebbe seguire un’impresa, in teoria è quella della crescita: da piccola a media fino alla grande dimensione. Purtroppo il mare in cui sono costrette a navigare quelle italiane, ovvero l’ecosistema socioeconomico, è disseminato di scogli dove si infrangono marginalità e competitività: dalla mancanza di infrastrutture alla difficoltà di accesso al credito, dall’imposizione fiscale quasi insostenibile al costo dell’energia troppo alto rispetto ai competitor stranieri. E nonostante questo corposo cahier de doleances, le imprese italiane sono ancora in grado di fare miracoli, posizionandosi ai vertici dell’economia europea, subito dopo la Germania, maglia rosa del manifatturiero continentale. Ballerio ha deciso di crescere per acquisizioni e così qualche anno fa ha comprato la Gi.Bi.Di Srl azienda mantovana specializzata in sistemi di automazione per porte e cancelli. “Crescere così è più semplice – sottolinea l’imprenditore -. Con questa azienda, ora rinata, ho la possibilità di confrontarmi con i mercati internazionali”.

 

Le origini

A fondare la Banks nel 1988 furono tre soci, tutti provenienti dalla Ranger, azienda allora leader nel settore degli antifurti. Tra loro c’era anche Giuseppe Scazza, il perito elettrotecnico a cui si deve la nascita in provincia di Varese dello storico distretto degli antifurti per auto, che comprendeva una ventina di aziende e una miriade di laboratori artigianali dove lavoravano oltre tremila persone. “Il nome Banks – conclude Ballerio – lo abbiamo coniato insieme durante una trasferta in Oriente. Ci trovavamo all’aeroporto di Bangkok e quel nome ci sembrò perfetto per dare un tocco di internazionalità alla nuova nata”. 

 

Articoli correlati