La prospettiva degli aiuti di Stato
I numeri, soprattutto quelli relativi al Pil pro capite, fanno del Nord della provincia di Varese un’area che potrebbe ormai rientrare in quelle che il Regolamento Europeo definisce “Zone
I numeri, soprattutto quelli relativi al Pil pro capite, fanno del Nord della provincia di Varese un’area che potrebbe ormai rientrare in quelle che il Regolamento Europeo definisce “Zone C non predefinite”, ossia potenzialmente meritevoli di risorse e incentivi maggiorati per lo sviluppo. Non una medaglia d’onore, ma sicuramente un’opportunità per impostare nuove politiche di crescita
Hic sunt leones. Così si definivano una volta i limiti della terra e così oggi si potrebbe dire dell’area Nord della provincia di Varese, dove si tracciano i confini del territorio insieme a quelli del nostro Paese. Lì ci sono i nostri leoni. Un’area che si caratterizza come terra prealpina (poco al di sotto della frontiera naturale costituita dalle Alpi) e il cui essere terra di confine ne ha sempre condizionato lo sviluppo. Si tratta di una terra di faglia in cui si compie il confronto diretto tra due Sistemi Paese. Uno dei pochi territori con continuità linguistica (italiano al di là ed al di qua della frontiera), ma una forte discontinuità di sistema amministrativo e di welfare. La conformazione geografica a ridosso dell’arco alpino, la presenza di beni paesaggistici in comune (due laghi, il Ceresio e il Maggiore), la proiezione naturale delle valli che uniscono geograficamente ciò che amministrativamente è diviso, la convivenza e l’ineluttabile confronto tra i sistemi economici e sociali hanno portato nel tempo alla situazione attuale che ha visto un progressivo ridimensionamento produttivo nell’alto Varesotto. Una situazione protrattasi a lungo che ha portato il territorio nel lato italiano al raggiungimento di parametri che lo rendono potenzialmente elegibile per essere un’area ad aiuti di stato ad intensità maggiorata, secondo le regole europee.
Non è un motivo di orgoglio, meglio sarebbe naturalmente non averne diritto, ma considerata la situazione potrebbe essere un’occasione da saper cogliere per rideterminare un processo di sviluppo autosostenuto. Pochi numeri danno l’esatta misura della situazione. Ci sono almeno 52 comuni (sui 141 totali) appartenenti alle Comunità Montane delle Valli e dei territori di confine che potrebbero costituire il primo blocco a cui applicare, nella prossima programmazione europea, i criteri degli “aiuti di Stato per le Zone C non predefinite”. Queste zone prevedono secondo il Regolamento Europeo che si agisca su aree contigue con almeno una popolazione di 100.000 abitanti e con un Pil pro capite inferiore o uguale alla media Ue-27. Rientrerebbero in questa prima simulazione i comuni della Comunità Montana delle Valli del Verbano, della Comunità Montana del Piambello, della Valganna, della Val Marchirolo e della Valle del Ceresio. Un’area che comprenderebbe circa 146.000 abitanti, pari al 16,6% della popolazione della provincia. Circa 820 imprese manifatturiere, industriali ed artigiane, pari al 10% di quelle provinciali. Calcolando tutte le imprese (commerciali, servizi, turismo) si sale a 7.720 attività (13,3% del totale).
Questo territorio che comprende il 37% della superficie provinciale ha una densità di popolazione di 330 persone per km quadrato, più che dimezzata rispetto alla media del Varesotto nel suo complesso ed una densità di imprese manifatturiere che è meno di un terzo. Tutto ciò fa sì che siano soddisfatti i parametri delle zone contigue con più di 100.000 abitanti nelle aree “Nuts 2” (regioni) e “Nuts 3” (province) che abbiano, nel corso di un triennio, un Pil inferiore o uguale alla media Ue-27. Il Pil pro capite a parità di potere di acquisto registrato nella nostra provincia, per effetto di queste sacche di depauperamento produttivo, ha raggiunto nel triennio 2018-2020, il valore di 29.797 euro pro capite rispetto ai 30.543 di media Ue, facendo così scendere il parametro al 97,6%.
Cosa significa tutto ciò? Che dobbiamo prepararci sin da subito per avere le carte in regola per quando ci sarà la Revisione degli Orientamenti degli aiuti di Stato a finalità regionale, verosimilmente entro il 2027. Dobbiamo fare in modo che in quella parte del territorio che ha visto più di altri venir meno il fermento imprenditoriale, possa tornare a crescere per spinta autonoma. Il far parte delle aree in Zona C non predefinita porterebbe con sé dei benefici per coloro che vogliano fare impresa in quelle aree, traducibili in una maggior intensità di aiuto. Ragionando per analogia, nelle Zone C non predefinite che sono rientrate nel 2021 in questo regime di aiuto sono state applicate maggiorazioni che possono variare dal 10 al 15% per interventi regionali. A puro titolo di esempio, nel recente bando per interventi di attrazione degli investimenti, tali maggiori intensità di aiuto tra il 50-45% per le micro e piccole imprese (rispetto al 35%), il 40-35% per le medie (rispetto al 25%) e il 30-25% per le grandi (rispetto al 15%) a seconda del criterio (1 o 5) di intensità di aiuto che la zona riesce a soddisfare. Da una prima analisi dei dati, che andrà raffinata nel tempo, ci sono gli estremi per poterne fruire. Questo meccanismo si potrebbe applicare a molteplici tipologie di bandi con aiuti a finalità regionale.
È poco? È tanto? Il ragionamento da fare è quello di utilizzare tutte le opzioni che vengono offerte per creare un volano endogeno nell’area Nord. E il diventare “Zona C non predefinita” è un’importante pedina per ricostruire un puzzle di competitività del territorio. Qualcosa che permetta di attuare politiche di attrazione di investimenti e creare una situazione di maggior favore, controbilanciando azioni di marketing territoriale. Una pedina che si andrebbe ad aggiungere a quanto si andrà profilando nei prossimi anni dopo la ratifica da parte del Senato del Ddl sull’Accordo tra Italia e Svizzera sulle doppie imposizioni dei lavoratori transfrontalieri ed al Protocollo che modifica la Convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio. Oltre alle proposte che da varie parti vengono avanti in tema di voucher contributivi o di creazione di Zone Economiche Speciali.
Obiettivo è moltiplicare gli strumenti affinché quella che è una delle aree paesaggisticamente più bella della provincia di Varese possa trovare un proprio rinnovato motore di sviluppo che sappia valorizzare le vocazioni produttive esistenti attraverso il rafforzamento delle competenze (come dimostra il progetto dell’Ifts in robotica e automazione di Luino) e svilupparne delle nuove, ad esempio, in ambito turistico e ricettivo. Perché quelle valli meritano di rifiorire.
Per saperne di più
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