La parità di genere è una scelta

Quella di posizionare le aziende su percorsi strutturati e certificati di Diversity & Inclusion sta diventando sempre di più una scelta di campo. Non politico, intendiamoci, ma sociale s&ig

Quella di posizionare le aziende su percorsi strutturati e certificati di Diversity & Inclusion sta diventando sempre di più una scelta di campo. Non politico, intendiamoci, ma sociale sì. L’immagine dei brand si unisce ai valori che l’impresa vuole esprimere e il ruolo che vuole giocare sia a livello economico, sia di creazione di benessere sociale nelle comunità in cui opera. Ciò si accompagna alle strategie con cui le singole realtà si pongono sul mercato del lavoro per competere in termini di attrazione di talenti e persone. Ogni impresa è di fronte a diverse scelte che possono portare a percorsi di inclusione più o meno formali, più o meno comunicati all’esterno. Fino alla decisione di non fare dell’inclusione un elemento distintivo della propria azienda, puntando su altri valori di riferimento.

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Da un’attenta analisi di ciò che sta avvenendo nell’ultimo periodo nel mondo delle imprese appare evidente come ciò che, fino a poco tempo fa, era considerato un normale, seppur pieno di ostacoli, percorso di progresso sociale, oggi sempre di più rappresenti una chiara scelta di fronte a un bivio: schierarsi o no, con la propria azienda, su certe tematiche? Il dibattito è aperto e, con questo numero di Varesefocus, in gran parte dedicato al tema della parità di genere, vogliamo offrire qualche chiave di lettura, dando risposta ad alcune domande. Per esempio: come si posiziona Varese in termini di qualità della vita delle donne? (Anticipando alcuni numeri di cui diamo conto nelle prossime pagine, possiamo dire non male, ma c’è ancora della strada da fare per arrivare alla piena parità). Qual è la situazione a livello di equità retributiva e opportunità di carriera sul territorio? (Qui sta il vero punto debole). Quali percorsi formativi possono essere strumento efficace di riposizionamento delle carriere delle neomamme e dei neopapà? (Puntare sulle materie Stem aiuta). Lo facciamo con il racconto di tante storie di donne che stanno scardinando, con il loro impegno nel lavoro, molti stereotipi; con la raccolta di numerose testimonianze e con il ricordo di una figura simbolo dell’imprenditoria femminile e del made in Italy in generale, recentemente scomparsa: Rosita Missoni. Un’inchiesta che parte da una notizia che ci riguarda da vicino, anzi che ci vede protagonisti: Confindustria Varese e Servizi Confindustria Varese (realtà che editano il magazine che state leggendo) hanno ottenuto la Certificazione per la Parità di Genere. Un fenomeno in crescita sul territorio come dimostrano diverse case history aziendali che abbiamo raccolto.

Tutto ciò mentre, dalla parte opposta dell’Atlantico, arrivano annunci di tutt’altro tenore. Proprio poche settimane dopo che l’ente certificatore Dasa-Rägister ci comunicava la conclusione positiva del nostro audit, è ribalzata su tutti i media la decisione di Meta di abbandonare i programmi di diversità, equità e inclusione in cui era impegnata. Non una scelta isolata. Altre importanti corporate statunitensi hanno preceduto Zuckerberg sulla stessa strada. Le interpretazioni possono essere diverse. In parte politiche, legate all’arrivo alla Casa Bianca dell’Amministrazione Trump. In altri casi molti comunicatori si concentrano sulle strategie di reputazione del brand. Un esperto del settore come Matteo Flora, ad esempio, già quest’estate, commentava scelte di Harley Davidson simili a quelle di Meta come la prevedibile reazione a un tema diventato inviso ai consumatori dopo che per anni le aziende hanno sbandierato e cavalcato a livello di immagine l’appartenenza a determinati valori morali che sarebbe stato meglio gestire internamente, senza per forza allinearsi al comun sentire con attività di comunicazione e ostentazione. Come dire: era meglio essere D&I nell’ombra, piuttosto che tornare sui propri passi solo per logiche di mercato. Quale che sia il punto di vista di partenza dell’analisi, il punto di caduta porta, comunque, sempre alla stessa constatazione: viviamo tempi in cui la società si divide (in maniera anche forte) su un numero crescente di tematiche. È in questo scenario che anche una certificazione può rappresentare una scelta di campo.  

 

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