La nuova frontiera del packaging inclusivo
Si chiama “Providentia” il nuovo progetto messo in cantiere dalla Cooperativa Lavoro e Solidarietà di Saronno che, da oltre 40 anni, avvia iniziative per assicurare la dignit&agrav
Si chiama “Providentia” il nuovo progetto messo in cantiere dalla Cooperativa Lavoro e Solidarietà di Saronno che, da oltre 40 anni, avvia iniziative per assicurare la dignità e l’inserimento nel contesto sociale e lavorativo dei disabili psicofisici. L’ultima, in ordine di tempo, è la costituzione di un centro di ricerca per lo sviluppo e la produzione di nanoparticelle cellulosiche applicabili al cartone con possibili utilizzi nel settore imballaggi e confezionamento. Con importanti risultati in termini di sostenibilità
In continua evoluzione e non pago dei grandi traguardi raggiunti in 40 anni di attività, il Gruppo Cooperativa Lavoro e Solidarietà (CLS) di Saronno sta per lanciare un nuovo progetto, chiamato “Providentia”. Nome dalle origini antiche: la dea Providentia, nella religione romana, era infatti la personificazione dell’abilità e della previsione del futuro. Un buon auspicio per questa cooperativa nata nel 1983 dall’idea di Pasqualino Cau che, con il sostegno di Enzo Volontè e l’adesione di un gruppo di genitori di ragazzi disabili, oltre a figure di spicco dell’economia saronnese, hanno dato vita ad una realtà che attualmente occupa in maniera stabile 95 dipendenti, di cui 56 svantaggiati. Dopo soli tre anni dall’inizio delle attività, nel 1986, un imprenditore saronnese donò il terreno su cui sorgeva un vecchio rudere in disuso della ditta Olivera, che venne prontamente riconvertito e nel quale ebbe inizio la storia della CLS e del suo scatolificio, riempito poco dopo con tutti i macchinari necessari. Da qui il futuro di questa grande impresa sociale ed economica. Il Gruppo CLS è una realtà che raggruppa 5 unità cooperative e la Fondazione, nata nel 2010, è lo strumento attraverso il quale si realizzano tutte le iniziative. Quella imprenditoriale e commerciale, con la sigla LA, si basa sulla lavorazione di carta e cartoni ondulati e di imballaggi tecnologici e avvia al lavoro disabili psicofisici. FA, è un centro socio-educativo e servizio di formazione all’autonomia, con educatori di grande esperienza. CA, è la sigla della casa di accoglienza. Una comunità alloggio per i disabili rimasti soli. Segue SC.Sun-Chi, quasi un gioco dialettico che indica l’inserimento lavorativo per persone con disagio psichico, seguiti da Facilitatori Sociali, in stretto contatto con i CPS (Centro Psico Sociale) di Saronno e Busto Arsizio. L’ultimo nato, in ordine di tempo, è DA, un centro socioeducativo per disabili autistici tra i 16 e i 45 anni, seguiti da un’equipe specializzata all’ottenimento di obiettivi personalizzati per un inserimento attivo. È una realtà unica in Europa e in continua evoluzione, con un nuovo grande progetto: un centro di ricerca e produzione dal nome “Providentia” che si occuperà dello sviluppo di nanoparticelle cellulosiche applicabili al cartone. Il Presidente del Gruppo CLS, Giovanni Volontè, racconta a Varesefocus questa poliedrica realtà.
Il gruppo CLS sta volando alto, dove vuole arrivare?
Da qualche anno la richiesta dei servizi offerti dalla nostra struttura a supporto dei disabili psico-fisici ed autistici sta crescendo in modo costante, mentre l’unità operativa che si occupa della lavorazione del cartone è aumentata così tanto, nell’ultimo decennio, da rendere troppo stretti gli attuali spazi. Per questo motivo stiamo ampliando le nostre sedi per consentire il potenziamento di tutti i servizi offerti alla persona e di accrescere l’area produttiva dello scatolificio, che porterà anche ad un incremento del personale sia abile sia disabile. Abbiamo anche da poco completato la ristrutturazione di una nuova struttura, dove troveranno spazio i nostri laboratori di ricerca e applicazione delle nanoparticelle cellulosiche. Il progetto della realtà CLS è stato fortemente voluto dal nostro Presidente fondatore, Pasqualino Cau, che purtroppo ci ha lasciato un anno fa.
L’innovativo progetto della produzione delle nanoparticelle è quindi iniziato?
Da qualche anno un team guidato dal professor Luciano Piergiovanni sta lavorando a questa progettualità e, posso anticipare, che ormai siamo molto vicini alla conclusione del periodo di ricerca. Negli ultimi mesi, infatti, ci stiamo concentrando maggiormente sulla valutazione dei migliori metodi applicativi delle nanoparticelle sul cartone e sul cartoncino.
Quale sarà il suo sviluppo nell’ambito della CLS?
È presto per dirlo. Penso che la possibilità di utilizzo del cartone o cartoncino con l’applicazione di nanoparticelle cellulosiche potrebbe davvero creare un’importante svolta per il settore degli imballaggi e del confezionamento, soprattutto in ambito alimentare. Siamo in costante contatto con diverse importanti aziende multinazionali che stanno seguendo con attenzione tutti i nostri risultati di ricerca.
Cosa si intende per nanoparticelle cellulosiche? Come possono innovare il mondo del packaging? Che differenza avranno gli imballaggi creati con questo sviluppo, rispetto agli attuali?
In un mondo in cui si parla sempre più spesso di riciclabilità e rispetto per l’ambiente, abbiamo voluto impostare la ricerca utilizzando prodotti di origine vegetale da cui vengono ricavate nano fibre di cellulosa che, opportunamente trattate in processi sostenibili, riescono a garantire alla carta eccezionali prestazioni di tenuta all’assorbimento di oli, grassi, vapori o addirittura liquidi. Questi prodotti potrebbero sostituire gli accoppiamenti tra carta e polimeri sintetici, determinando un importante passo avanti in termini di progresso sostenibile.
L’aspetto imprenditoriale garantisce il sostentamento dell’aspetto sociale?
La sostenibilità della struttura CLS è garantita dai servizi offerti alla persona e, prevalentemente, dalla parte lavorativa dello scatolificio e della cartotecnica, ma tutti i risultati finora raggiunti sono stati resi possibili senz’altro grazie al costante supporto che da decenni, cittadini e associazioni locali, riescono ad offrirci. In questo momento, per noi, sono davvero fondamentali questi sostegni.
Si parla anche di un altro vostro progetto, il “Dopo di noi”. A che punto è?
Del “Dopo di noi” se ne parla da diversi anni anche se forse oggi sarebbe più corretto parlare anche del “Durante noi”. Sempre più spesso riceviamo richieste da famiglie che ci chiedono di inserire nella nostra struttura i loro famigliari con disabilità: ipotizziamo di realizzare una seconda comunità di alloggi per portatori di disabilità intellettiva o fisica e una per i soggetti affetti da patologie autistiche.