La Lombardia sul podio dei brevetti green

Rispetto alla media delle regioni italiane, l’industria lombarda si contraddistingue in termini di qualità, internazionalizzazione, tempo ed efficienza nelle innovazioni “verdi&rdq

Rispetto alla media delle regioni italiane, l’industria lombarda si contraddistingue in termini di qualità, internazionalizzazione, tempo ed efficienza nelle innovazioni “verdi”. Si posiziona terza, dopo Basilicata e Toscana. Questi i risultati emersi dall’analisi dell’Osservatorio IP Cube della LIUC Business School 

È di bronzo la medaglia al collo dell’industria lombarda quando si parla di brevetti green. La competizione è sulla qualità di invenzioni studiate dalle aziende per ridurre il proprio impatto ambientale. Una gara tra regioni dove la Lombardia, si piazza terza in Italia, appunto. Un posizionamento frutto dei livelli di internazionalizzazione delle attività di ricerca e sviluppo, delle tempistiche di realizzazione ed efficienza delle “innovazioni verdi”. Questo il quadro che emerge dall’indagine dell’Osservatorio IP Cube della LIUC Business School e svolta con il supporto dell’Innovation Patent Index (IPI), un indicatore basato su cinque sistemi di dati brevettuali e non influenzato dal solo fattore quantitativo. La qualità è centrale. 

“Anche i brevetti – afferma Raffaella Manzini, Direttore dell’Osservatorio IP Cube dell’ateneo di Castellanza – possono essere un valido strumento per misurare la vocazione green di un’area. Grazie al nostro indicatore possiamo calcolare la capacità innovativa sostenibile delle diverse regioni d’Italia, non tanto in termini di numerosità, quanto piuttosto guardando al loro valore potenziale”. Questo l’elemento che fa la differenza: attraverso l’indice IPI è possibile fare un’analisi più approfondita e meno sterile anche per quanto riguarda gli aspetti qualitativi dei brevetti. “Analizziamo il potenziale dell’attività brevettuale – sottolinea il Direttore Manzini –. Spesso la misurazione basata sulla quantità, ovvero sul mero numero di brevetti, è limitativa”. Leggendo l’Italia attraverso questa lente, il sistema industriale del nostro Paese risulta essere particolarmente green in tre ambiti: quello medicale, quello meccanico (soprattutto per quanto riguarda il packaging) e quello della misurazione (che interessa principalmente l’elettronica e la sensoristica). 

Le imprese italiane risultano concentrate in particolar modo nello sviluppo verde della misurazione, dei veicoli, degli elementi elettrici e del computing. Con riferimento alla Lombardia, “che rappresenta sempre un’eccellenza tecnologica – specifica Manzini –, l’area di innovazione green si focalizza soprattutto sui sensori, ad esempio, per i sistemi di filtrazione dell’aria o a supporto delle macchine utensili”. Quali sono i reali benefici di possedere un brevetto, anche e soprattutto al netto dei costi per ottenerlo e mantenerlo? Quale il valore aggiunto? “Possedere un brevetto è un grande valore per qualsiasi azienda, sia che si tratti di un’impresa, di un Ente o di un’Università – precisa Raffaella Manzini –. Il brevetto è uno strumento autentico di difesa da potenziali imitatori. Ma non solo. Aumenta notevolmente la credibilità dell’azienda verso fornitori, clienti e stakeholder”. 

“Possedere un brevetto è un grande valore per qualsiasi azienda, sia che si tratti di un’impresa, di un Ente o di un’Università. Il brevetto è uno strumento autentico di difesa da potenziali imitatori. Ma non solo. Aumenta notevolmente la credibilità dell’azienda verso fornitori, clienti e stakeholder”

Il percorso per ottenere questo riconoscimento, non solo per quello che riguarda le certificazioni green, a volte può essere lungo e i costi, soprattutto per mantenerlo, possono rivelarsi consistenti. La parte più onerosa economicamente per un’impresa è, ad esempio, quella di dover pagare costantemente una tassa per ogni Paese in cui la realtà decide di estenderlo. Ma i vantaggi superano di gran lunga i punti deboli: “Attraverso i brevetti, le aziende possono rendere visibili le proprie competenze e capacità, possono attivare collaborazioni basate su queste skill, possono rafforzare la propria immagine”. Nella classifica italiana, della capacità innovativa green, secondo l’Osservatorio della LIUC, conquista la vetta la Basilicata, seguita dalla Toscana. L’innovazione ‘verde’ in Basilicata, quella brevettata – continua Manzini – si caratterizza per un’elevata diversificazione tecnologica e per l’ampiezza delle applicazioni possibili. In Toscana, invece, l’aspetto distintivo è quello della qualità dei brevetti verdi, in termini di conoscenza e utilizzo del background tecnologico”. 

Lo studio portato avanti dai ricercatori della LIUC, e il conseguente quadro che ne è emerso, però, sono solo un primo passo. Una prima azione concreta di un progetto più ampio pensato proprio dall’ateneo di Castellanza per queste tematiche. Le prossime attività dell’IP Cube dell’Università sono già state programmate e pronte per essere messe in campo: “Continueremo, attraverso l’attività del nostro Osservatorio, a monitorare le tendenze del territorio – conclude Manzini –. Valuteremo le performance nelle innovazioni green e ci impegneremo a rendere questo patrimonio di conoscenze più accessibile a tutti. Stiamo, proprio per questo scopo, pensando di creare una piattaforma destinata a tutti, dove sia possibile trovare un quadro completo su questa tematica. La nostra priorità è quella di mettere a disposizione di chiunque fosse interessato, tutti i dati estrapolati dalle nostre analisi”.  

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