La foresta cresce

Immaginate una superficie rettangolare di sei km per un chilometro ricoperto interamente da boschi. Un’area non certo indifferente, ed è quella che ogni lombardo ha a disposizione attualm

Immaginate una superficie rettangolare di sei km per un chilometro ricoperto interamente da boschi. Un’area non certo indifferente, ed è quella che ogni lombardo ha a disposizione attualmente. Ogni cittadino della Lombardia infatti, può contare su 634 ettari di bosco. E’ questa la buona notizia che si evince leggendo il “Rapporto sullo stato delle foreste” promosso dalla Regione Lombardia e da ERSAF.
 

Dall’ultimo Rapporto sulle Foreste Lombarde, dati incoraggianti. I boschi sono in crescita e il verde aumenta.

Una superficie di verde davvero importante che da alcuni anni non cambia nel tempo, anzi sembra leggermente incrementarsi. Nel 2006 infatti, gli ettari di foreste erano 617.120, oggi sono 621.381, che al loro interno contengono complessivamente circa 710 milioni di alberi. Una superficie che copre circa il 26% del territorio lombardo. Ovviamente la maggior parte dei boschi, circa l’80%, si trovano in montagna, il 13,15% in collina, il resto in pianura. E nonostante che la pianura sia stata completamente antropizzata, grazie a nuovi boschi creati dall’uomo questi stanno crescendo, tant’è che negli ultimi anni si sono accaparrati una superficie di 271 ettari.
Il bilancio a livello di singola provincia mette comunque in luce contesti diversi, con incrementi positivi, anche se talvolta di modesta entità, su tutte le province lombarde ad eccezione di Varese, che, per il secondo anno consecutivo, pur disponendo di un discreto imboschimento naturale nelle parte montuosa, non riesce a compensare le trasformazioni d‘uso avvenute sul territorio. Il guadagno massimo in termini assoluti di superficie spetta alla provincia di Brescia (+141 ettari), grazie per lo più all’espansione naturale. Da sottolineare anche l’aumento riscontrato in provincia di Milano (+107 ettari), dovuto principalmente a nuovi boschi creati artificiosamente dall’uomo.
Sono ormai storia i tempi in cui chi aveva un appezzamento di terreno boschivo ne poteva fare ciò che voleva. Oggi in Lombardia esiste un sistema molto rigido da seguire se si vuole tagliare un bosco  e questo ha portato ad una diminuzione del taglio su tutto il territorio.  Gli alberi più richiesti sono la robinia, che si conferma al primo posto (15,8% della massa totale), seguita dall’abete rosso (15,4%) che quest’anno sale al secondo posto, superando il castagno (12,7%). Nel 2012 gli enti forestali hanno autorizzato 639 domande di trasformazione del bosco per quasi 179 ettari. La notevole richiesta è legata, come avvenne nel 2009, soprattutto alla costruzione di autostrade: la società che sta realizzando la Pedemontana, per esempio, ha chiesto l’autorizzazione del taglio di oltre 40 ettari, tutti nella provincia di Como, che corrispondono a circa il 23% della superficie complessiva trasformata.
 

Brescia e Milano hanno un bilancio positivo. Varese, per il secondo anno consecutivo, pur disponendo di un discreto imboschimento naturale nelle parte montuosa, non riesce a compensare le trasformazioni d‘uso avvenute sul territorio.

Ma dai confini ristretti della Lombardia allarghiamo lo sguardo al resto d’Italia. Un tempo molto lontano, si sa, la nostra penisola era un’immensa foresta. Oggi rimane ben poco di quelle antiche selve. Qua e là piccole aree di bosco mediterranee di lecci e sughere, oltre a poche aree boschive coperte da querce e faggete. Tuttavia va riconosciuto che complessivamente anche la superficie italiana non è poi così povera di boschi. Sono circa otto milioni e mezzo gli ettari di bosco presenti, anche se per circa il 95% si tratta di boschi tenuti sotto controllo dall’uomo, utilizzati soprattutto per il taglio di legname. Purtroppo va sottolineato, come dice il WWF, che pur avendo ancora interessanti aree boschive, le nostre foreste sono state e sono ancora oggi danneggiate dall’uomo e da altri fenomeni come le piogge acide e gli incendi e quindi non riescono più ad ospitare tutta quella biodiversità che potrebbero. In più, a causa di una forte frammentazione del manto forestale, i boschi non riescono nemmeno più a proteggere adeguatamente il suolo dal dissesto idrogeologico. Per conservare la diversità forestale è necessario creare una rete di aree protette che includa campioni rappresentativi delle diverse tipologie e corridoi connettivi che includano le zone di transizione. E non si deve pensare che ricreare un bosco sia cosa semplice, anzi. Un bosco non è semplicemente un’estensione di alberi uno vicino all’altro, ma un habitat nel quale bisogna ricreare i delicati equilibri esistenti in un ecosistema naturale, cioè i complessi rapporti ecologici tra piante, animali e ambiente. Negli anni passati molti degli interventi di riforestazione sono stati effettuati con specie estranee alla nostra flora e se hanno avuto il merito di consolidare in parte i nostri versanti, hanno contribuito dall’altra ad alterare la biodiversità dei nostri boschi. Memori di questo errore, negli ultimi anni gli interventi di rimboschimento vengono effettuati quasi esclusivamente con specie italiane, ma ancora a volte accade che non vengano usati i locali “ecotipi”.
E nel resto del pianeta, come stanno le foreste? Secondo una recente ricerca apparsa su “Science” e condotta da un team di Università di vari Paesi utilizzando vari satelliti ambientali si è scoperto che negli ultimi due anni le foreste sono diminuite di circa 1,5 milioni di chilometri quadrati (una superficie paragonabile a circa 5 volte l’Italia). Se da un lato il Brasile ha visto una riduzione generale della deforestazione, dall’altro l’incremento è stato elevato in Paesi come l’Indonesia, la Malesia, il Paraguai, la Bolivia, lo Zambia e l’Angola. Come si deduce da questo elenco di Paesi, ancora una volta le foreste più danneggiate sono quelle delle aree tropicali, mentre le grandi aree forestale presenti alle nostre latitudini sono molto più protette e solo gli incendi possono avere pesanti ripercussioni negative.

 

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