La costruzione del futuro
C’è un passaggio chiave che speriamo non sfugga ad una lettura attenta di questo numero di Varesefocus. È quello contenuto nelle pagine di inchiesta ampiamente dedicate alla presen
C’è un passaggio chiave che speriamo non sfugga ad una lettura attenta di questo numero di Varesefocus. È quello contenuto nelle pagine di inchiesta ampiamente dedicate alla presentazione di #Varese2050, il piano strategico a cui sta lavorando l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese per proiettare il territorio e la nostra stessa associazione datoriale nel futuro. Nell’intervista al professor Fernando G. Alberti alla domanda di come si costruisca la competitività di un sistema economico e sociale locale l’Head di Strategique e Direttore dell’Institute for Entrepreneurship and Competitiveness alla LIUC – Università Cattaneo risponde così: “Non certo con una politica di incentivi come l’azzeramento dei tassi sui finanziamenti o sugli oneri sociali per attrarre investimenti. Così fai da calamita solo per i peggiori della classe, gli opportunisti che poi, finito il periodo delle agevolazioni, se ne vanno. Bisogna saper leggere i fenomeni micro, quelli già presenti sul territorio, specifici fenomeni imprenditoriali spontanei che magari inconsapevolmente stanno già lavorando da tempo su traiettorie che vanno nella stessa direzione”.
Sono parole che colpiscono in un momento di campagna elettorale come l’attuale nel quale le forze politiche, più che costruire il proprio consenso su un progetto di Paese, sembrano fare a gara sulle proposte di nuovi incentivi, nuovi bonus, nuovi sostegni. Nel dibattito politico e istituzionale è ormai da tempo palpabile la mancanza di una generale e coerente visione del futuro. Mancano progettualità. Mancano idee strutturate. Mancano riforme. Mancano proposte articolate. Manca, in sostanza, modernità. Non ci sono disegni (condivisibili o meno) di come dare vita ad una nuova società, nuovi modelli di crescita, oppure quali trend cavalcare, quali settori sostenere, su quali investimenti di lungo periodo puntare. Tutto è polverizzato in promesse tailor made per questo o quel pubblico. Senza scelte. Senza prendere posizioni, nel tentativo di accontentare ogni forma di richiesta. Tutto si gioca sulla dichiarazione del minuto decisa magari seguendo gli algoritmi che analizzano gli umori social del momento. Oppure sull’intervista decisa in base al sondaggio del giorno prima.
Così, però, si perde il futuro. Manca un piano strategico, appunto. Che sappia leggere i fenomeni in atto sui territori e che sappia individuare quelle leve sulle quali poter fare forza, sapendo che non è con i bonus a pioggia che si crea la crescita, ma con gli investimenti che moltiplicano le risorse stanziate in termini di posti di lavoro, competenze, nuove tecnologie, nuova imprenditorialità. Anche Varese ha bisogno di tutto questo. Anche Varese si deve dotare di un piano strategico. Da qui il progetto che l’Unione Industriali ha voluto lanciare e di cui parliamo ampiamente nelle pagine di inchiesta volte a introdurre i lettori all’appuntamento con l’Assemblea Generale di Univa del prossimo 3 ottobre a Malpensafiere. È proprio in un momento difficile come l’attuale, nel quale le pressioni competitive date dalla crisi energetica, dal contesto internazionale e dalle difficoltà di reperimento delle materie prime che occorre dotarsi di strumenti di reazione nel breve periodo, ma anche di visioni di lunga gittata. Tutto, però, si deve tenere. Le imprese non hanno bisogno di assistenzialismo, ma di punti di riferimento. Hanno bisogno di una politica del coraggio che sappia fare le scelte giuste basate su analisi puntuali e non sulla ricerca del consenso nel breve periodo. Altrimenti il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi sul fronte dell’energia. Dove stiamo letteralmente pagando decisioni sbagliate e populiste di anni.