La boutique dell’industria plastica
L’opera di De Chirico che si trova all’entrata è solo l’inizio. C’è poi uno spazio dove poter provare prodotti realizzati su misura in base alle richieste e alle
L’opera di De Chirico che si trova all’entrata è solo l’inizio. C’è poi uno spazio dove poter provare prodotti realizzati su misura in base alle richieste e alle esigenze del singolo cliente. C’è la cura per ogni singolo dettaglio degli spazi studiati e pensati per fare da immagine dell’azienda e da base logistica per le attività di rappresentanza. C’è il concetto dell’accoglienza come filo conduttore di un’architettura nuova di pacca, inaugurata solo di recente, alla presenza di tutte le più importanti autorità locali, non ultimo il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni.
Raccontato così il nuovo Centro Ricerca e Sviluppo di Bandera Spa sembra l’avamposto di una boutique. Scegliete voi se di moda o legata all’automotive di alta gamma in stile Ferrari. Dove chi compra sceglie tutto, dal colore della carrozzeria agli interni. Una personalizzazione del prodotto al 100%, studiata a tavolino nel pieno confort di un salotto, più che di una sala riunioni. E dove la presentazione e l’estetica, oltre che la difesa del brand, è tutto. Eppure questa azienda di Busto Arsizio con le passerelle e i motori, almeno quelli automobilistici, non ha nulla a che fare. Bandera si occupa, in realtà, di progettare e produrre impianti per l’industria della plastica. Costruzione di macchine, dunque.
Il segreto è la realizzazione di macchine pensate e prodotte su misura dei singoli clienti. Come sarti di impianti industriali
Il fatturato 2001 era di 44 milioni, oggi adi 70. Obiettivo per il 2020: arrivare a 80. Con costante crescita anche sul fronte occupazionale
Proprio per questo oltre alla descrizione architettonica, per raccontare Bandera servono anche i numeri. Come quelli legati, appunto, al nuovo Centro Ricerca e Sviluppo: un investimento di 4 milioni di euro serviti a realizzare uno spazio di 3mila metri quadri. “Si tratta dell’approdo finale di un ciclo durato 10 anni”, racconta Andrea Rigliano, General Sales & Marketing Director dell’azienda. A capo della quale stanno Piero e Franco Bandera, soci titolari e amministratori delegati. Figli di Luigi Bandera, fondatore di un’impresa che oggi si può definire, senza timore di smentita, “la più grande realtà italiana nell’industria della costruzione di impianti di estrusione delle materie plastiche”. Anche qui la terminologia usata si rifà più agli slogan utilizzati nell’ambito della moda: “Con orgoglio portiamo nel mondo – raccontano i fratelli Bandera – l’eccellenza del Made in Italy”. Che è anche tecnologia meccanica, non solo tessuti o cucina.
Ma allora perché piazzare un’opera di un importante artista all’ingresso di un nuovo centro di sviluppo creato per testare le macchine realizzate per i 15.500 clienti che Bandera ha nel mondo? “L’idea del bello che è fortemente radicata in noi – spiegano Piero e Franco Bandera – è coerente con la strategia commerciale, basata sul bisogno dei nostri clienti di avere macchine fatte su misura delle nuove necessità dell’industria della plastica sempre alla ricerca di macchine in grado di fare nuovi prodotti”. Da semplice officina meccanica che produceva estrusori (parte fondamentale per tantissimi impianti dell’industria della plastica), Bandera si è trasformata in un’impresa di engineering specializzata nella costruzione di impianti per il comparto del packaging. È per venire incontro ai bisogni soprattutto di questo mercato che Bandera ha investito in un nuovo Centro Ricerca e Sviluppo. “Il progetto – fa la cronistoria Rigliano – è partito tre anni fa. Sentivamo il bisogno di dar vita a uno spazio fisico e di conoscenza da mettere a disposizione dei nostri clienti dove essi stessi possano testare le macchine industriali che realizziamo per loro”. Un servizio che permette all’impresa manifatturiera della plastica che si rivolge a Bandera di accorciare i tempi di messa sul mercato di nuovi prodotti, battendo la concorrenza. “Dall’ordine di una nuova macchina all’arrivo sul mercato del prodotto realizzato dalla stessa ci vogliono di solito 8 mesi. Ma l’industria cliente ha nel frattempo bisogno di fare dei test di produzione, di fare pre-marketing. Con noi qui a Busto Arsizio le imprese di tutto il mondo possono farlo su quello stesso impianto che un giorno, una volta finito, sarà nei loro capannoni”. Inoltre, nel Centro Ricerca e Sviluppo i clienti di Bandera possono anche fare prove su nuovi materiali oppure testare prodotti di cui esistono in quel dato momento solo dei prototipi di cui, però, non si conosce il comportamento una volta messi in produzione, in un normale ciclo di realizzazione industriale. Anche qui, tanto per tornare al paragone iniziale, il servizio è sartoriale.
Ma il centro di ricerca è solo una delle tre leve su cui in questi anni ha puntato questa storica azienda. Centrale è stato anche l’investimento nella rete commerciale. Oggi Bandera può contare su 45 agenti esclusivi nel mondo, un ufficio di rappresentanza in Cina, una business line con un partner americano e due centri di assistenza, uno in Brasile e l’altro in Belgio. Terzo fattore fondamentale: il costante inserimento, anno dopo anno, di risorse umane specializzate. Che hanno fatto crescere l’azienda anche da un punto di vista occupazionale. Nel 2001/2002 Bandera, con 146 dipendenti, fatturava 44 milioni di euro. Nel 2010/2011 era salita a 160 addetti per 60 milioni di fatturato. Oggi conta su una forza di lavoro di 170 dipendenti e 70 milioni di fatturato. A cui è legato un indotto di un centinaio di fornitori locali.
L’obiettivo per il futuro? Rigliano non ha dubbi: “Aumentare la marginalità per avere più risorse da investire”. La meta è segnata, ossia raggiungere gli 80 milioni di fatturato entro il 2020. Coccolando un cliente per volta.