La basilica di San Vittore
Monsignor Luigi Panighetti, terminato il suo mandato di Prevosto a Varese, tira le somme dei 9 anni trascorsi nella Città Giardino. Soffermandosi, in particolar modo, sui lavori di restauro po
Monsignor Luigi Panighetti, terminato il suo mandato di Prevosto a Varese, tira le somme dei 9 anni trascorsi nella Città Giardino. Soffermandosi, in particolar modo, sui lavori di restauro portati avanti nel tempo, alcuni conclusi altri ancora da terminare, nella centralissima chiesa varesina il cui campanile, il Bernascone, ha subito un’opera di riammodernamento più che significativa
Si è concluso da poco il mandato di Monsignor Luigi Panighetti, Prevosto di Varese. Il 10 settembre è avvenuto l’avvicendamento con don Gabriele Gioia, Rettore del Collegio Arcivescovile Volta di Lecco. Nove anni vissuti tra difficoltà e progetti portati a termine che Mons. Panighetti racconta a Varesefocus.
Monsignor Panighetti, quando è arrivato a Varese?
Nel 2015, dopo aver trascorso due anni come Rettore del biennio teologico prima a Seveso, poi a Venegono, dove il Cardinal Angelo Scola aveva deciso di spostarlo.
Quindi Varese la conosceva già.
Assolutamente no, era una città che mi era totalmente sconosciuta e anche l’incarico che mi è stato affidato, era totalmente nuovo. L’esperienza di questi anni è stata molto gratificante, ho avuto anche modo di conoscere tante persone interessanti, ma nello stesso tempo, è stata anche un’esperienza molto impegnativa sotto tanti punti di vista. Il mio compito, infatti, non è stato solo quello di gestire la Basilica di San Vittore Martire a Varese, ma anche quello di occuparmi di altre 3 parrocchie: San Vittore di Casbeno, Sant’Antonio di Padova della Brunella e San Michele Arcangelo di Busto Arsizio e con esse anche delle loro chiese sussidiarie, come ad esempio per Casbeno la chiesa della Schirannetta e la cappella di San Rocco.
Quali sono state le problematiche che si è trovato ad affrontare?
Durante 9 nove anni, le difficoltà maggiori sono state di due tipi: le prime di carattere pastorale. Non sempre è stato facile fare capire alle differenti comunità, l’importanza dei momenti condivisi, forse perchè ciascuna parrocchia aveva la sua storia e proveniva da realtà diverse. A queste si sono aggiunte le difficoltà legate alla loro gestione e al loro mantenimento, tra questi i diversi lavori di restauro che sono stati effettuati in questi anni nelle varie parrocchie.
Ci può parlare dei lavori di restauro che ha seguito negli anni?
Chi mi ha preceduto, aveva già messo mano alla chiesa di S. Antonio Abate e al Battistero. Con il mio arrivo, a parte piccoli lavori minori in altre chiese, il grosso si è concentrato sulla Basilica di San Vittore Martire, precisamente con il restauro del campanile del Bernascone. All’inizio non sapevamo a cosa saremmo andati incontro e temevamo ci fossero dei danni anche di carattere strutturale; per fortuna indagini più approfondite hanno fugato questo dubbio.
Come vi siete accorti che il campanile necessitava di interventi di restauro urgenti?
A seguito del distacco di alcuni decori nella parte alta del campanile. A quel punto, sono state contattate delle imprese specializzate, tra cui la Gasparoli di Gallarate, che tra il 2018 e il 2019 hanno studiato dei progetti di intervento. Una volta deciso come operare, si è provveduto alle varie autorizzazioni da parte della Sovraintendenza e tra il 2020 e il 2022 sono stati eseguiti i lavori di restauro, inizialmente del campanile, a cui successivamente sono seguiti il rifacimento del tetto della Basilica, il restauro della lanterna dell’ottagono e quello del campaniletto della sacrestia e del Battistero.
Come siete riusciti a finanziare questi lavori?
Ricorrendo al Bando degli emblematici Maggiori di Fondazione Cariplo per l’80% e co-finanziati da Regione Lombardia, che proprio in quel periodo aveva destinato dei fondi alla provincia di Varese. Il restante 20% è stato finanziato con risorse interne.
A questo punto cosa mancherebbe per riuscire a completare l’intera opera di restauro?
Diciamo che tutti i lavori di carattere strutturale sono conclusi, ora mancano quelli estetici, partendo dalla facciata neoclassica della Basilica, progettata dall’architetto Leopoldo Pollack. I progetti ci sono e anche le autorizzati dalla Sovraintendenza sono già arrivate. Rimane il problema più grande: il reperimento dei fondi.
È già stata stimata l’entità della cifra necessaria per ultimare i lavori?
Si parla di 800.000 euro, di cui 630.000 per i lavori stessi e 170.000 di competenze professionali. Per rendere l’operazione più semplice, e riuscire almeno a partire con i restauri, si è pensato di dividere il lavoro per lotti. In assenza di bandi finalizzati allo scopo, sono state interpellate diverse figure e realtà dell’imprenditoria del territorio, per ora senza grandi risultati. Vorremmo, quindi, sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza che ricopre il completamento di quest’opera. È importante capire che il restauro dei beni culturali, siano essi religiosi o meno, rappresenta la tutela della nostra storia. Dato che i lavori sono stati suddivisi in lotti, la creazione di un pool privato di sostenitori sarebbe importantissimo in questo momento.
Viaggio nel restauro del Bernascone
In occasione del restauro del campanile del Bernascone, è stato realizzato un prezioso volume di 208 pagine, edito da Pubblinova Edizione Negri, con scatti di Carlo Meazza e testi di Alberto Bianchi, Mario Chiodetti, Diego Dalla Gasperina, Pietro Gervasini, Robertino Ghiringhelli, Roberto Nessi, Franco Pallanza e Giorgio Vassalli. A trasparire, dalle pagine del libro intitolato “Il campanile. Pietre, uomini e storie: viaggio nel restauro del Bernascone”, è il racconto delle caratteristiche architettoniche, della storia e degli aneddoti del famoso campanile che “osserva e si confronta a 360 gradi con il paesaggio varesino”, come si legge sulla quarta di copertina. Il volume, per chi fosse interessato, è disponibile in libreria.